Fanta-Sanremo e Fanta-David
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Fanta-Sanremo e Fanta-David

«Scrivere di cinema nei giorni di Sanremo crea strani cortocircuiti (...) Allora così, per scherzo, mi sono messo a immaginare dei David che puntino al successo di Sanremo»

Fanta-Sanremo e Fanta-David

«Scrivere di cinema nei giorni di Sanremo crea strani cortocircuiti (...) Allora così, per scherzo, mi sono messo a immaginare dei David che puntino al successo di Sanremo»

Blanco Rosa Chemical Fanta

Scrivere di cinema nei giorni di Sanremo, specialmente un editoriale, crea strani cortocircuiti: 60% di share, 16 milioni di spettatori a serata, social network monopolizzati, Spotify in tilt. 

Mi domando: quale dovrebbe essere l’equivalente per il cinema? E perché, al confronto con la musica, la cinefilia pare sempre una passione elitaria, un linguaggio per iniziati?

La risposta alla prima domanda è facile: i David di Donatello. Solo che i David di Donatello i numeri di Sanremo se li sognano, così come i film di successo non avranno mai gli ascolti dei dischi che funzionano (e nemmeno della maggior parte di quelli che non funzionano).

Allora così, per scherzo, mi sono messo a immaginare dei David che puntino al successo di Sanremo

Innanzitutto bisognerebbe pensare a una competizione in cui i Me contro te partono (almeno) con le stesse possibilità di vittoria di Mario Martone, una cosa che, fino a che la Giuria è solo di “qualità” (industria e giornalisti), non accadrà mai. E quindi? E quindi televoto, a pesare almeno il 50%, con attori e registi che per cinque serate (magari tre, per iniziare…) salgono sul palco, mostrano le clip dei loro film, reinterpretano qualche scena dal vivo, fanno un appello agli spettatori. 

E poi? E poi influencer in co-conduzione, radio collegate, Fanta-David di Donatello, vecchie glorie sempre amate (De Sica, Boldi, Banfi, “la” Fenech, Jerry Calà…) che ripropongono sketch storici, mentre il cast di Mare Fuori e quello di Skam imperversano dietro e fuori dalla quinte. Tra una premiazione e l’altra, comunque, tanta musica, con i Maneskin e i Cugini di campagna che reinterpretano brani di celebri colonne sonore (dal “Scian Scian” di Morricone a L’ultimo Bacio di Carmen Consoli), e Fedez che fa un freestyle basato sul monologo di Sordi in Finché c’è guerra c’è speranza.

Il venerdì, in particolare, serata cover: ogni candidato a Miglior attore o Migliore attrice deve misurarsi con una scena storica del cinema italiano, e quindi ecco Favino che si lancia in un “Noio… volevàn savoir… l’indiriss”, e Ficarra che domanda a PiconeChe fine hai fatto in tutti questi anni?”, e lui, serissimo, risponde “Sono andato a letto presto”.

Naturalmente non dovrebbero mancare nemmeno le polemiche preparate a tavolino, qualcuno si dovrebbe presentare sul palco vestito di stracci o direttamente in mutande, e Micaela Ramazzotti dovrebbe insultare Matilda De Angelis nei camerini mentre un autore fa trapelare la notizia ai giornali online.

Ecco, quanto farebbero di share dei David così? E quanto sarebbero in grado di rilanciare l’industria del cinema a 360°?

Resteranno domande inevase, il cinema non è interessato a una fenomenologia pop di questa risma: è un’arte che si dibatte tra necessità economiche, aspirazioni popolari e decantato snobismo. Aborrisce ciò che spesso invidia. Decidete voi se per fortuna o purtroppo.

Foto: Getty (Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images)

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