Dalla tragedia che squarciò la notte dell’11 agosto, d’illazioni ne furono fatte molte: la morte di Robin Williams, stella del firmamento hollywoodiano, ha lasciato un vuoto nel cuore di fan e colleghi. Difficile immaginare che una persona con il suo spirito, dedita a farci divertire e sognare, abbia spezzato la sua vita in questo modo violento. C’è chi accusò i farmaci contro il Parkinson di averlo portato alla follia depressiva.
Ma il risultato del coroner, arrivato oggi, parla chiaro: al momento della morte Robin Williams non aveva in corpo nessun tipo di alcool e droga. I farmaci contro la terribile malattia degenerativa erano effettivamente presenti, ma solo in quantità espressamente terapeutica. La fine per l’attore premio Oscar è arrivata per suicidio, ovvero impiccagione (con un precedente tentativo fallito di tagliarsi il polso sinistro). Asfissia dunque, fine del caso.
Il coroner ha semplicemente aggiunto che oltre al Parkinson, diagnosticato nel 2013, l’attore ha sofferto per tutta la sua vita adulta di depressione periodica e crescente paranoia, pur non avendo mai manifestato il vero desiderio di togliersi la vita.
Nell’abitazione di Williams non è nemmeno stato trovato un biglietto, ma la realtà dei fatti rimane quella scoperta dai medici del coroner.
Fonte: fox8
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