È sempre una vera sfida per gli autori riportare sullo schermo fatti o persone realmente esistiti. L’intrattenimento non segue le stesse regole della vita e a volte è necessario “arricchire” ed esagerare i fatti perché si prestino a catturare l’attenzione del pubblico. Altre volte è necessario invece limarli e diluirli perché gli risultino digeribili. Mentre altre volte ancora si cerca di riportare gli eventi con la massima fedeltà possibile. Non è quindi sorprendente che varie figure che hanno ispirato alcuni celebri film basati su fatti reali non siano state entusiaste di come le loro vite sono state illustrate al cinema. C’è chi accusa la propria rappresentazione di essere troppo fuorviante, chi trova che certe culture siano state snaturate e descritte in modo irrispettoso, o chi è stato messo di fronte ad un passato da cui cercava di fuggire e che avrebbe solo voluto dimenticare. Scoprite questi e molti altri esempi nella nostra gallery di oggi, con dieci personaggi dei film odiati dalle persone reali a cui sono ispirati.
Julian Assange su Il quinto potere
La vita del controverso fondatore di WikiLeaks è stata raccontata in un film del 2013. Ad interpretarlo c’era Benedict Cumberbatch, che è riuscito ad incarnarne le contraddizioni. Assange, però, ha definito il film un “massiccio attacco di propaganda” perché nessuno, nemmeno Cumberbatch, l’aveva contattato per avere la sua versione dei fatti. Assange, ancora più duro, ha affermato che si tratta di “un progetto che diffama ed emargina un rifugiato politico vivente a beneficio di uno stato trincerato, corrotto e pericoloso”. Naturalmente, WikiLeaks era riuscita a far trapelare la sceneggiatura già prima dell’uscita del film.
Michael Oher su The Blind Side
Il celebre giocatore di football americano non ha mandato giù il suo biopic. «Lo sport è tutto ciò che ho avuto crescendo, e il film ha fatto sembrare che non sapessi nulla», ha dichiarato. Oher crede anche che il film abbia avuto un effetto negativo sulla sua carriera. «Nel film si mostrano troppi eventi che non hanno nulla a che fare col football: mi sono sentito giudicato per la mia vita privata».
Billy Hayes su Fuga di mezzanotte
Il film cult del 1978 racconta la storia di Billy Hayes (interpretato da Brad Davis), rinchiuso in una prigione turca per traffico di droga. Lo stesso protagonista reale però è rimasto sconvolto dal modo in cui il film ha rappresentato la cultura turca e la sua gente. Dall’uscita del film, Hayes ha cercato di correggere il tiro, difendendo ad ogni intervista il popolo turco. «”Fuga di mezzanotte” dà l’impressione generale che la Turchia sia un posto orribile», ha dichiarato. «Non è assolutamente giusto. Amo Istanbul. In realtà ho trascorso un bel po’ di tempo a Istanbul prima di essere arrestato».
Jada Pinketts-Smith su All Eyez On Me
Il biopic sul rapper Tupac Shakur non è affatto piaciuto alla famosa attrice Jada Pinkett-Smith, che ha avuto una relazione col cantante e che, nel film, è interpretata da Kat Graham. Pinkett-Smith ha criticato il film anche su Twitter scrivendo: “La mia relazione con Pac è troppo preziosa per me perché le scene di All Eyez On Me possano essere vere”. Molte delle scene che li riguardano, secondo l’attrice, sono completamente false: “Pac non mi ha mai letto quella poesia. Non sapevo che quella poesia esistesse fino a quando non è stata stampata nel suo libro”.
Ike Turner su What’s Love Got To Do It
Ike e Tina Turner sono stati una coppia celeberrima, ed estremamente turbolenta. È noto che lui picchiasse regolarmente la moglie: non sorprende dunque che Ike non fosse contento del fatto che il film sulla loro vita mostrasse anche le sue violenze. I due sullo schermo sono interpretati da Laurence Fishburne e Angela Bassett.
Mark Zuckerberg su The Social Network
Il fondatore di Facebook non ha accettato il suo ritratto nel film che racconta l’ascesa del social media più famoso del mondo. Per Zuckerberg, in particolare, il problema più grande era che il film suggeriva che avesse inventato Facebook solo per “ottenere più ragazze” e non si occupasse invece del suo genio aziendale. Per lui, insomma, sullo schermo sono state riportate solo bugie e, da allora, si è rifiutato categoricamente di riparlarne.
Frank Abagnale su Prova a prendermi
Quando si è diffusa la notizia che Steven Spielberg avrebbe diretto un film basato sul vero truffatore Frank Abagnale, e che sarebbe stato interpretato da Leonardo DiCaprio, il vero protagonista era al settimo cielo. Poi, però, deve aver cambiato idea: Abagnale ha accusato produttori e sceneggiatori di aver reso affascinante il suo passato criminale e di usarlo per fare soldi. Abagnale ha anche affermato che si vergognava profondamente delle sue azioni e stava facendo del suo meglio per tornare in carreggiata e far finta che non fosse mai successo.
Max Baer su Cinderella Man
Il biopic sportivo con Russel Crowe è ispirato alla vita del campione mondiale dei pesi massimi James J. Braddock, il cui soprannome era appunto Cinderella Man. Il suo avversario storico fu Max Baer, noto come “l’assassino sul ring” perché aveva provocato durante un incontro la morte del pugile Frankie Campbell, e successivamente anche un altro decesso. In Cinderella Man viene rappresentato come un uomo disonorevole che si vantava apertamente di quanti uomini aveva ucciso sul ring. La famiglia di Baer, morto nel 1959, ha criticato pesantemente il film: in realtà, la vita di Baer era stata segnata da entrambi gli incidenti e aveva sempre vissuto schiacciato dal senso di colpa.
Hunter S. Thompson su Paura e delirio a Las Vegas
Lo scrittore autore del libro dal quale è stato tratto il film si è molto lamentato del lavoro del regista Terry Gilliam. Nonostante gli fosse piaciuto come Depp aveva incarnato il suo alter ego, Thompson si è scagliato soprattutto contro Tobey Maguire, nei panni dell’autostoppista, ricoprendolo di insulti e critiche.
Patch Adams su Patch Adams
Uno dei film più commoventi interpretati da Robin Williams ha incontrato le resistenze proprio del vero protagonista. Il medico Patch Adams , infatti, ha criticato l’intenzione del film nel suo insieme: secondo lui, i produttori si preoccupavano solo della vendita dei biglietti e non avevano alcun interesse nell’elevare il profilo dell’ospedale in cui era ambientato il film. Adams è stato durissimo anche con Williams: «Ha guadagnato 21 milioni di dollari per quattro mesi fingendo di essere me, in una versione molto semplicistica, e non ha dato 10 dollari al mio ospedale gratuito. Il vero Patch Adams, io, li avrei invece donati tutti».
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