Diario dal Sundance - Settima puntata: Premiato il corto con Scamarcio
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Diario dal Sundance – Settima puntata: Premiato il corto con Scamarcio

Diarchia, con il nostro Riccardo e Louis Garrell, ha ricevuto una menzione d'onore dalla giuria. L'intervista del nostro inviato al suo giovanissimo autore Ferdinando Cito Filomarino

Diario dal Sundance – Settima puntata: Premiato il corto con Scamarcio

Diarchia, con il nostro Riccardo e Louis Garrell, ha ricevuto una menzione d'onore dalla giuria. L'intervista del nostro inviato al suo giovanissimo autore Ferdinando Cito Filomarino

Il Marriot è il quartier generale del Festival. Un albergo di montagna con le pareti e i pavimenti di legno massiccio, moquette verde a perdita d’occhio, e una grande hall completa di caminetto, poltrone e divani. Qui ha sede, tra le altre cose, l’ufficio stampa, dove si viene a mendicare biglietti per le proiezione pubblica di un film, quando un’intervista (o un bagel con la crema di mirtilli) ti ha fatto perdere quella per la stampa.

Qui c’è anche il rifugio alimentare più sicuro per il cinefilo con lo stomaco in disordine: un buffet che offre ogni varietà di insalata e zuppa calda a un prezzo ragionevole. Ed è sempre qui, nei rari momenti di relax tra una fuga in sala e una conferenza stampa, che si fanno più facilmente conoscenze interessanti. A me capita in particolare di incontrare Ferdinando Cito Filomarino, il giovanissimo regista italiano che al Sundance Film Festival ha presentato in concorso il cortometraggio Diarchia, appena il giorno prima premiato dalla giuria del Festival con una speciale menzione d’onore. Una doppia soddisfazione per Ferdinando, unico italiano qui a Park City insieme a Roberta Torre, regista de I Baci mai dati.

Diarchia racconta la storia di due ragazzi in viaggio che, sorpresi da una tempesta, trovano rifugio in una villa, dove però il loro rapporto degenera con conseguenze imprevedibili, trasformando la vicenda in un thriller. La cosa più significativa e fuori dal comune, trattandosi di un corto italiano, sono le dimensioni produttive: Diarchia è costato 100.000 euro e vanta un cast internazionale di lusso: Riccardo Scamarcio, Louis Garrell (The Dreamers, Ma mère) ed Alba Rohrwacher.

Comincio allora chiedendo a Ferdinando quale percorso l’abbia infine fatto arrivare qui nello Utah, nell’Olimpo del cinema indipendente.
«Ho studiato storia del cinema a Bologna. Purtroppo in Italia questi corsi non prevedono alcun tipo di attività pratica, quindi dopo la laurea mi sono trasferito qualche mese in Inghilterra, cercando un modo per fare esperienza sul set. E alla fine sono riuscito a entrare a far parte della produzione di The Other Man, un film con Antonio Banderas e Liam Neeson. Sul set facevo di tutto, compreso portare il caffè!».

E quando sei tornato in Italia?
«Dopo questa esperienza sono rientrato a Milano e ho avuto la fortuna  che proprio in quei giorni si stava avviando la produzione di Io sono l’amore. Avevano bisogno di assistenti che si occupassero di tutto, a partire dalla selezione delle comparse. È iniziata così. Poi, alla fine delle riprese del film, ho fatto leggere il mio copione a Luca Guadagnino e ai produttori, che nel frattempo ovviamente avevo conosciuto meglio: gli è piaciuto e hanno deciso di finanziarlo. La produzione che ne è seguita è stata comunque molto lunga, c’è voluto più o meno un anno per arrivare a girare».

Il budget è notevole.
«Considera che quando si è capito che Riccardo Scamarcio e Louis Garrell erano disposti a partecipare al progetto, anche le dimensioni produttive sono cambiate. Loro sono molto amici e volevano tenere in serbo la loro prima collaborazione per un lungometraggio, ma poi questa storia gli è piaciuta e hanno deciso di farla assieme».

Come è stata l’esperienza sul set?
«Immagina che il primo giorno – essendoci anche i responsabili della pioggia artificiale – mi sono trovato con una troupe di trenta persone, più Riccardo e Louis. Ed era la mia prima volta assoluta su un set come regista! Un’esperienza incredibile. Le riprese sono durate sei giorni».

Da dove nasce l’idea?
«Da un sogno che ho fatto. Poi ho lavorato per capire cosa significasse, quindi mi sono messo a lavorare sul copione, che comunque ha richiesto alcuni mesi».

Ed ora stai lavorando a qualcos’altro?
«Sto scrivendo il mio primo lungometraggio. È un film in costume ma pensato per non costare troppo, con pochi personaggi e molte scene in esterna. Lo definirei un “road movie a piedi”. Per ora mi sembra una missione impossibile ma… speriamo bene».

Sotto, il trailer di Diarchia:

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