Finalmente l’attesa è finita! Oggi, giovedì 17 gennaio, Django Unchained approda sugli schermi delle sale cinematografiche italiane. Del nuovo film di Quentin Tarantino si è detto e scritto tanto, ma forse ci sono ancora alcune cose che non tutti sanno. Tra citazioni, scene e personaggi eliminati, un articolo di Dagospia prova a svelare tutti i segreti più nascosti della pellicola con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington e Samuel L. Jackson.
Come vi avevamo già svelato, il copione originale di Django contava la bellezza di 168 pagine, e la prima versione del film, senza tagli o rimaneggiamenti vari, durava ben 5 ore. Cifre esagerate anche per un regista come Tarantino, che, dopo aver apportato tutte le modifiche del caso, ha fatto scendere la durata prima a 3 ore e un quarto, poi all’attuale 2 ore e 45 minuti. Cosa c’era, dunque, nella mezz’ora eliminata? Innanzitutto una serie di personaggi, ridotti poi ad un semplice cameo o eliminati definitivamente. Il più importante era Scott Harmony, il padrone di Broomhilda Von Schaft, la moglie di Django, che in un lungo flashback avrebbe dovuto raccontare la storia della donna e introdurre il villain Calvin Candie. Ma dato che né Jonah Hill (che poi si è ritagliato una buffa comparsata in una scena del film), né Sacha Baron Cohen (a causa del suo ruolo ne Les Miserables), erano disponibili per interpretarlo, personaggio e flashblack vennero tagliati definitivamente. Al cinema non vedremo neanche una scena ambientata a Candyland tra Django e Stephen (Samuel L. Jackson), che avrebbe introdotto lo scontro tra i due nella lunga sparatoria finale.
Come ogni opera tarantiniana che si rispetti, in Django Unchained non mancano citazioni ai generi preferiti dal regista. Moltissimi, infatti, sono i rimandi ai western di Sergio Corbucci, da Django (1966), citato sin dai titoli di testa in rosso, a Il grande silenzio (1968), e Minnesota Clay (1964), nome del saloon in cui entrano i due protagonisti. Tra i film della blaxploitation tanto cara a Tarantino, invece, si ricordano Shaft (1971) di Gordon Parks, Mandingo (1975) di Richard Fleischer e The Legend Of Nigger Charley (1972), film western black diretto da Martin Goldman. La colonna sonora, infine, è un grande omaggio allo spaghetti western italiano, dai film di Sergio Leone a Lo chiamavano Trinità.
I riferimenti, ovviamente, non finiscono qui: per scoprirli, potete leggere l’intero articolo di Dagospia, oppure mettere alla prova la vostra cultura cinematografica direttamente in sala.
Leggi anche…
La recensione di Django Unchained di Marita Toniolo
L’intervista esclusiva a Christoph Waltz
L’intervista esclusiva a Kerry Washington
Django Unchained: alle radici di un capolavoro. Pensieri sparsi sul film. Di Gabriele Ferrari
Sei pallottole per Django: il commento sul blog di Luca Maragno
Fonte: Dagospia
© RIPRODUZIONE RISERVATA