Si è tenuto al Telefilm Festival un interessante workshop dal titolo «È finita la golden age dei telefilm sulle reti italiane?». Moderato da Aldo Grasso (critico televisivo del Corriere della Sera) e alla presenza di alcuni direttori di rete della tv italiana si è analizzato lo stato di salute della serialità made in USA che sulla tv italiana generalista sembra attraversare un periodo di crisi dopo anni d’oro. L’analisi è stata condotta dal Ce.R.T.A. dell’Università Cattolica di Milano (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi) e introdotta da Massimo Scaglioni che ha analizzato il panorama della serialità americana negli ultimi 3 anni, ovvero dalla stagione 2007-2008 che ha visto i telefilm subire un arresto a causa dello sciopero degli sceneggiatori. Nelle ultime tre stagioni si è verificato un crollo sia in termini di offerta che di performance d’ascolto dei telefilm stranieri. Sul prime time delle reti generaliste si assiste ad una permanenza di titoli “classici” (ovvero serie ideate prima dell’annata 2007-2008), ad una minore differenziazione di generi (con un assoluto predominio delle serie procedural, anche nella proposta di titoli nuovi come Castle, Leverage, The Mentalist) e ad un calo nel consumo di serie americane, con una percentuale di share che si abbassa dell’1,3%. L’intervento da parte dei direttori di rete è stato stimolato dalle interessanti domande di Aldo Grasso.
Il poliziesco, l’unico genere che resiste?
Giorgio Buscaglia (Responsabile Programmazione Cinema e Fiction Rai2) ha parlato del genere procedural, il poliziesco, che, grazie alla produzione del network americano CBS, continua a registrare buoni risultati nel prime time di Rai2 con titoli come Senza Traccia, NCIS Los Angeles e Cold Case che mantengono la media di rete attorno al 10%. Il poliziesco, infatti si avvale di un meccanismo di puntate chiuse che consentono una fruizione più libera.
L’intervento di Buscaglia al Telefilm Festival. Da sinistra Luca Tiraboschi, Giorgio Buscaglia, Marco Leonardi, Fabrizio Salini, Aldo Grasso e Laura Corbetta
Freccero: manca una linea editoriale
Carlo Freccero (Direttore di Rai4) ha invece criticato l’assenza sulla tv generalista di una chiara linea editoriale delle reti che «cercano di colpire un pubblico sempre più vasto, anziché mirare ad un target preciso. Così il pubblico televisivo italiano preferisce le fiction nostrane a tema religioso a quelle d’oltreoceano come Fringe e Flash Forward che invece sono prodotti dal potenziale enorme». A proposito di linea editoriale dei network è intervenuto Fabrizio Salini (Vice Presidente Fox Channels Italy) parlando del brand Fox che, al contrario delle reti generaliste, ha una linea editoriale ben definita. «Ogni canale ha una sua identità precisa e un pubblico altamente profilato. Non abbiamo paura a puntare su serie più difficili, di nicchia e sofisticate come quelle che vanno in onda su FX o sui telefilm “vintage” di Fox Retro perché è quello che vuole il nostro pubblico».
Assenza di idee e creatività o è tutta colpa del web?
Il vice presidente di Rete 4, Carlo Panzeri, ha introdotto l’idea della ciclicità della creatività: «ci sono annate in cui nascono prodotti molto forti (come il 2004 in cui Disney propose nello stesso anno Lost, Grey’s Anatomy e Desperate Housewives), altre in cui non c’è nessuna serie che durerà più di un paio di stagioni». Luca Tiraboschi (Direttore di Italia1) ha motivato la crisi del telefilm a fronte di un nuovo scenario competitivo: «fino a qualche anno fa era solo una rete a programmare serie, oggi lo fanno tutte. Inoltre, non si può non considerare il passaggio dei telefilm sulla tv a pagamento prima che sulle reti generaliste e il fenomeno del download illegale». A proposito del web è intervenuta l’unica donna del panel, Laura Corbetta (Amministratore Delegato di YAM112003) parlando del caso di Bonsai TV dove le serie vengono fruite in modo libero e svincolato dagli utenti, senza un vero palinsesto; il web, così, facilita anche il fenomeno della condivisione, che sulla tv è ancora impossibile. Sulla scia della fruizione particolare delle serie sul web è intervenuto Marco Leonardi, Direttore contenuti di Mediaset Premium, parlando di un nuovo scenario in cui «si ripenserà la tv generalista non solo in senso lineare, ma anche non lineare» portando l’esempio di La7 Over the top Tv dove «l’utente sceglie il programma da vedere da una library, per fruirne quando e dove vuole».
I network minori, gli esclusi
Infine Alberto Rossini, appena nominato Direttore Editoriale dei Canali Digicast (Lei e Jimmy) ha parlato dell’anomalia di questi canali, che, al contrario delle altre reti, hanno un problema di mancanza di offerta. «I nostri canali non hanno la possibilità di offrire prodotti interessanti e di qualità al loro pubblico e così i telefilm si sono ridotti drasticamente, fino ad esaurirsi, a favore di altri prodotti come i factual».
In attesa di una risposta definitiva sul motivo della crisi, vera o presunta, dei telefilm sulla tv generalista, gli appassionati del genere possono continuare a seguire i loro serial preferiti sul grande schermo, in questi tre giorni di Telefilm Festival (qui il programma completo) presso l’Apollo spazio cinema di Milano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA