È morta Jane Birkin, attrice, cantante e modella britannica naturalizzata francese. La diva è stata trovata morta nella sua casa di Parigi, il 16 luglio 2023. Aveva 76 anni.
La cantante, essendo malata, aveva annullato di recente i suoi concerti, adducendo come motivazione proprio dei motivi di salute: «Sono sempre stata una grande ottimista – aveva riferito in un comunicato – mi rendo conto che mi serve ancora un po’ di tempo per essere nuovamente in grado di stare in scena e con voi». Nel settembre Jane Birkin 2021 si era già ritrovata a dover annullare dei concerti per un leggero ictus.
La sua famiglia di origine ha fatto fortuna con l’industria del merletto nel Nottinghamshire. Una prozia, Winifred May Birkin, poi sposata con William Dudley Ward, fu amante del Principe di Galles (che divenne poi Edoardo VIII del Regno Unito).
Ha cominciato la carriera di attrice teatrale, seguendo le orme della madre, a 17 anni a Londra, negli anni della swinging London. Ha in seguito esordito come cantante in un musical, esortata dal compositore inglese John Barry (l’autore delle musiche dei film di James Bond), che poi ha sposato all’età di 19 anni. Da questo matrimonio ha avuto la sua prima figlia, Kate Barry, nata nel 1967 e deceduta nel 2013..
Il suo esordio cinematografico è stato nel 1965 con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, ma è con il film seguente, Blow-Up di Michelangelo Antonioni (1966), e con la scena in cui compare in topless, che la Birkin ha raggiunto la celebrità, diventando un’icona della swinging London grazie al suo corpo androgino e alla sua femminilità sensuale.
Nel 1968 sul set del film francese Slogan ha conosciuto il cantante e musicista Serge Gainsbourg, con cui ha intrapreso un lungo sodalizio sentimentale e professionale che li ha resi una delle coppie più celebri e trasgressive del jet set dell’epoca.
I due andarono a vivere a Parigi insieme alla figlia di Jane, nell’appartamento al 5 bis di rue de Verneul, nel 7º arrondissement, che divenne un punto d’incontro di artisti, intellettuali e bohémien dell’epoca. Nel 1971 nacque la loro figlia, l’attrice Charlotte Gainsbourg.
Dopo aver partecipato all’incisione dell’album di Gainsbourg Histoire de Melody Nelson (1971), durante gli anni settanta Birkin ha continuato l’attività di cantante incidendo alcuni album scritti prevalentemente dal marito, che la hanno fatta diventare una delle più apprezzate interpreti d’oltralpe. Parallelamente ha proseguito la sua carriera di attrice, alternando produzioni francesi (La piscina, Il romanzo di un ladro di cavalli, Una donna come me) ed internazionali (Assassinio sul Nilo). È stata diretta dal marito nel controverso Je t’aime moi non plus (1976), in cui ha recitato nuda per buona parte del film.
Nel corso degli anni l’alcolismo e le sregolatezze di Gainsbourg sono diventate sempre più difficili da sostenere per la compagna, che, ormai trentenne, ha iniziato a desiderare uno stile di vita più tranquillo e lontano dagli eccessi per cui alla fine del decennio la coppia è entrata in crisi.
Dopo la loro separazione nel 1980, pur continuando la collaborazione con Gainsbourg in ambito musicale, Birkin si è legata al regista francese Jacques Doillon, con cui ha iniziato una nuova fase della sua carriera, abbandonando l’immagine sexy e trasgressiva che l’aveva caratterizzata negli anni precedenti per far emergere una personalità più matura, versatile e complessa. Dalla loro relazione è nata nel 1982 una terza figlia, Lou Doillon, diventata poi una modella, cantante e attrice.
Nel corso degli anni ottanta, oltre che nei film diretti da Doillon, ha recitato fra gli altri anche per Jean-Luc Godard, Patrice Leconte, Paul Morrissey e Agnès Varda, con cui ha stabilito un importante sodalizio professionale e che nel 1988 le ha dedicato il film Jane B. par Agnès V..
È stata candidata due volte ai premi César, il principale riconoscimento cinematografico francese, nel 1984 per La Pirate di Jacques Doillon e nel 1986 per La donna della mia vita di Régis Wargnier. Alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985 la giuria ha riconosciuto la sua interpretazione in Polvere di Marion Hänsel come la migliore del festival (ex aequo con quella di Sandrine Bonnaire), ma decise che per quell’anno il premio per la migliore interpretazione femminile non sarebbe stato assegnato.
Parallelamente ha proseguito la sua carriera musicale, pubblicando gli album Baby Alone in Babylone (1983, Disco d’oro in Francia) e Lost Song (1987), sempre scritti da Gainsbourg. All’età di quarant’anni, Birkin ha anche esordito dal vivo, debuttando nel febbraio 1987 al teatro Bataclan di Parigi, iniziando un’attività di recital a cui si dedicherà regolarmente negli anni successivi.
Nel 1984 la casa francese Hermès ha creato per l’attrice una borsa, la Birkin Bag, che negli anni è diventata una delle cosiddette It Bags, le borse più iconiche del mondo.
Ha comunque continuato la sua carriera di attrice diretta da registi importanti in film come Daddy Nostalgie (1990) di Bertrand Tavernier, accanto a Dirk Bogarde, La bella scontrosa di Jacques Rivette (1991), che le valse una candidatura come miglior attrice non protagonista ai premi Cèsar del 1992, Cento e una notte di Agnès Varda (1995), Parole, parole, parole… di Alain Resnais (1997) e La figlia di un soldato non piange mai di James Ivory (1998).
Nel 2013 sua figlia Kate Berry si è suicidata a Parigi in seguito a un periodo di depressione, lasciando l’attrice devastata al punto da interrompere la sua carriera per un lungo periodo. Nel 2016 Jane Birkin è stata omaggiata dal Festival del Cinema di Locarno con un tributo alla carriera.
Nel 2020 è uscito Oh! Pardon tu dormais…, una raccolta di brani tratti da un suo spettacolo teatrale, realizzata in collaborazione con Étienne Daho; negli anni seguenti ha continuato regolarmente a tenere concerti dal vivo. Nel 2021 è stata colpita da un leggero ictus, che ha superato rapidamente; nello stesso anno la figlia Charlotte le ha dedicato il documentario Jane by Charlotte.
Nel 2022 la Univeral Music ha annunciato la ristampa integrale di tutta la discografia in studio dell’artista, dal 1969 ad oggi.
Il presidente francese Emmanuel Macron l’ha ricordata su Twitter con queste parole (QUI il suo post): «Incarnava la libertà, che cantava con le più belle parole della nostra lingua. Per questo, Jane Birkin era un’icona francese. Artista completa, la sua voce era tanto dolce quanto il suo impegno era ardente. Ci lascia motivi e immagini che non ci abbandoneranno mai».
Foto di copertina: Getty (jean-Louis Atlan/Sygma via Getty Images)
Fonte: Le Monde
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