Flex Kavana, Rocky Maivia, The Rock, Dwayne Johnson. Cambia il nome, ma è sempre lui: 42 anni, origini hawaiane, giocatore professionista di football divenuto star mondiale del wrestling e poi attore, impegnatissimo, a Hollywood. Una volta finito con i terremoti The Rock, è volato a Miami dove vive ma dove sta anche girando la serie Tv Ballers (il cui pilota è scritto da Barry Levinson, e diretto da Peter Berg…). È lì che Best Movie lo ha incontrato di nuovo, a otto mesi dall’appuntamento australiano, per parlare di San Andreas.
Mr. Johnson, come è stato vedere il film da spettatore per la prima volta?
«Scioccante, il terremoto provoca una serie di eventi terrificanti. Penso che gli spettatori si chiederanno come abbiamo fatto a girarlo».
E come avete fatto?
«Con gli effetti digitali, e la tecnologia sviluppata da James Cameron in Avatar. E poi è in 3D. Peyton (Brad, il regista, Ndr) s’ispira a Steven Spielberg. Ricordate Jurassic Park? San Andreas vuole immergere il pubblico nella storia con altrettanta forza».
Che persona è Ray, il tuo personaggio?
«Uno che, mentre tutti fuggono dalla zona del disastro, ci si butta dentro. Ho parlato con molti pompieri e soccorritori per capire la loro psicologia, le loro motivazioni. È gente umile ed eroica. Per quanto riguarda Ray, ha un passato difficile. Una delle figlie è morta bambina sotto i suoi occhi, senza che potesse fare niente. Questo trauma determina molte delle sue scelte. Inoltre sta per divorziare dalla moglie, e su quest’aspetto posso capirlo perché anch’io sono divorziato e ho sempre avuto relazioni di coppia problematiche».
Ci pensi di più, ora, ai terremoti?
«Sono più cosciente di quello che potrebbe succedere, certo. Abbiamo parlato con diversi sismologi e non si tratta solo di un film di fantasia. Succederà, e potrebbe proprio succedere come nel film, gli scienziati hanno lavorato con noi alla sceneggiatura ed è tutto verosimile. Anche se la tecnologia oggi permette di essere avvisati trenta secondi prima che un terremoto sprigioni la sua furia, ed è un progresso enorme, non è poi molto per mettersi in salvo. Quindi è meglio essere pronti».
Come reagiresti se accadesse davvero?
«Ci ho pensato molte volte… Cosa farei? Aiuterei gli altri? Andrei nel panico? La verità è che non lo so».
Hai usato una controfigura nel film?
«Non sono io quello che pende dall’elicottero, non sono così pazzo. Ma sono proprio io in molte scene d’azione».
Nel tuo privato c’è ancora molta… azione?
«Quando ero giovane finivo spesso nei guai, sono stato arrestato più volte per le pazzie che facevo. Ora invece faccio vita più tranquilla».
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