Londra, Pinewood Studios. Interno giorno. James Bond, in abito gessato grigio insegue il villan Silva – travestito da poliziotto – nel sottosuolo della metropolitana di Londra, a Temple Station.
JAMES BOND
Non ti mancherò la prossima volta, signor Silva
RAOUL SILVA
Non male, James. Io invece sono un rottame. Adesso che mi hai raggiunto, ecco la tua ricompensa: l’ultima novità del mio negozio di giocattoli locale. Si chiama radio…
E farà saltare in aria la metropolitana di Londra. Un’esplosione colossale, alla quale noi siamo scampati per pochissimo…
Eh già, perché Best Movie era lì, nei mitici Pinewood Studios (i più grandi d’Europa), dove espugnava il leggendario e blindatissimo stage 007, a pochi centimetri da James Bond-Daniel Craig e dal suo nuovo nemico, Raoul Silva-Javier Bardem, mentre il primo – in un elegante gessato grigio – concludeva un adrenalinico inseguimento “guardie e ladri” a piedi per le vie della città per poi sprofondare nel sottosuolo, fino ai cunicoli nascosti di Temple Station, dove lo abbiamo incontrato insieme al rivale.
I video rubati dal set cittadino hanno fatto il giro del Web. Ma noi abbiamo avuto la fortuna di vedere come prosegue la caccia negli “abissi” di Londra. Il villain viene raggiunto da Bond, che spara due colpi dalla sua inseparabile Walther PPK e si ferma di fronte al nemico, pronunciando il dialogo riportato a sinistra.
Dietro un telone nero, spiamo il termine della corsa con Silva intento a risalire una scala antincendio nelle umide “catacombe di mattoni” al di sotto di Temple Station, mentre al livello superiore un treno della metropolitana si appresta a “fare il botto”, correndo lungo una rotaia sopraelevata. Un’unica volta. Già… Per mettere in piedi l’allestimento del solo treno è occorsa oltre una settimana di lavoro. Ore e dedizione andate in fumo (e a fuoco) in pochissimi secondi di fronte agli imperscrutabili occhi di ghiaccio dell’agente segreto inglese. Una scena che, ve lo assicuriamo, vi lascerà senza fiato quando Skyfall, il 23esimo James Bond cinematografico – girato tra Londra, Istanbul (dove dovrebbe svolgersi la scena d’apertura), la Scozia e Shanghai –, debutterà in Italia il 31 ottobre 2012, nell’anno del 50esimo anniversario della saga cinematografica.
INTERROGANDO JAMES BOND
Quello stesso sguardo non abbandona mai Daniel Craig, che sul set rimane in parte anche durante le pause. Impeccabile, anche in abiti civili quando si siede di fronte a noi per l’intervista, con un maglione grigio very slim, che mette in evidenza tutta la sua massa muscolare. L’aura di mistero che avvolge 007 lo accompagna anche ora. L’interrogatorio per scucire informazioni a James Bond (ripensandoci, forse avremmo dovuto munirci di corda e legarlo a una sedia nudo) è un labirinto di trappole, nelle quali l’agente non cade mai (la produttrice Barbara Broccoli gli siede accanto come una guardia svizzera), anticipando tuttavia che grazie all’ingresso in campo dell’amico regista Sam Mendes, premio Oscar per American Beauty, «sarà dato maggiore spazio all’analisi delle motivazioni che spingono i personaggi all’azione». Il regista stesso spiega di aver accettato l’incarico in quanto «credo che oggi sia possibile fare un film d’evasione, divertente, ma che allo stesso tempo ci dica qualcosa del mondo in cui viviamo (L’esplosione nella scena della metropolitana potrebbe essere un rimando agli attentati di Londra del 7 luglio 2005, ndr). E per farlo devi avere personaggi credibili e umani. E attori come Daniel, che ha dato a 007 un’umanità che non avevo mai visto nei Bond del passato. Sembra di nuovo un uomo reale in situazioni reali, come ai tempi di Sean Connery». E, a scanso di equivoci, Craig rassicura: «Se vi aspettate un film tutto dialoghi, be’, vi sbagliate di grosso. L’introspezione dei personaggi sarà importante e per me lo è sempre stata. Ma Skyfall è lo 007 del 50esimo anniversario e sarà un film di James Bond… a tutti gli effetti».
UN VILLAIN CALIENTE
Con un cattivo inedito per di più, che per la prima volta in assoluto affronterà M faccia a faccia. Sarà spagnolo, sudamericano? «Be’, di quell’area… Di certo non viene dall’Oklahoma, ve lo garantisco». Scherza senza sbottonarsi il premio Oscar Javier Bardem, quando ci raggiunge tra una scena e l’altra, in tenuta assolutamente casual: maglietta celeste, camicia nera sbottonata e scarpe da ginnastica con calzino di spugna bianco (!).
Quale sarà il suo tratto distintivo (ogni cattivo bondiano ne ha uno: cicatrici, tic, accessori stravaganti), lo vedremo solo in sala, di certo però abbiamo scoperto almeno tre cose sul suo conto. Innanzitutto, sarà lui a mettere sotto scacco l’MI6 e il suo capo, M, costringendo 007 a una dura prova di lealtà nei confronti dell’agenzia e del boss. In secondo luogo almeno in una sequenza del film avrà i capelli biondi (con ogni probabilità tinti, non una parrucca, dato che quando lo abbiamo conosciuto un ciuffo paglierino spiccava ancora dalla nuca). E il suo primo incontro con James Bond avverrà in una città abbandonata, ricostruita in studio, ma ispirata all’isola giapponese di Hashima, che si guadagnò l’appellativo “fantasma” quando nel 1974 decretò la fine dei lavori nella miniera di carbone.
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