Purista del digitale, David Fincher è una all-star del firmamento hollywoodiano; i suoi film da Oscar hanno segnato generazioni (da Seven passando per Fight Club) e sono entrati a pieno titolo nella categoria cult. Ma nessuno gli ha ancora regalato l’ambita statuetta per la Miglior regia. Che sia questo l’anno buono? Celebre per portare gli attori fino allo strenuo delle forze, con riprese ripetute anche per dieci ore di fila, in L’amore bugiardo – Gone Girl ha riservato lo stesso tour de force a Ben Affleck e Rosamund Pike.
Best Movie: È un maniaco della perfezione?
David Fincher: «Noi fingiamo. Dobbiamo sempre ricordarci che ciò che portiamo sul grande schermo è una riproduzione del reale, qualcosa di sacramente fraudolento, di finto. E quelli che si travestono per raggiungere questo scopo, ovvero gli interpreti, cercano di renderlo il più credibile possibile. Non bisogna confondere questo con la ricerca della perfezione. La perfezione nella vita non esiste, è una cosa stupida. Alla luce di tutto questo ripetere una scena solo qualche volta per me ha qualcosa di blasfemo, perché la mia esperienza mi dice che devi portare l’attore a un punto tale in cui non deve ricordarsi neanche come si chiama. Solo a quel punto si può cominciare davvero, perché tutto quello che hai elaborato e pensato può anche essere perfetto, ma deve sintonizzarsi a quello che hanno elaborato e pensato anche le persone che lavorano con te. E solo con la ripetizione si raggiunge il giusto livello d’integrazione».
BM: Ha trovato in Ben Affleck un complice in questo senso?
D.F: «Sì, Ben è stato con me sul set e ha lavorato circa nove, dieci ore al giorno. A differenza di quando giri in pellicola, i tempi di gestione sono più rapidi. Lui è un attore e come tutti vuole recitare, per questo non ha mai opposto resistenza a questi ritmi. Per questo film sono arrivato a girare oltre 550 ore. Ho nettamente superato la mia media di 200!».
B.M: Un risultato che sarebbe impossibile ottenere con la pellicola…
D.F: «La pellicola non rientra nelle mie corde. Per come lavoro preferisco non pensare di dover ricaricare le bobine, spedire il lavoro e spendere migliaia di dollari in operazioni che con l’utilizzo del digitale possono essere saltate. Sono più sereno se alla fine della giornata mi ritrovo con una pennetta USB di 2 Terabit. Mi piace correre rischi e poter girare senza il pensiero di dover fermare un’azione perché è finita la pellicola».
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