Le tavole di Giacomo Nanni sono piene di puntini, di sfere, di sagome che prendono forma lentamente, a seconda del modo in cui le si osserva. E sono ricche, meravigliose e sorprendenti. Proprio perché riescono a concentrare la complessità e l’enormità di un mondo intero nel dettaglio più piccolo.
In Un giorno, la sera, prodotto da RULEZ, Nanni ritrova la sua voce e la sua posatezza; racconta una storia che è una non storia, che si divide in tre giorni, oggi, ieri e l’altro ieri, e in cui il tempo non è altro che un verso di lettura. Il protagonista è un ragazzo, ha pochi soldi, tanta fame, e vive a Parigi. È attratto, crede, da una sua amica. La stessa che vediamo in copertina, senza volto e con le gambe accavallate. Più la guarda e più, per citare Massimo Troisi ne Il postino, se ne innamora. E nelle sue parole, che Nanni impila ordinatamente accanto ai disegni, in ogni pagina, si riconosce una freschezza pura, giovane, che parla di desideri e aspirazioni, e poi di sesso, sogni e speranze, di croissant e, in modo abbastanza sorprendente, di cuori di gallina.
Con questo libro, Nanni ci ricorda una cosa fondamentale, e cioè che il fumetto può essere una questione di prospettive e di voci, che il lettore non è solo passivo ma pure attivo, e che quindi conta quello che pensa e che prova ogni volta che sfoglia una pagina e va avanti.
In Un giorno, la sera, c’è un’ironia cocente, appassionante, quasi non voluta. È il sarcasmo di chi, la vita, più che viverla sembra quasi subirla, e fa le sottrazioni con i soldi che gli restano e con quelli che gli vengono addebitati sulla carta, e che pensa alle relazioni come a grandi avventure, che sogna sogni a occhi aperti, e che poi preferisce il calore di un corpo sconosciuto a cui darsi completamente. E proprio in quell’istante, quando i personaggi diventano due ombre nere, Nanni elimina i puntini, lascia la chiarezza del tratto, e invita il lettore a osservare. Il tempo, di colpo, si è fermato. Ha perso qualunque ruolo e qualunque funzione. Quello che conta, e che conta veramente, è il singolo momento: l’attimo, cioè, in cui le cose sono e succedono.
L’idea di Chiara Palmieri e RULEZ di stampare Un giorno, la sera come un album è estremamente vincente, perché riesce a esplicitare in modo efficace quelle che sono le intenzioni della storia e, più in generale, dell’autore. Alcuni disegni funzionano come inviti, come piccole fermate all’interno del racconto. Servono a far riprendere fiato a chi legge e, nello stesso istante, a dare un ritmo preciso alla narrazione. Dobbiamo, come il protagonista della storia, aspettare. E pensare, e rivedere. E pensare ancora una volta.
La sua confusione deve essere la nostra confusione, e la fame che prova, che a un certo punto sembra minacciarlo di farlo svenire, deve passare dentro di noi e il nostro stomaco. E poi il desiderio, che è un tema centralissimo, deve travolgerci nello stesso modo in cui l’acqua di un fiume travolge la riva durante una tempesta. Un punto può e a volte deve essere un mondo intero. Proprio come un mondo intero può e a volte deve coincidere con un solo punto. Giacomo Nanni, questa cosa, la sa fare. E con Un giorno, la sera riafferma nuovamente la libertà del linguaggio del fumetto su qualunque limite fisico.
© RULEZ s.r.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA