Di registi grandi come Sokurov ne sono rimasti ben pochi. La parabola dello scienziato che incontra il Diavolo sotto mentite spoglie (qui una sorta di satiro deforme) che si lascia corrompere in cambio di ricchezza e dell’amore della ragazza desiderata, è un discorso sul fascino del potere (tema già affrontato dal regista nel trittico Moloch, Il sole, Taurus) seducente e intricato. L’inizio del film è come un tuffo dentro una tela di Rembrandt: sia perché ci si trova messi brutalmente di fronte a una lezione di anatomia sia per le luci pastose. Si cerca l’anima, in quel corpo sventrato, e non è ovviamente impresa facile. L’anima del film di Sokurov invece sta tutta in quella rappresentazione figurativa e insieme essenziale del “mito” di Faust, che riesce a toccare le domande cardine dell’esistenza umana: sulla presenza (e assenza) di Dio; sull’avidità e la corruzione dell’uomo; sulla ricerca dei desideri e sul loro appagamento spesso vano; sulla morte, che si accompagna sempre al bisogno di fede.
Regia: Aleksandr Sokurov
Interpreti: Hanna Schygulla, Antoine Monot Jr., Maxim Mehmet, Georg Friedrich
Trama: Faust, pensatore e sognatore, vende la propria anima a Mefistofele pur di avere una notte di passione con la ragazza amata.
Genere: drammatico
Durata: 134’
Da vedere perché: per perdersi tra le immagini del grande cinema d’autore che ha trionfato all’ultimo Festival di Venezia.
Dal 26 ottobre 2011
La scheda è pubblicata su Best Movie di ottobre a pag.102
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