Raccontare la paura
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Raccontare la paura

Con Il passaggio Jeff Lemire e Andrea Sorrentino ci trasportano in un viaggio oscuro che prende la forma di un pozzo senza fine

Raccontare la paura

Con Il passaggio Jeff Lemire e Andrea Sorrentino ci trasportano in un viaggio oscuro che prende la forma di un pozzo senza fine

Com’è fatta la paura? Che forma ha? Qual è il modo migliore per descriverla e per raccontarla? Si può cogliere nella sua essenza?

Nei libri, è come un serpente. Striscia tra le pagine, rimane in attesa del momento migliore per attaccare e in un certo senso non se ne va mai via. In un film, o in una serie Tv, ha bisogno di tempo per essere costruita. Ogni scena è come un mattone, e ogni mattone è fondamentale per l’intera struttura. Se manca anche solo un passaggio, c’è il rischio di frana. In un fumetto la stessa operazione non è né più facile né più difficile. È semplicemente differente.

Ne Il passaggio di Jeff Lemire e Andrea Sorrentino, pubblicato da Bao Publishing, la paura è uno dei personaggi principali. Possiamo percepirla, e possiamo percepirla costantemente, pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta. È come la presenza di qualcuno che si trova alle nostre spalle e che ci spia: sappiamo che è lì, ma nel momento esatto in cui ci voltiamo è andato, sparito. Insomma, non abbiamo nessuna certezza. E così l’esperienza della lettura si trasforma in un viaggio oscuro, completamente imprevedibile, pieno di pause, sospiri e tremiti.

Non ha senso citare gli altri protagonisti. Perché sono solo delle comparse in un quadro più ampio e nero, in cui tutto si somiglia e, allo stesso tempo, si respinge. La paura, dicevamo, non ha una forma. Eppure grazie ai disegni di Sorrentino, alle sue linee, al suo modo di dividere la pagina e di segmentare le vignette, la paura si trasforma: è un’espressione, occhi socchiusi e bocca spalancata; è la curva che assume il corpo quando si è appena svegliato, si mette a sedere e non sa ancora come muoversi; è la sagoma di un corvo, oppure il canale senza fine di un pozzo. È un faro che non illumina, una barca sospesa tra le onde, è il dispiacere che piega i lineamenti. La paura, ne Il passaggio, ha anche una voce. E il merito è di Lemire. Che non solo firma la sceneggiatura, ma anche alcuni scambi così tesi e così potenti da riuscire a evocare un sentimento familiare, vibrante, estremamente cupo.

Che cos’è la paura? Non è una cosa sola, e non è facile da catalogare, da costringere in un’etichetta. I fumetti sono in grado, proprio per la loro natura e per il loro linguaggio, di muoversi tra gli spazi, di non fermarsi davanti a nessun confine materiale e di andare oltre. L’oltre, in questo caso, è rappresentato dal terrore. Che come l’amore è una delle cose più complicate da raccontare. Sorrentino e Lemire lavorano insieme da diversi anni, e hanno sviluppato un rapporto piuttosto unico. Si capiscono. E sanno esattamente come bilanciarsi. A volte, e l’ha detto lo stesso Sorrentino, hanno la priorità le idee di Lemire; altre volte, invece, sono quelle del disegnatore a essere considerate per prime.

È una questione di equilibri. Quelli più bravi sanno rispettarli senza renderli necessariamente un peso. E in questo modo in un fumetto come Il passaggio la paura può scorrere via come acqua, e sommergere tutto ciò che incontra. Compreso il lettore.

Bao Publishing (4)

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