Il lockdown e conseguente rinvio non ha fermato il Far East Film Festival. L’edizione 2020, la numero 22, si svolge eccezionalmente tutta online: è iniziata venerdì 26 giugno e continuerà fino a sabato 4 luglio, con proiezioni e incontri accessibili a tutti gli accreditati.
Chiunque la può seguire, connettendosi alla piattaforma online dove i film sono disponibili e vengono trasmesse le introduzioni dei protagonisti. Il costo totale di questa full immersion nel meglio del cinema pop proveniente dall’Estremo Oriente, è di 9.90 euro (tutti i dettagli li trovate qui).
Seguiremo il Far East Film Festival 22 assieme a Davide Stanzione. Quelle che seguono sono le prime recensioni dei film della Selezione Ufficiale: il focus è sui film del contingente coreano con l’aggiunta di un film indonesiano.
BEASTS CLAWING AT STRAWS (Corea del Sud, 2020)
di Kim Yong-hoon
con Do-yeon Jeon, Woo-sung Jung, Sung-Woo Bae, Man-sik Jeong
thriller
Voto: 3,5/5
Tre storie, quattro protagonisti e una borsa Louis Vuitton piena di denaro che passa di mano in mano. Thriller a incastro, nel senso che i pieni temporali sono sfalsati: per capire chi conosce chi, e cosa è successo prima, bisogna aspettare quasi la fine del film. Che è ben recitato e benissimo diretto, con una propensione molto azzeccata per i dettagli grafici e la brutalità da fumetto. (Giorgio Viaro)
THE CLOSET (Corea del Sud, 2020)
di Kim Kwang-bin
con Ha Jung-woo e Kim Nam-gil
horror
Voto: 1,5/5
Uno degli horror più brutti prodotti in Corea del Sud negli ultimi anni. Un famoso architetto, rimasto vedovo, va a vivere fuori città, in una casa isolata, assieme alla figlia traumatizzata. Ma nell’armadio della cameretta si nascondono gli spiriti di bambini maltrattati. Idee vecchie di duecento anni, scrittura legnosa ed effetti speciali imbarazzanti, con un trattamento digitale dei fantasmi da dilettanti allo sbaraglio. (Giorgio Viaro)
ASHFALL (Corea del Sud, 2019)
di Lee Hae-jun e Kim Byung-seo
con Lee Byung-hun, Ha Jung-woo, Ma Dong-seok, Bae Suzy e Jeon Hye-jin
catastrofico
Voto: 3,5/5
Una tremenda eruzione di radere al suolo le due Coree: l’unica soluzione è far esplodere il vulcano con alcune testate nucleari che la Corea del Nord sta smantellare. La missione però è osteggiata dagli americani, preoccupati più dal possibile incidente diplomatico con la Cina (il vulcano è al confine tra Nord Corea e Cina), che dal destino della penisola.
Film catastrofico, action, thriller spionistico, buddy movie: c’è di tutto in questo blockbuster coreano costato appena 17 milioni di dollari (incredibile). Le domande sono due, sempre quelle: è un capolavoro? No. È meglio di tutti i film catastrofici americani usciti negli ultimi dieci anni? Sì. Divertente, e alla fine pure commovente. (Giorgio Viaro)
THE HOUSE OF US (Corea del Sud, 2019)
di Ga-eun Yoon
con Na-Yeon Kim, Si-ah Kim, Ye-rim e Ji-ho Ahn
drammatico
Voto: 2,5/5
La dodicenne Hana vuole deve fare i conti con i continui litigi dei genitori, ma ad attirare la sua attenzione sono due sorelline che abitano nel vicinato, abbandonate come lei dalla loro famiglia. Assunto il ruolo della sorella maggiore, le guida in una serie di avventure per evitare che cambino casa.
Diretto da una regista molto attenta all’infanzia (i fareaster più attenti ricorderanno il suo The World of Us, di quattro anni fa), un family drama misurato e pudico, sempre coi giri giusti, ma con una maniera un po’ patinata e smaliziata di indagare i conflitti (una sorta di “Sundance all’orientale”, per capirci). La seconda parte, diluita con dolcezza nei tempi – morti, ma a loro modo vivissimi – di ogni estate en plein air che si rispetti, è inattesa, di gran lunga più autentica, inevitabilmente migliore. (Davide Stanzione)
IMPETIGORE (Indonesia, 2019)
di Joko Anwar
con Tara Basro, Ario Bayu, Marissa Anita e Christine Hakim
horror
Voto: 2/5
In un casello autostradale, un individuo inquietante attacca Maya, impiegata sul posto insieme a una sua amica. L’uomo proviene dal villaggio dove Maya ha ereditato la casa di famiglia, ma la ragazza non sa che i paesani la cercano da anni per ucciderla e mettere così fine alla maledizione che li affligge.
Un film su una dannazione millenaria con protagonista una ragazza di nome Maya (fa già ridere così, profezie catastrofiche a parte) è una premessa sulla carta esplosiva, ma quest’horror indonesiano diretto da uno specialista del genere, campione d’incassi in patria, promette meno di quello che mantiene. Il prologo fa pensare a un onesto slasher in bilico tra demenza, machete ed ettolitri di sangue, ma col passare dei minuti si fa largo un approccio ombroso ma stantio al folklore soprannaturale (con più sbadigli del dovuto) e il divertimento si ammoscia. (Davide Stanzione)
Nella foto: Beasts Clawing at Straws
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