Dario Fo è deceduto nella notte per complicazioni polmonari, era ricoverato da dodici giorni all’Ospedale Sacco di Milano.
Il drammaturgo, per il suo lavoro, si era aggiudicato nel 1997 il premio Nobel per la Letteratura. Personalità incontenibile, artista poliedrico (regista, scenografo, impresario, attore e pittore), amava definirsi il “giullare” della cultura italiana.
Famoso soprattutto per i suoi testi teatrali di satira politica e sociale e per l’impegno politico di sinistra, con la moglie Franca Rame aveva dominato il panorama culturale italiano. A lui si deve la creazione del grammelot, la lingua inventata di Mistero buffo e altri suoi testi, che ha segnato la nostra storia letteraria. Una lingua che proveniva dall’incrocio di dialetti locali, neologismi e lingue straniere.
Lavorò molto anche nel cinema, in particolare nei pochi anni in cui visse a Roma, dal 1955 al 1958, insieme alla moglie e scrisse anche alcuni soggetti. Tra i tanti Lo svitato di Carlo Lizzani, da lui anche interpretato insieme alla moglie. Scrisse anche Rosso e nero (1955) di Domenico Paolella, Souvenir d’Italie (1957) di Antonio Pietrangeli, dove ebbe un piccolo ruolo accanto ad Alberto Sordi e Vittorio De Sica, e Rascel-Fifì (1957) di Guido Leoni, interpretato accanto a Renato Rascel. Lo possiamo anche trovare in un cameo in Nata di marzo (1958) e nella commedia Follie d’estate (1963).
Dopo una lunga assenza, è tornato al cinema nel 1989 nella commedia Musica per vecchi animali, diretta dallo scrittore Stefano Benni. È dello stesso anno l’adattamento de I promessi sposi diretto da Salvatore Nocita per la RAI, dove interpreta l’avvocato Azzeccagarbugli.
Di recente, nel 2006, l’attore aveva preso parte al documentario di Sabina Guzzanti Viva Zapatero!. Ma non solo satira e politica, Dario Fo è comparso brevemente anche nella serie animata I Simpson, nel 2008, infatti, il drammaturgo ha impersonato il personaggio di un cartellone teatrale nell’episodio intitolato Accordi di bifolchi.
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