La straordinaria attrice Gena Rowlands si è spenta all’età di 94 anni nella sua casa di Indian Wells, in California. Celebre soprattutto per aver recitato nei film diretti da John Cassavetes, con cui è stata sposata per 35 anni, fino alla sua morte nel 1989, soffriva da tempo di Alzheimer.
La sua interpretazione nel film A Woman Under the Influence (Una moglie) del 1974, in cui interpreta una casalinga in crisi mentale, le è valsa un Golden Globe e la sua prima nomination all’Oscar come miglior attrice. La seconda nomination è arrivata nel 1980 per il ruolo principale in Gloria (Una notte d’estate). La sua carriera si è estesa anche al teatro e alla televisione, dove ha vinto quattro Emmy e un altro Golden Globe. Nel 2004, suo figlio Nick Cassavetes l’ha diretta nel film drammatico romantico Le pagine della nostra vita. Si è ritirata dalla recitazione nel 2015, anno in cui ha ricevuto un Oscar onorario alla carriera.
John Cassavetes ha diretto la moglie in Una donna e Gloria, oltre che in Ombre (1959), Gli esclusi (1963), Volti (1968), Minnie e Moskowitz (1971), La sera della prima (1977) e Love Streams – Scia d’amore (1984). Ha scritto anche tutti i film drammatici, tranne uno, e insieme la coppia ha cambiato per sempre il corso del cinema indipendente in America.
Ha inoltre recitato nei film del figlio Nick Cassavetes: nel ruolo di una vedova solitaria in Una donna molto speciale (1996) e nel ruolo di un’anziana donna affetta da demenza in Le pagine della nostra vita (2004). Per lui è apparsa anche in She’s So Lovely – Così carina (1997), basato su una sceneggiatura di John Cassavetes. Anche le sue figlie, Zoe Cassavetes e Xan Cassavetes, sono sceneggiatrici e registe.
In televisione, negli anni ’60, Gena Rowlands ha interpretato la moglie sordomuta di un detective nella serie della NBC 87th Precinct e la tentatrice Adrienne Van Leyden in Peyton Place della ABC. Lei e Cassavetes hanno girato film altrui – come Gli intoccabili (1969), Panico nello stadio (1976) e La tempesta (1982) di Paul Mazursky, quando recitavano insieme – per sostenere i propri.
«Volevamo un certo stile di vita. Volevamo alzarci e fare davvero quello che volevamo fare quel giorno – ha dichiarato in passato sul loro modo di lavorare -. Non volevamo andare a fare qualcosa che tutti ci dicevano di fare. Credetemi, tutti ci dicevano che stavamo facendo la cosa sbagliata, sempre. Ma era terribilmente soddisfacente. Penso anche ai bambini. Ogni volta che uscivano dalle loro camere, inciampavano in un cavo o urtavano una telecamera. Erano molto tranquilli. Non era una specie di cosa esotica in cui i genitori andavano in studio; non si sentivano esclusi».
Fonte: TMZ
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