Se, relativamente alla recente polemica sulle nomination troppo bianche agli Oscar, fosse servita una prova della propensione di Hollywood al pallore, ora quella prova è arrivata e sarà nelle sale il prossimo 25 febbraio.
Il film è Gods of Egypt (qui il trailer italiano), tutto azione, avventura ed epica ambientato in un Egitto mitologico e affascinante, che vede protagonisti dèi capricciosi e uomini coraggiosi. Egiziani, eppure tutti (o quasi) rigorosamente bianchi: lo scozzese Gerard Butler, l’attore danese di Game of Thrones, Nikolaj Coster-Waldau, gli australiani Abby Lee e Brenton Thwaites. La polemica per la scelta di attori che devono rappresentare la popolazione d’Egitto è arrivata in tempi non sospetti, all’uscita del primo trailer (a novembre), molto prima dell’uscita delle candidature dell’Academy. Il regista Alex Proyas, australiano nato in Egitto, e i produttori della Lionsgate si sono scusati, ma a vedere il film la polemica si smonta.
L’Egitto descritto da Proyas è infatti un mondo fantastico, dove gli dèi sono possenti, spesso prepotenti, di dimensioni enormi e condividono l’ambiente con gli uomini.
Coster-Waldau, attore scandinavo meglio conosciuto per essere l’interprete di Jaime Lannister in Trono di spade, è uno di questi. È infatti Horus, divinità buona che aiuta i suoi pari e la popolazione umana a liberarsi del perfido Seth, dio dell’Oscurità interpretato da Gerard Butler.
Action, immagianrio mitologico, amore e odio. C’è tutto e di più in Gods of Egypt, in uscita giovedì 25 febbraio.
«Quando ho letto il copione una cosa mi ha colpito immediatamente – dice Coster-Waldau – la diversa dimensione degli dei rispetto agli uomini. Non sapevo come avrebbero fatto a rappresentare questa differenza sullo schermo, ma poi quando ho visto il film, la cosa mi è sembrata del tutto normale. L’effetto visivo è notevole. Gli effetti speciali hanno questa caratteristica, quando sono buoni non li vedi più, non ti viene proprio in mente di pensarci».
Best Movie: E di effetti visivi in Gods of Egypts ce ne sono davvero tanti…
Nicolaj Coster-Waldau: «Tutto il mondo che è stato creato è davvero notevole».
BM: Che rapporto ha con la mitologia egizia, la conosceva prima?
N. C-W.: «La mitologia egizia è più mistica e astratta di quella greca, che è più conosciuta. Il nostro obiettivo era rappresentare quel misticismo ma allo stesso tempo trovare una via per raccontare l’umanità e una connessione fra gli dei ma anche fra gli uomini e gli dei, e trasformare il tutto in un viaggio incredibile dove c’è guerra e paradiso, dove c’è la vita dopo la morte e dove la terra è piatta. Un grande lavoro di fantasia».
BM: Di fantasia e di coreografia. Moltissime sono le scene di lotta e vedendole si ha l’impressione che siano perfette, una danza.
N. C-W: «È così. È come danzare, se lo sai fare è meglio, perché ci sono meno possibilità che pesti il piede al tuo compagno di ballo. E anche nella lotta è un po’ la stessa cosa. Se sai reggere un’arma ci sono meno possibilità che fai male a qualcuno, e così abbiamo provato molto.
BM: E non vi siete fatti male…
N. C-W: «Non troppo. Quando cadi, un po’ di male te lo fai sempre. Tutte le volte che fai una scena del genere ne esci con qualche colpo, qualche livido, qualche graffio».
BM: Gli dei del film sono i governanti del popolo d’Egitto, cosa fa di un leader un buon leader?
N. C-W: «Non lo so, non sono un leader. Ma credo che la domanda che un leader dovrebbe porsi è questa: perché lo faccio? Se le motivazioni sono egoistiche, allora non va bene. È una questione di responsabilità per quello che fai, in tutte le situazioni, se ora io seduto davanti a lei non ripondessi alle domande perché temo di non avere una risposta abbastanza intelligente da dare, non mi prenderei le mie responsabilità. Ecco credo che una buona leadership voglia dire prendersi le proprie responsabilità».
BM: Si ha l’impressione che oggi sia proprio il mondo del cinema a rappresentare il mito. È così?.
N. C-W: «Credo che ci siano celebrità che vorrebbero essere viste così, ma non credo che succeda davvero. Non credo che ci sia nessuno a cui venga in mente di chiedere a un attore come risolvere la fame nel mondo, credo però che ci siano celebrità che vorrebbero che qualcuno glielo chiedesse».
BM: Cappa e spada. Cosa la porta a fare questo genere di film (e serie tv)?
N. C-W: «Sono divertenti e mi piace fare cose molto diverse fra loro, prima di questo ho girato un piccolo film, un dramma molto dark. Alla fine quello che conta è fare film e serie di qualità, il genere non è importante, mi succede la stessa cosa quando vado al cinema. Mi piace andare a vedere Mad Max come Spotlight e poterne parlare con gli amici dopo, l’importante è che siano ben fatti».
BM: Stessa cosa per la televisione, immagino. Cosa può dirci della prossima stagione del Trono di Spade?
N. C-W: «Assolutamente niente, se non che continua ad entusiasmarmi».
BM: Quanto andrà avanti ancora?
N. C-W: «Saranno otto stagioni in tutto».
BM: Quando si guarda allo specchio vede qualche qualità divina?
N. C-W: «Non vedo qualità divine, ma capisco cosa mi piacerebbe, quali qualità mi piacerebbe avere. Onestà, integrità, coraggio».
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