Ci lascia, a 74 anni, il grande Muhammad Ali, tre volte campione dei pesi massimi e tra le celebrità più note, amate e discusse del 20° secolo. Nato come Cassius Clay, il nostro è entrato nella storia con il suo avvincente stile di combattimento così poco ortodosso eppur efficace, catalizzando l’attenzione dei media anche con la sua esistenza al di fuori dal ring: diverse tappe della sua vita, come la conversione all’Islam o il rifiuto di combattere in Vietnam, furono degli autentici casi mediatici.

E chiaramente, il cinema non poteva proprio non interessarsi a un personaggio così denso di evocazioni. Nel 2001, Michael Mann decide di raccontare 10 anni della sua vita in Alì, con Will Smith come protagonista. Ancora prima, particolarmente memorabili sono il documentario Quando eravamo re di Leon Gast e il biopic Io sono il più grande di Tom Gries e Monte Hellmann, in cui Muhammad vestiva i panni di se stesso.

Il mito si è spento in un ospedale di Phoenix, negli States, dove era ricoverato dallo scorso giovedì. Il decesso è avvenuto per complicazioni respiratorie, aggravate dall’Alzheimer.

Fonte: The Guardian