Taiyō Matsumoto è uno dei grandi maestri del fumetto giapponese. Con le sue opere è sempre riuscito a cogliere aspetti più o meno fuggevoli della nostra esistenza. Ha parlato di amicizia, di rapporti umani e soprattutto di persone. Le ha descritte come isole e le ha rispettate nella loro natura; e poi le ha cercate, studiate e capite. Si è calato come uno speleologo nelle viscere della nostra esistenza, e ne è tornato diverso e più attento. È stato in grado di dare una profondità precisa e palpabile alle emozioni e ai tormenti che ognuno di noi prova.
Nel suo disegno, si alternano ambienti ricchi di elementi e sagome slanciate e volutamente distorte, come se fossero state piegate da un vento fortissimo e senza nome. In Tokyo Higoro – Giorno per giorno, pubblicato da J-Pop, racconta la storia di un ex-editor di manga che decide di licenziarsi per ricominciare da capo e realizzare una nuova rivista. C’è, in questa scelta, la chiara intenzione di migliorare e, allo stesso tempo, di rispettare i propri desideri e la propria visione. Appartenere a una cultura e a una società come quella giapponese è un tema secondario, eppure si delinea con ancora più forza la straordinarietà dei singoli individui, che combattono le loro battaglie ogni giorno, senza risparmiarsi e accampare scuse.
Matsumoto non sottovaluta il lettore; gli dice esattamente quello che pensa, e lo fa con una schiettezza quasi ustionante: la senti che ti tocca, che ti si avvicina, e non puoi fare a meno di lasciarla correre lungo le dita e le estremità dei pensieri.
Brucia, la verità raccontata in Tokyo Higoro. Brucia perché, semplicemente, potrebbe adattarsi a qualsiasi situazione. Fare manga, e farli nel migliore dei modi, significa portare avanti un’idea, coltivarla, cercare di difenderne l’autenticità. Nel corso della storia, vengono presentati altri personaggi, tutti differenti, tutti con un loro carattere e una loro riconoscibilità. E anche questo è uno dei tratti distintivi del lavoro di Matsumoto: riempire i propri fumetti di vita, della sua moltitudine, e non fermarsi davanti all’approssimazione dei segni e al limite fisico degli spazi (sulla pagina può succedere qualunque cosa, e questo è vero; ma una pagina resta pur sempre una pagina, con le sue misure e le sue necessità).
Tokyo Higoro è uno slice of life, e quindi si concentra sulla vita mostrata giorno per giorno, con i suoi alti e i suoi bassi, con i suoi eccessi e con le sue incredibili sorprese. Il protagonista che Matsumoto ha creato diventa, a un certo punto, quasi un simbolo. Si trova a metà tra i bisogni di un mercato in profonda crisi e quello che crede essere giusto per sé stesso, per gli autori e, ovviamente, per i lettori.
Affidandoci alla sua prospettiva, vediamo l’arte come una cosa concreta, tangibile, che può influenzare l’esistenza delle persone. Alla fine, il vero tema è la felicità, ciò che siamo disposti a fare per ottenerla e ciò che siamo disposti a subire per proteggerla. In particolare, però, la felicità va interpretata come un momento preciso all’interno del percorso e della crescita dei vari personaggi: riflette la consapevolezza che riescono ad avere di sé stessi e delle loro capacità; amplifica, a modo suo, ogni aspetto, compreso il più piccolo. E Matsumoto è tanto abile da tenere tutto insieme, in un abbraccio solido e per niente asfissiante.
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