Manca davvero poco ormai, il prossimo 11 luglio arriverà sul grande schermo il kolossal diretto da Guillermo del Toro e prodotto dalla Legendary Pictures e Warner Bros. Pacific Rim (domani la nostra recensione). Uno sci-fi da 200 milioni di dollari, che racconta la lotta tra i giganteschi mostri marini, i Kaiju, emersi da un portale sul fondo dell’Oceano Pacifico, e altrettanto giganteschi robot, i Jaegers, creati dall’uomo per combattere i primi e controllati in contemporanea da due piloti, le cui menti sono collegate da un ponte neuronale (guarda l’ultimo spettacolare trailer).
Abbiamo incontrato a Londra, in occasione della promozione del film, uno dei protagonisti principali della pellicola, Idris Elba. L’attore interpreta Stacker Pentecost, leader dei piloti al comando del progetto Jaeger, un soldato che nonostante la gravità del problema, cerca in tutti i modi di trovare una soluzione, deciso a non lasciarsi sopraffare dal terribile attacco dei Kaiju. Un personaggio complesso, ricco di diverse sfumature, che l’attore ha cercato di comprendere al meglio, per poter portare sul grande schermo tutte richieste di Guillermo del Toro. Disponibile, allegro e di buon umore, ci ha accolti dicendo «Io parlo un po’ italiano» e ci ha parlato di alcuni suoi progetti futuri, della voglia di portare sul grande schermo la serie televisiva di cui è protagonista (e che gli ha fatto vincere un Golden Globes) Luther, la cui terza e ultima stagione è iniziata la scorsa settimana su BBC. Inoltre il prossimo anno arriverà sul grande schermo Long Walk to Freedom, film basato sull’autobiografia di Nelson Mandela e che racconterà la vita del leader fino alla sua elezione a presidente del Sud Africa. Ma non solo, perchè Idris tornerà a vestire i panni di Heimdall nel secondo capitolo delle avventure del Dio del tuono Thor: The Dark World.
Best Movie: Come ci si prepara a diventare un personaggio che deve salvare il mondo?
Idris Elba: «In questo film è stata davvero importante e fondamentale la sceneggiatura, la grande immaginazione di Guillermo, perché ci ha fornito tutto quello che serviva per dare vita a questo mondo partendo dalla biografia del mio personaggio, dalla sua storia. È stato tutto molto intenso. Insieme abbiamo discusso sulla sua storia, Pentecost è sempre stato un grande guidatore di Jaeger, anzi è stato il primo. È un personaggio profondo, già il suo nome Stacker Pentecost indica qualcosa di grande. Inoltre, per prepararmi al meglio, ho guardato tutti i film simili a questo, tutti quelli ambientati nello spazio e per il mio discorso d’incitamento ho preso spunto da Russell Crowe nel suo fantastico discorso di guerra ne Il gladiatore».
BM: Senti di assomigliare in qualche modo al tuo personaggio?
IE: «È un modo per chiedermi se sono un leader nato? (ride) Forse, non sono così combattivo, lui è grintoso, ostinato, ma entrambi abbiamo la voglia di raggiungere i nostri obiettivi, continuando a perseverare, senza mai mollare. Il bello di questo film è che non si tratta solo di una storia di mostri, ma del rapporto tra le persone. Sono gli uomini che hanno creato le macchine e che le fanno funzionare e questo ti fa avvicinare molto al tuo personaggio».
BM: Quali sono state le difficoltà nel realizzare questo film?
IE: «Guillermo lavora in un modo molto specifico. Lui vuole girare la scena da tutte le angolazioni possibili, ci sono tantissime telecamere in tutti gli angoli. La difficoltà era cercare di capire come essere veri, come recitare dando vita al mio personaggio nel modo giusto. Lui ha costruito i suoi personaggi prendendo spunto dai manga e sono davvero sono magnifici, potenti, determinati ed è questo che voleva portare sul grande schermo».
BM: Ma ovviamente il tutto è reso più difficile perché non avete mai combattuto con i mostri, che non erano reali…
IE: «Le mie scene sono state comunque tutte vere. La mia postazione di comando era vera, le persone con cui lavoravo erano vere. Girare la scena della battaglia è stato surreale, ma comunque in qualche modo reale, perché c’era l’acqua che ci veniva addosso, eravamo comunque dentro le nostre armature, davamo vita ai nostri robot. L’unica cosa che mancava era la grandiosa musica di sottofondo che rende il film ancora più spettacolare».
BM: Nel film i Jaeger sono controllati in contemporanea da due piloti, le cui menti sono collegate da un ponte neuronale. Se dovessi scegliere qualcuno nella vita reale con cui creare una fusione mentale, chi sceglieresti?
IE: «Direi Bob Marley, saremmo stati una coppia perfetta, avremmo senz’altro salvato il mondo, con delle buona musica, divertimento…»
BM: Avete dovuto allenarvi per questo film?
IE: «C’è stato un periodo di bootcamp ordinato da Guillermo prima delle riprese perché ha sempre detto che ci voleva davvero in forma. Inoltre, anche la tuta che indossiamo mentre siamo all’interno dei robot è pesantissima e ci voleva mezz’ora al giorno per mettersela addosso e non potevi farlo da solo, ma c’era bisogno di almeno due persone».
BM: Hai realizzato circa 10 film nel corso degli ultimi 4 anni. Hai avuto problemi nell’ottenere questi ruoli, o in generale a poter realizzare un film?
IE: «Ci sono sempre problemi, nel trovare il ruolo giusto. Nel corso degli ultimi 10 anni ho lavorato senza fermarmi, sono stato fortunato, ma anche versatile, l’importante è sapersi adattare a fare diversi ruoli. Se ti focalizzi solo su un personaggio specifico, il tuo pubblico ti riconoscerà solo per quello e quando vorrai cambiare e fare qualcos’altro sarà davvero difficile».
BM: Ti piace far parte di questi grandi film spettacolari, preferisci ritagliarti piccoli ruoli, o senti di dover bilanciare le due cose, per poter essere creativo al massimo?
IE: «Mi piacciono i piccoli film, perché sembrano essere più veri e si crea un legame particolare con le persone che lavorano per e nel film. Ma i grandi blockbuster sono spettacolari, ti senti una vera star mentre lo stai realizzando e soprattutto quando lo promuovi in giro per il mondo. In realtà sono un attore, quindi quello che mi deve colpire per farmi accettare il ruolo è la storia. Non voglio essere scelto per il colore della mia pelle e non scelgo film che mi caratterizzino in questo senso. Voglio dei ruoli che possono essere una sfida per me, ho bisogno che le persone si affezionino al personaggio indipendentemente dal colore della pelle. Il personaggio di Pacific Rim è proprio questo: il mondo è in pericolo, il mondo è grande, il mondo sei tu, ci sono io, siamo tutti diversi, ci sono tantissime culture nel film…»
BM: E forse è proprio per questo che Guillermo ha scelto un attore di colore, una giapponese… Per portare sul grande schermo un mondo, nonostante tutto, reale.
IE: «Il mondo è così al momento. Il messaggio è che dobbiamo unirci insieme per combattere il problema, anche nella vita reale».
BM: Pensi che il pubblico riuscirà a cogliere questo messaggio del film o si concentrerà solo sui grandi combattimenti?
IE: «Spero che riescano a leggere il messaggio del film, che racconta la storia tra me e Mako (Rinko Kikuchi n.d.r), tra me e Raleigh (Charlie Hunnam n.d.r); tutti i personaggi iniziano da una parte, ma poi compiono un viaggio e arrivano alla fine e insieme salvano il mondo».
BM: Come mai la scelta di calarsi nei panni di Nelson Mandela per il film Long Walk to Freedom? Sembra essere una grande sfida.
IE: «In questo caso non riguardava l’idea di portare sul grande schermo il problema delle persone di colore, ma si tratta della storia di un uomo, di quello che ha realizzato. Non c’entra il colore della pelle. È stata e sarà davvero una sfida, il film racconterà non solo gli anni di Mandela in prigione e la storia di come diventa presidente, ma quello che gli è successo prima sarà la spina dorsale del film, che ci porterà a poterlo conoscere meglio»
BM: Ma la tua carriera non è solo cinema, ma anche serie tv. Cosa preferisci? Ed è davvero la fine per Luther?
IE: «Adoro lavorare per la tv. È tutto più veloce, c’è più connessione tra i personaggi. I film sono grandi, spettacolari, girano tanti soldi, puoi viaggiare per il mondo. Ma ho sempre fatto televisione e mi piacerebbe continuare a farla. Anche se adesso che siamo arrivati alla fine di Luther, vorrei tanto poter realizzare un film come proseguimento della serie, perché credo sarebbe favoloso e grandioso. Sono davvero emozionato per questa possibilità».
BM: Ci puoi dire qualcosa su Thor: The Dark World? Cosa dobbiamo aspettarci da questo secondo capitolo?
IE: «Posso dire che stiamo ancora girando alcune scene. Verrà mostrato un nuovo lato di Asgard che non avete conosciuto fino a questo momento. Ci sono altri mondi che vedrete sotto una luce diversa. E conoscerete meglio Heimdall, ma non voglio svelare nulla di più».