La saga di Dragon Ball è una delle più popolari e longeve di sempre. La serie nasce nel 1984 dalla matita del fumettista giapponese Akira Toriyama e racconta la storia di Son Goku, un simpatico bambino con la coda da scimmia, che assieme a una ragazza di nome Bulma decide di intraprendere la ricerca delle leggendarie Sfere del Drago, in grado di esaudire qualsiasi desiderio. La trama, nell’arco degli anni, si è evoluta in maniera differente: la ricerca delle Sette Sfere ha lasciato spazio a combattimenti a base di arti marziali tra guerrieri dalla potenza inaudita e Goku è passato da bambino spensierato a unico Salvatore del pianeta Terra. Il film di James Wong Dragonball : Evolution (in arrivo sui nostri schermi il 10 aprile), si ispira a questo particolare universo, cercando però di collocarsi a metà strada tra il nostro mondo e quello di Dragon Ball . La pellicola cinematografica da un lato mantiene i combattimenti tipici della serie e gli elementi caratterizzanti come le Sfere del Drago, inserendo però il tutto in una realtà più vicina alla nostra, rendendo i personaggi originali meno astratti e più concreti, a partire proprio dal protagonista. Per la parte di Goku, Wong ha scelto la “stella in ascesa” Justin Chatwin, mentre il suo malvagio nemico Piccolo è interpretato da James Marsters; inoltre il film può vantare la partecipazione del leggendario Chow Yun Fat, nei panni del maestro di arti marziali Muten. Chatwin (visto in Invisible, Identità Violate e La Guerra dei Mondi di Steven Spielberg) descrive la sua prima esperienza da protagonista, raccontandoci come si è preparato al ruolo, tra diete rigorose e allenamenti fisici (con incidenti di percorso), e del rapporto con il regista James Wong e il celebre collega di set Chow Yun Fat.
Ma.Ma.
INTERVISTA:
Quanto è stato stimolante questo ruolo per te?
«E’ veramente eccitante far parte di un film del genere. Penso che abbiamo reso giustizia al manga originale e spero che sia una pellicola veramente piacevole e affascinante, piena di azione e grandi effetti speciali.»
Che tipo di ragazzo è Goku? Come lo interpreti?
«E’ un po’ diverso dal personaggio del manga originale, perché il nostro film prende ispirazione dal fumetto di Toriyama per raccontare una storia di formazione su un giovane che trova il suo scopo nella vita e capisce chi è realmente. E’ un viaggio alla scoperta della propria identità. Goku ha un notevole arco narrativo: passa da sfigato del liceo a salvatore del pianeta. Un momento è uno studente liceale che non riesce a integrarsi, per poi subito dopo essere impegnato in questa ricerca incredibile. Goku simboleggia una moralità positiva e onesta; combatte per il bene e la speranza, con l’obiettivo di creare un posto migliore e più tranquillo in cui vivere.»
Com’è quando lo incontriamo?
«Quando vediamo per la prima volta Goku, la gente pensa che sia un po’ strano. E’ pieno di dubbi e non sa come parlare con le ragazze, ma solo come combattere. Vive con il nonno e non conosce nulla del suo passato. Poi, un giorno il nonno muore e Goku decide di compiere un viaggio per vendicarsi dei colpevoli. L’ultima cosa che il nonno gli ha detto è stato di trovare le Sette Sfere del Drago, che hanno il potere di esaudire qualsiasi desiderio.»
Lui capisce che compito importante ha davanti e l’impatto che avrà sul mondo?
«Lui non lo capisce assolutamente: inizia come una sorta di asociale un po’ confuso, ma alla fine diventa un eroe che abbraccia il suo destino, trasformandosi nel personaggio che i fan del manga conoscono bene. E’ il classico viaggio dell’eroe. »
Pensi che gli adolescenti si identificheranno con Goku, considerando che tanti liceali non riescono a sentirsi integrati?
«Credo di sì. Il liceo è un luogo strano, perché gli adolescenti arrivano da tutte le parti della città e spesso non si conoscono, ma viene detto loro di diventare amici, cosa che spesso è difficile. Per me è stata dura, quindi penso che i ragazzi si identificheranno molto con questo personaggio, come ho fatto io. Personalmente, mi sentivo escluso al liceo. Ero un isolato e pensavo ai fatti miei, non ero fico e non volevo far finta di esserlo per integrarmi con il gruppo dei ragazzi popolari. Quindi la scuola è stata un po’ dura per me: era una lotta per trovare un equilibrio tra integrarsi e allo stesso tempo rimanere la stessa persona. E’ sempre una grande sfida per gli adolescenti. »
E’ una grande responsabilità interpretare questo popolare e amato personaggio dei fumetti…
«E’ una grande responsabilità, perché tanti appassionati amano il personaggio e quindi spero che apprezzeranno la mia interpretazione di Goku. Inoltre, credo che il film attrarrà anche un pubblico nuovo e che non ha mai letto i fumetti. »
Puoi descrivere l’aspetto del personaggio?
«Mi sono posto l’obiettivo di assicurarmi che Goku sembrasse proprio come il personaggio del fumetto, senza risultare completamente ridicolo. Lui inizia come un ragazzo qualunque, ma, con l’evolversi degli eventi, il suo aspetto cambia di pari passo con il suo carattere, per vederlo nel finale con un’incredibile capigliatura a punte. Ci sono volute ben 30 bombolette di lacca per raggiungere il risultato desiderato.»
C’è molta azione in questo film. Quanto lavoro è stato necessario?
«Le scene d’azione sono state una grande sfida per me e mi hanno messo parecchio sotto pressione. Ho pensato che avrei rovinato tutto, perché non sarei sembrato un combattente credibile agli occhi dei numerosi fan della serie. Ero veramente preoccupato perché sono tutto pelle e ossa, mentre il Goku originale è il più forte guerriero del pianeta. Poi mi sono detto che non dovevo essere un grande combattente, ma che come attore dovevo mostrare le emozioni e il coraggio sul mio volto, esprimendo quanto amavo essere quel guerriero. Ho trovato un modo tutto mio per rapportarmi a Goku come guerriero attraverso le mia passioni, come per esempio lo sport, per poi incanalare questo entusiasmo e l’energia nel combattimento. »
Quali sono le tue passioni sportive?
«Io facevo della gare di snowboard quando vivevo a Vancouver, in Canada. Amo lo snowboarding e il kiteboarding: sono due mie grandi passioni.»
I combattimenti devono essere stati divertenti, una volta superate queste preoccupazioni, considerando che nella realtà sei un tipo sportivo…
«Sì, è stato fantastico. Si può dire che io sono un drogato di adrenalina quando si tratta di sport estremi. Amo la sensazione che si prova nel fare uno sport duro, perché devi essere completamente concentrato. Spesso c’è un momento di rottura quando sono sul punto di fare qualcosa di veramente pericoloso: in quel momento il cuore inizia a battere all’impazzata e ti senti vivo come non mai. Lo adoro. Fare uno sport che ti costringe a un’attenzione intensa è un po’ come la meditazione: se non ti concentri, rischi di cadere e di farti veramente male. Ho scoperto che i combattimenti in questo film sono un’esperienza simile e così è diventata una sorta di meditazione, perché io ero veramente concentrato.»
Puoi descriverci il tuo allenamento specifico?
«Ci siamo allenati con la società di stunt 87Eleven. Loro hanno addestrato degli attori per pellicole come The Bourne Supremacy, 300 e Matrix. Ho svolto un rigoroso campo di addestramento e loro erano meravigliosi. Quindi, mi sono allenato duramente e ho veramente cambiato il mio corpo. Il lavoro sulle arti marziali era fatto apposta per il mio personaggio. Loro hanno cominciato a insegnarmi le mosse di base e i diversi stili, come il karate, il kapaweta e il kung fu. Inoltre, era molto presente anche la Capoeira brasiliana, che è uno stile di lotta simile a una danza. Poi siamo passati al lavoro sui cavi, che è stata una vera sfida per me. Per le scene di combattimento in volo, le riprese vengono girate mentre noi attori ci muoviamo utilizzando un sistema di corde e tiranti; successivamente, in fase di post produzione, questi cavi vengono eliminati dalle riprese, dando in pieno l’effetto del volo. E’ stato difficile per me, perché dovevo indossare una protezione che faceva male e che non era per niente comoda. »
Hai seguito una dieta speciale?
«Avevo un rigoroso piano alimentare. Ho dovuto iniziare facendo sei o sette pasti al giorno. Ho eliminato gli zuccheri e l’alcool, non potevo mangiare pane e pasta, ma solo carne, avocado, frutta, verdura e tanti frullati di proteine. E’ stata una dieta salutare, ma anche difficile da rispettare. »
Quali sono state le scene d’azione più impegnative nel film?
«Quando combattevo con James Marsters (Piccolo) ho avuto delle difficoltà. Entrambi abbiamo preso un pugno in bocca e una ginocchiata nella zona inguinale. Era tutto troppo confuso, tanto che abbiamo subito delle ferite. Ma l’addestramento ci ha aiutato molto. »
Che tipo di ferite hai subito durante le riprese?
«Mi sono rotto il pollice del piede facendo una ‘spazzata’. Buona parte del set era pieno di ostacoli. Stavamo girando sul set di un vulcano e io dovevo eseguire una mossa difficile, che comprendeva abbassarsi e girare il piede. Era come fare la ruota sul terreno, solo che il mio alluce è rimasto bloccato in una di queste fessure nel cemento del vulcano, ma il piede ha continuato ad andare. Il dito si è girato e mi ha procurato un forte dolore. Ma mi è capitato spesso di subire delle piccole ferite durante le riprese di un film, sono i rischi del mestiere.»
Puoi parlarci del rapporto del tuo personaggio con Chichi, l’interesse amoroso di Goku, interpretato da Jamie Chung?
«Jamie è magnifica. Il suo personaggio, Chichi, è presente anche nel manga. Goku è affascinato e ossessionato da lei. E’ magnifica, una ragazza veramente affascinante che va in giro con l’atleta migliore e i ragazzi più fichi a scuola e Goku ritiene di non avere assolutamente speranze con lei. Ma poi i due si incontrano nei corridoi e quando lei mi vede mentre uso i miei incredibili poteri, decide di invitarmi alla festa. Quindi, lui abbandona il nonno per andare a trovarla alla festa ed è allora che il nonno viene ucciso.»
Com’è stato lavorare con il leggendario Chow Yun Fat? Eri un ammiratore del suo lavoro?
R: Ho imparato molto lavorando con Chow, è veramente una persona magnifica. Ha insegnato a tutti il Tai Chi. Ha un grande senso dell’umorismo e scherzava continuamente, ma è decisamente professionale, perché lavora duro e non abbandona mai il set. Inoltre ha un notevole talento fisico e il modo in cui sfrutta il suo corpo è favoloso; presumo che tutto derivi dai film che ha fatto col regista John Woo. Sono un grande ammiratore del lavoro di Chow Yun-Fat e del periodo cinematografico da cui è emerso.
E com’è stato lavorare con James Wong?
«James è notevole; per certi aspetti mi ricorda Steven Spielberg, con cui ho lavorato a La guerra dei mondi. James e Steven sono veramente gentili, tranquilli, riservati e di grande talento: sono come dei ragazzini. Steven parla molto di come giocava con i treni da piccolo, facendoli scontrare e filmando tutto, mentre James amava giocare con delle piccole action figure ninja. Come regista ha una grande immaginazione.»
Puoi riassumerci qual è, a tuo avviso, il fascino del film?
«Trovo che la storia sia affascinante, perché mostra il dualismo nell’umanità, il bene contro il male, gli opposti che esistono nella vita e queste forze che si scontrano. Ma in sostanza penso che sia un divertente popcorn movie con dei personaggi magnifici che tutti potranno apprezzare.»
Eri un appassionato del manga prima di questo film?
«Io conoscevo Dragonball, ma mi sono veramente interessato alla serie quando ho ottenuto la parte. Lo vedevo in televisione quando ero più giovane assieme al fratello minore di un mio amico, che era un grande appassionato. Ritengo che sia diventato veramente popolare per la generazione venuta subito dopo la mia, ma ho sempre pensato che fosse magnifico. Ovviamente, non avrei mai sognato di essere coinvolto con un film di Dragonball, ma quando ho iniziato a lavorarci ho visto ogni episodio della serie televisiva. Ora, sono praticamente ossessionato da tutto questo fenomeno.»
Come hai detto tu stesso, hai lavorato con Steven Spielberg e altri grandi registi fino a questo momento. Come ti hanno ispirato? Queste esperienze ti hanno fornito un senso di fiducia nelle tue abilità?
«Non penso che un artista sia sempre fiducioso e, a essere onesti, io probabilmente sono la persona meno sicura che conosco, anche se probabilmente tutti noi lo siamo. Ritengo che essere un attore ti renda insicuro, perché non c’è nulla di stabile in questa vita. Io penso sempre che questo potrebbe essere l’ultimo film che faccio. Potrebbe succedere veramente, perché in Dragonball: Evolution io vado in giro con un vestito arancione da ninja, quindi non so cosa succederà o cosa penserà la gente. Non ho certezze, ma amo lavorare con registi come James Wong, adoro recitare in film importanti come questo e interpretare ruoli nuovi. »
Gli osservatori nell’industria cinematografica ti descrivono come una stella in ascesa e da tenere d’occhio. E’ eccitante? E quali sono i tuoi obiettivi?
«La mia carriera è decisamente eccitante e io amo quello che faccio. Per quanto riguarda gli obiettivi, ritengo che la narrazione sia veramente una parte importante della nostra cultura. In passato, le persone si sedevano intorno al fuoco e gli sciamani della tribù raccontavano delle storie che erano una componente essenziale della vita quotidiana. Penso che ora le pellicole siano una delle ultime cose che ci uniscono e ci mantengono lontani dalla tecnologia rappresentata dai nostri cellulari e dai computer. Con un film, noi fuggiamo dalla realtà per un paio d’ore, mentre osserviamo delle immagini e sentiamo dei suoni provenienti dallo schermo. Queste sono le nostre storie, quindi se riuscirò a ricevere altre proposte dopo questo film meraviglioso, mi piacerebbe continuare a recitare e magari creare le mie storie personali. Le persone mi hanno fornito delle opportunità magnifiche e io voglio restituire qualcosa. »