Fabio Rovazzi sbarca sul grande schermo: lo youtuber e cantante, idolo di una generazione che ho la eletto beniamino assoluto, è il protagonista de Il vegetale, nuovo film di Gennaro Nunziante, regista e autore dei film di Checco Zalone, qui alle prese con la sfida di portare al cinema uno dei maggiori fenomeni dell’Italia contemporanea.
Un personaggio che ha sfornato un tormentone musicale dietro l’altro (Andiamo a comandare, Tutto molto interessante, Volare) e che ha affrontato tanti campi diversi con eclettismo e sfacciataggine: «Non mi stupisce che diversi Wikipedia mi citi come autore delle musiche, della sceneggiatura e degli effetti visivi del film – ha detto Rovazzi presentando il film, nelle il prossimo 18 gennaio in 400 copie distribuite dalla Disney – dopotutto su Wikipedia c’è anche scritto che sono un cantante! Uno dei tanti problemi è anche quello di scrivere baggianate. In questo film ho fatto l’attore ed è chiaro che passare da sette minuti di video ad ottantré è stato impegnativo, ho dovuto affidare il mio linguaggio a Gennaro. Un’esperienza molto impegnativa ma altrettanto soddisfacente».
Ne Il Vegetale Rovazzi è Fabio, un laureato in Scienze delle Comunicazione senza lavoro, considerato da tutti un parassita, che dovrà faticare non poco per trovare la sua strada. Ma il vero Rovazzi, dalla sua, ha anche il favore di un pubblico anagraficamente molto più giovane: quello dei bambini, che lo adorano spassionatamente. «Un pubblico che non ho mai cercato consapevolmente e che non so neanche bene com’è arrivato, tutt’ora non me ne capacito, ma il mio pubblico non è delineato al 100%. Nei bambini c’è tanta sincerità, per cui se piaci a loro non puoi che esserne contento».
Il Vegetale è un film che racconta della generazionale attuale ma è anche un film garbato, a suo modo fiabesco, praticamente senza parolacce. «Perché Gesù non vuole…», commenta tra l’ironico e il laconico Nunziante, ma anche Rovazzi non rinuncia a buttarla sul ridere: «Volevamo usare una parolaccia ma poi mi sono accorto che c’era un raggio laser puntato sulla faccia di Gennaro e abbiamo desistito dal farlo…». Dopotutto il Fabio de Il Vegetale, come il Checco dei precedenti film di Nunziante, è una maschera leggera. «Tra i due però non c’è alcun legame – precisa Nunziante – la scelta di Fabio è stata istintiva nel vedere le sue reazioni a Fabio De Luigi nel video di Tutto molto interessante. Poi mi sono detto: il personaggio è lui. Poi ci siamo incontrati a Milano e abbiamo costruito un percorso insieme».
All’interno della fiaba di Fabio interviene anche Luca Zingaretti, in un ruolo tutto da scoprire: «Siamo senz’altro una coppia atipica, ma è stata una bellissima avventura e speriamo che la gente si diverta a vedere il film di Fabio tanto quanto ci siamo divertiti noi a farlo». A fare da mattatore, a proposito di questa collaborazione, è però ancora una volta Rovazzi, cui spetta la sintesi folgorante della loro relazione: «Il rapporto tra me e Luca è stato all’insegna di uno scambio equo: lui mi ha insegnato a recitare, io gli ho insegnato come si fanno le Instagram stories…».
Il Vegetale, oltre che per Rovazzi, è però un passo importante anche per la carriera di Nunziante, che non esita a soffermarsi sulla sua maniera di fare commedia e sulla scelta di non far cantare o ballare Rovazzi, non senza qualche stoccata: «La mia commedia è a sottrarre, non ad aggiungere. Non mi piace mai superare quel decibel che è il cattivo gusto. Credo che deluderei il pubblico se gli dessi qualcosa che sa già. Quando scrivo qualcosa ho davanti tanta gente e ho solo una certezza: che sono tutti più intelligenti di me. Se io cominciassi a pensare che il pubblico è qualcosa che devo modellarmi a mio piacimento, come spesso vedo fare in giro, farei un altro mestiere. La cosa più bella è che Fabio ha fatto l’attore, senza bisogno di cantare o ballare».
«Sono molto contento che non mi sia stato chiesto di fare canzoni – aggiunge Rovazzi – e che non sia stato scelto perché ero in tendenza su YouTube ma per la mia fisicità. Se devo entrare nel cinema lo faccio a testa bassa, senza ricorrere alle mie maschere di Youtube, lasciandomi tutto alle spalle senza sfruttare la via più breve grazie alla visibilità che mi sono costruito. Ho iniziato come videomaker in realtà, iniziando a filmare le persone che si divertivano in discoteca, una cosa davvero brutta: mi è sempre piaciuto osservare e un giorno, non so quando, spero di poter fare una cosa tutta mia. Dopo aver rovinato la musica però non vorrei rovinare anche il cinema! Un sacco di gente mi ha fatto i complimenti per come ho recitato, ma probabilmente mentono…».
La nota finale spetta però propria a Nunziante, che non rinuncia a fare un bilancio tutt’altro che effimero della situazione italiana attuale, lasciando trapelare una nota di disincanto e di amarezza, ma anche di speranza: «Questo paese ha bisogno di una riconciliazione, che non è semplicemente fare pace con qualcuno come quando litighi, ma qualcosa di più profondo. Ho visto tante divisioni: nord e sud, giovani e vecchi, adesso c’è perfino quella tra i pensionati e chi non andrà in pensione, tra occupati e disoccupati. L’Italia continua sempre più a dividersi in fazioni, mentre Fabio nel film unisce l’impossibile, supera il lutto della morte della madre, riparte da una riconciliazione necessaria. L’Italia deve ripartire un piccolo pezzo di terra alla volta, con un lavoro millimetrico, silenzioso, di cesello, che forse ci permetterà di aprire la finestra e di far entrare finalmente un po’ d’aria».
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