Emily in Paris 4, tutti gli stereotipi e le assurdità sull’Italia che vi faranno arrabbiare
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Emily in Paris 4, tutti gli stereotipi e le assurdità sull’Italia che vi faranno arrabbiare

Roma e soprattutto l'immaginario paesino di Solitano propongono un'immagine retrograda e distorta del nostro paese?

Emily in Paris 4, tutti gli stereotipi e le assurdità sull’Italia che vi faranno arrabbiare

Roma e soprattutto l'immaginario paesino di Solitano propongono un'immagine retrograda e distorta del nostro paese?

Emily in Paris

La seconda parte della quarta stagione di Emily in Paris sbarca in Italia, per la precisione a Roma, nell’immaginaria provincia di Solitano, e con il 12 settembre abbiamo finalmente potuto vedere i tanto attesi nuovi episodi, dove figurano anche Raul Bova ed Eugenio Franceschini nella parte di Marcello Muratori, nuovo love interest della protagonista interpretata da Lily Collins. E dopo una prémiere molto glamour alla presenza del cast al completo, abbiamo scoperto anche quanto e se sia stata stereotipata la rappresentazione della capitale (e più in generale del nostro paese).

Attenzione! L’articolo contiene SPOILER sub Emily in Paris 4 

La presenza dell’Italia è introdotta da un nuovo cliente dell’agenzia di marketing al centro della fortunata serie Netflix: l’immaginaria Bavazza, azienda che naturalmente produce caffé e il cui nome riecheggia in modo fin troppo chiaro con la reale Lavazza. Ma fin qui niente di strano: la aziende rappresentate nello show creato da Darren Starr sono quasi sempre una versione vagamente comica di brand realmente esistenti (pubblicizzati invece in modo più discreto e sottile attraverso il product placement). E anche quando Emily Collins decide di accettare il romantico invito di Marcello e volare nella città eterna, forse non va poi troppo male.

Certo, sin dal suo primo giro in vespa in puro stile Vacanze romane la presenza del Colosseo è insistente, eppure non sarebbe del tutto onesto affermare che gli ultimi due episodi della quarta stagione di Emily in Paris si limitino alle solite immagini da cartolina. Il centro storico è rappresentato ovviamente attraverso la Terrazza del Pincio, la Fontana di Trevi, l’Altare della Patria e la Scalinata di Trinità dei Monti a Piazza di Spagna, ma i location manager hanno saputo cogliere almeno qualche scorcio meno prevedibile, come il Ristorante da Gigetto e il Portico di Ottavia (ovvero l’antico Ghetto Ebraico-romano) o la Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei. La situazione però si complica (e di molto) quando Emily parte per visitare il paese di origine di Marcello.

Anzitutto, non è ben chiaro perché in Francia Emily abbia visitato la Costa Azzurra o le celebri piste da sci di Megéve e invece, per quanto riguarda la provincia romana, gli autori abbiano ritenuto necessario inventare di sana pianta la fantomatica Solitano. Le sequenze nella realtà sono state girate ad Ostia Antica, che per altro appartiene tecnicamente al Comune di Roma. Ma il vero problema è la descrizione che viene offerta di quello che lo stesso personaggio di Marcello Muratori definisce villaggio: un luogo incantevole ma praticamente fermo agli anni ’60, dove tutti lavorano per la sua azienda produttrice di cachemire.

Gli impiegati vengono definiti “come una famiglia” e mangiano tutti insieme in una lunga tavolata all’aperto. Quindi il personaggio interpretato da Eugenio Franceschini, specifica che suo padre ha sempre condiviso la sua ricchezza con tutto il paese, assumendo tutti gli abitanti e costruendo un teatro e una scuola. Peccato che le scuole in Italia siano costruite e detenute da Province e Comuni o dallo stato stesso Stato, già che l’istruzione primaria e secondaria è un diritto garantito dalle istituzioni pubbliche. L’intera rappresentazione del villaggio risulta quindi fortemente distorta, come se il nostro Paese fosse fermo all’anteguerra e ai vecchi racconti dei nonni che percorrevano ogni giorno chilometri e chilometri perché nel loro paesino non c’erano scuole.

L’immagine di un’azienda a conduzione familiare, che non ha mai fatto alcuna forma di pubblicità e promozione eppure è famosa in tutto il mondo, risulta quantomeno datata, e soprattutto irrealistica. Peggio ancora l’immagine del povero villaggio dove il pastore che ha arricchito e fatto fortuna provvede poi alle necessità di tutti. E quando i Muratori fissano il primo incontro a Roma con l’agenzia di Emily, arrivano le stoccate finali. La madre di Marcello, interpretata da Anna Galiena, colpisce per almeno due battute. Anzitutto afferma che “a Roma ci conosciamo tutti”. E per quanto la città eterna conservi una strana natura, insieme internazionale e profondamente provinciale, sostenere che in una metropoli da quasi 3 milioni di abitanti tutti si conoscano (anche solo nel fantomatico jet set) non può che suonare come uno stridente luogo comune.

In generale, le “meravigliose rovine” della capitale e la sua provincia risultano così uno scenario radicalmente stereotipato, dove l’accoglienza calorosa, la pasta e soprattutto il sacro valore della famiglia dominano uno scenario rimasto letteralmente immobile nel tempo. Infine, la ricca Signora Muratori afferma con assoluta nonchalance la frase fatidica: “Non pago le tasse da sei anni”. E qui, forse la serie torna dai più patinati cliché alla triste, amara realtà italiana.

E voi cosa ne pensate? Avete già visto i nuovi episodi su Netflix? Fateci conoscere le vostre opinioni, come sempre, nei commenti.

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