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Kroma e l’importanza dei colori

Dopo aver lavorato in coppia con Robert Kirkman, Lorenzo De Felici fa tesoro della sua esperienza come colorista e alla sua prima prova da solista regala al fumetto italiano un’opera senza eguali

Kroma e l’importanza dei colori

Dopo aver lavorato in coppia con Robert Kirkman, Lorenzo De Felici fa tesoro della sua esperienza come colorista e alla sua prima prova da solista regala al fumetto italiano un’opera senza eguali

In Kroma di Lorenzo De Felici, pubblicato da Saldapress, i colori, intesi sia letteralmente che concettualmente, sono tutto. Sono il centro della trama, l’inizio e la fine della storia, quello che fa la differenza tra i protagonisti, ciò che li caratterizza. Coincidono con i sentimenti, con un senso di libertà che nel grigiore della quotidianità non ha nessun posto, e con la bellezza. Intendiamoci, però: proprio per questa loro complessità, i colori possono rappresentare anche il pericolo e il dolore, andare oltre la bidimensionalità della vita e innestarsi nel cambiamento. Possono fare male.

Lorenzo De Felici li usa come strumento, come guida e anche come leva. Kroma è ambientato in altro mondo, in un tempo imprecisato, dove l’umanità è costretta a rifugiarsi in città prive di colori, divise tra il bianco e nero, immerse nel più terribile dei grigi, per evitare di essere uccisa e cacciata. I colori sono banditi. La protagonista è considerata un mostro. Perché sfugge alle regole comuni: ha un occhio blu e uno verde, e il suo sguardo è un po’ come un monito. Ricordate, umani, che cosa c’è al di là, cosa vive al di fuori del vostro mondo e delle vostre alte mura; quali sono i pericoli che prima o poi dovrete affrontare.

Lorenzo De Felici fa una cosa che poche altre volte è stata fatta nel fumetto italiano. E la fa meravigliosamente. Di più: la fa coscienziosamente. Ha lavorato con Robert Kirkman per Oblivion Song, e ha capito come costruire un racconto appassionante, mai banale, retto da un equilibrio di detti e non detti, di colpi di scena e di silenzi. Kroma è la sua creatura, ed è curata in ogni dettaglio. Il suo stile, con il suo disegno, rende tutto netto, pulito, immediato. E anche – aspetto assolutamente da non sottovalutare – dinamico e fluido. I mostri veri, quelli che abitano le foreste e la natura, sono ruggenti e maestosi. Una via di mezzo tra animali e dinosauri.

Kroma stessa, che è poco più di una bambina, riesce, nel corso di pochi capitoli, a mostrare una caratterizzazione intensa, profonda, che la rende qualcosa di più di un semplice spunto narrativo. Kroma è viva, e la sua stessa esistenza, per alcuni, è un oltraggio. De Felici sfrutta lo spazio che ha per intrecciare una trama originale, figlia della tradizione e di altri spunti narrativi, ma sempre – sempre, lo ripetiamo – intrigante. Ci sono misteri da svelare, domande che aspettano solo di trovare una risposta, e un passato che va riscoperto. Kroma è sola, Kroma è la nostra guida. La sua sorpresa è la nostra sorpresa. La sua paura è la nostra paura. E Lorenzo De Felici, questa cosa, la sa. E la sa bene. Non ha nessuna fretta, nessuna ansia di consegnarci la soluzione del suo rompicapo. Si prende il tempo che gli serve, stando attento ai vari aspetti. Anche ai più piccoli. Soprattutto ai più piccoli.

È stato uno dei primi, nella Sergio Bonelli Editore, a lavorare alla colorazione e con i colori. Fa parte di una generazione di nuovi artisti, che hanno dato una dignità e un peso specifico al ruolo del colorista nel nostro mercato. E di questa sua esperienza De Felici non ha fatto solo tesoro: ha deciso di utilizzarla per il suo fumetto. Insomma: quando la pratica supera la teoria, e diventa un caso di studio.

 

© Shutterstock (1), Saldapress (3)

 

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