Superman è diventato così importante per l’immaginario comune che a volte basta la sfida di doverlo raccontare per trovare l’idea giusta per una nuova storia o un nuovo fumetto. Pensiamo a Identità segreta di Kurt Busiek e Stuart Immonen: il protagonista si chiama Clark Kent, vive in un mondo in cui Superman è un personaggio dei fumetti e fin dalla più tenera età ha dovuto fare i conti con gli scherzi e le battute dei suoi coetanei; un giorno, scopre di avere gli stessi poteri di Superman e tutto, da quel momento, è destinato a cambiare.
La sua percezione del ruolo, l’importanza di offrirsi per aiutare gli altri; la sua responsabilità, il suo posto nel mondo. Più che una riflessione sull’invincibilità fisica, Identità segreta è una riflessione sull’essere Superman, sull’avere la possibilità di intervenire e di fare la differenza. Ma c’è un’altra storia che, in questo senso, è particolarmente significativa: …è Superman! di Steven T. Seagle e Teddy Kristiansen, pubblicato pochi mesi fa in una nuova edizione da Panini Comics.
Non è una storia su Superman. È una storia su un autore a cui viene chiesto di scrivere un fumetto su Superman, una cosa che farebbe gola a chiunque. E invece lui ha più di qualche riserva. Perché Superman è legato ai ricordi della sua infanzia, quando ha scoperto che sua nonna era malata di Huntington e che quella stessa malattia poteva essere ereditaria. Affrontare Superman, per lui, significa affrontare la propria mortalità e il proprio passato. Quindi Superman si trasforma, diventa un simbolo, finisce per rappresentare qualcos’altro. E non è più, banalmente, il protagonista di una serie di fumetti. Esce dalla carta facendosi tridimensionale. E nella mente dell’autore assume un valore preciso. È prima un limite, poi uno specchio in cui potersi guardare. …è Superman! è pieno di pagine dedicate al supereroe, allo studio del suo costume, ai suoi momenti più famosi. Ma è, per tutta la durata del racconto, concentrato su altro. Ed è questo che lo rende così interessante. Non si accontenta, non va per il sottile; non cerca in nessun modo scuse o compromessi.
È sincero, fortissimo e, in alcuni momenti, addirittura spietato. Perché è la storia di un uomo e non di un personaggio di fantasia. E perché Superman, per una volta, non è il protagonista, ma uno dei comprimari. È lo spunto ideale da cui partire, è la rabbia con cui l’autore non si è mai confrontato, è l’insieme dei pensieri che lo hanno tormentato in silenzio per anni e anni. Allo stesso tempo, però, Superman è anche la soluzione. Superman è la speranza, è l’accettazione del lutto, è la luce dopo il buio. È l’incarnazione del ciclo della vita, perché anche lui può morire. E questa cosa è bellissima. Perché ci ricorda la nostra fragilità e la precarietà del mondo in cui cresciamo. …è Superman! è la dimostrazione di quanto una determinata mitologia sia stata assorbita dalla nostra quotidianità e abbia finito – se poco o tanto dipende dai punti di vista – per condizionarla, offrendo metafore, paragoni e riflessioni sui nostri valori. Superman, che è il supereroe per eccellenza, un archetipo narrativo quasi a parte rispetto all’eroe più classico, riassume dentro di sé infiniti temi e infinite sfumature.
Nel fumetto di Seagle e Kristiansen, dove i disegni sono sottili, a volte appena abbozzati, carichi di colori e di leggerezza, dove il lettering si confonde con le scritte a mano, Superman diventa una presenza silenziosa, costante, che accompagna il protagonista nel suo viaggio verso la consapevolezza. Perché i supereroi, a volte, fanno anche questo: suggeriscono, indicano e consigliano; il grosso del lavoro, la vera sfida, la lasciano alle persone. Loro sono l’ispirazione di partenza, non la fine. Superman è il più grande di tutti perché riesce a farsi da parte dando a qualcun altro – un personaggio, un autore; a volte, lo stesso lettore – il centro della scena.
© Shutterstock (1) Renato Casaro (1) DC Comics, Panini Comics (5)
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