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Feliz Navidad, una famiglia tra commedia e mistero: Greta Scarano ci racconta il suo esordio alla regia

La prima volta dell'attrice dietro la macchina da presa è un cortometraggio che si sofferma su un microcosmo familiare a Natale, quello dei Paris, svelando nell'arco di poche ore il divertimento e le non poche stranezze di un pugno di personaggi bizzarri forse solo in apparenza. «Quando qualcuno mi parla di famiglie c'è sempre qualcosa che mi accende e m'interessa», ci racconta lei sul corto, ora in Concorso al Tribeca Film Festival dove viene presentato in prima internazionale

Feliz Navidad, una famiglia tra commedia e mistero: Greta Scarano ci racconta il suo esordio alla regia

La prima volta dell'attrice dietro la macchina da presa è un cortometraggio che si sofferma su un microcosmo familiare a Natale, quello dei Paris, svelando nell'arco di poche ore il divertimento e le non poche stranezze di un pugno di personaggi bizzarri forse solo in apparenza. «Quando qualcuno mi parla di famiglie c'è sempre qualcosa che mi accende e m'interessa», ci racconta lei sul corto, ora in Concorso al Tribeca Film Festival dove viene presentato in prima internazionale

Feliz Navidad Greta Scarano

È la Vigilia di Natale e per la famiglia Paris non è una sera come tante. Nella loro casa addobbata, manco fosse la fifth avenue, nulla è lasciato al caso. Lo capisce da subito Giulia (Benedetta Cimatti), una ragazza posata e concreta. Sta da un po’ col giovane avvocato Lorenzo (Simone Liberati) da un po’ e proprio stasera conoscerà la sua famiglia per la prima volta. In un crescendo di situazioni tra la commedia e il mistero, nello spazio di poche ore, il divertimento e non poche stranezze della famiglia Paris si susseguono nell’attesa del sospirato arrivo di chi per tradizione si palesa a mezzanotte: Babbo Natale. Attraverso le altalenanti emozioni di Giulia, passiamo dalla diffidenza alla fascinazione, lasciandoci trasportare insieme a lei in una magica possibilità: quando ci diamo il permesso di sognare, non è poi così assurdo credere in Babbo Natale.

Racconta di un surreale “Natale con i suoi” Feliz Navidad, il cortometraggio di Greta Scarano in concorso, in prima internazionale, al Tribeca Film Festival in questi giorni: la prima proiezione è avvenuta lo scorso 9 giugno, la seconda avrà luogo oggi, 11 giugno, mentre la proiezione per la stampa e la terza replica sono in programma rispettivamente per il 12 e il 17 giugno al festival fondato da Robert De Niro dopo gli attacchi alle torri gemelle del 2001, per rivitalizzare la zona di New York in cui si svolge.

Il corto rappresenta l’esordio alla regia per l’attrice di Suburra e Smetto quando voglio, tra le interpreti più apprezzate del cinema italiano emerse negli ultimi anni e capace di incidere con costanza anche sul piccolo schermo, da Distretto di polizia e I liceali fino a Il commissario Montalbano (nella quale è stata tra le apparizioni femminili più magnetiche della storia della longeva serie con Luca Zingaretti), Speravo de morì prima, dov’era Ilary Blasi accanto al Francesco Totti di Pietro Castellitto (quando i due non avevano ancora iniziato il loro chiacchierato divorzio) e la più recente Circeo, nuova serie sul delitto del Circeo approdata su Paramount+, dove interpreta Teresa Capogrossi. 

Prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia e distribuito da Premiere Film, Feliz Navidad schiera nel cast anche Carla Signoris (Orsetta), Lorenzo Gioielli (Fausto) e Giancarlo Porcacchia (Babbo Natale). Il film è stato già premiato ai Nastri come Miglior Prima Regia per Corti d’Argento 2023 e ha vinto anche il premio del pubblico a Cortinametraggio a Cortina d’Ampezzo, dopo essere stato presentato alla scorsa edizione di Alice nella Città.

Greta, il cortometaggio Feliz Navidad è il tuo esordio alla regia, una carriera che ti accingi a intraprendere anche oltre questo cortometraggio, tuo primo, piccolo passo. Da quanto tempo coltivi tale vocazione? 

Sognavo di farlo fin da ragazzina, quando volevo fare la regista e giravo dei corti orrendi con le mie amiche. Diciamo che è la mia vocazione iniziale, poi per tutta una serie di motivi ho lavorato come attrice e va benissimo così, è un mestiere che mi rappresenta tantissimo e non mi lamento affatto, anche se la voglia di dirigere mi è sempre rimasta. In fondo si tratta sempre di raccontare dei personaggi, è la stessa cosa ma chiaramente con una declinazione diversa. La regia ti dà delle responsabilità che da attore vivi molto meno, come la paura e l’ansia di non riuscire a gestire un set, anche se per questo film mi sono affidata, sia tra i tecnici della troupe che per quanto riguarda gli attori, a molti amici: persone con le quali ho lavorato nel corso degli anni e che hanno accettato di aiutarmi. L’importanza di fare gruppo quando sei solo un attore non la senti molto, lavori coi singoli reparti, fai la prova costumi con la costumista e badi alle singole cose. Un regista invece non è mai solo, deve pensare a tutto, è sempre accompagnato. 

Il corto racconta di un classico invito a cena natalizio in cui una giovane donna deve conoscere la famiglia del suo fidanzato, anche se non ne ha la minima voglia. Una situazione familiare ma anche sgradevole a molti, perché conoscere  la famiglia della persona cui si sta può essere sempre traumatico, e che tu gestisci con dei toni da commedia sofisticata ma anche un po’ acida e a tratti perfino cattiva, che è l’aspetto che mi ha colpito di più. 

Nel corto ho cercato di portare il mio immaginario, era quello che più mi premeva, non volevo etichette legate a un genere. Ho scelto di essere molto libera e di raccontare questa situazione nel modo in cui la vedevo io. Mi ha ispirato anche un’esperienza personale, non proprio identica ma comunque accomunabile a quella del corto. In più, nella mia famiglia, c’era mia sorella più piccola che faceva finta di credere ancora a Babbo Natale, anche se era palese che non ci credesse più e aveva già abbandonato l’infanzia da un pezzo. Tuttavia portava avanti questa convinzione con la complicità di mio padre, un po’ per gioco, come a suggerire che fosse ancora una bambina e che a crescere, in fondo, c’è sempre tempo. Io, da sorella maggiore, sentivo l’esigenza di rompere tale meccanismo, di razionalizzare subito tutto. 

Ti piace osservare le famiglie, anche come spettatrice cinematografica?

Sì, le dinamiche familiari mi piacciono moltissimo. Anche quando qualcuno che conosco mi racconta semplicemente la storia della sua famiglia e delle proprie parentele c’è sempre qualcosa che mi accende, che mi interessa. Al cinema mi piace tantissimo il modo in cui la racconta Noah Baumbach, ne Il calamaro e la balena, uno dei suoi primi lavori, o in Marriage Story. Penso anche a Hereditary di Ari Aster, che mi colpì tantissimo per il suo mix di horror e dramma su una famiglia “che non andava”, o al gusto inquietante di Sto pensando di finirla qui di Charlie Kaufman. Un altro film che mi è piaciuto molto è Private Life di Tamara Jenkins. 

Sei molto legata alla rappresentazione della famiglia nel cinema americano contemporaneo, quindi. Le famiglie dei film che citi sono tutte a loro modo atipiche e hanno tutte dei tratti di singolare e un po’ spiazzante umanità, anche laddove meno te la aspetteresti, magari a partire da una frattura o da un trauma.

Sì, nel pensare a Feliz Navidad avevo in mente un po’ di queste cose, che poi sono quelle che più mi piacciono. Ci tenevo che la famiglia raccontata nel corto fosse credibile anche nella sua stranezza. Alla fine, se guardiamo ciò che fanno da un altro punto di vista, non mi inquieta niente delle loro azioni, sono solo degli strani che si divertono e probabilmente sono solo un po’ matti. Forse il film che mi più ha colpito in questo senso negli ultimi anni è Scappa – Get Out. 

Ora che mi ci fai pensare c’è un momento in cui la protagonista si risveglia dal confuso torpore iniziale che la paralizza, nello specifico quando la madre del fidanzato interpretata da Carla Signoris, che vuole essere chiamata “Orsetta”, scuote il sacchetto coi numeri della tombola: un momento che può ricordare certe soluzioni ed epifanie da film horror. In fondo poi è quello che dovrebbe fare ogni regista che si rispetti, disseminare qua e là piccoli gesti e sottigliezze cruciali.

Se ci pensi tutte le famiglie fanno delle posture che, viste da fuori e con occhi esterni, le fanno sembrare un po’ pazze e inquietanti, ma se scavi al loro interno anche gli aspetti più peculiari trovano una motivazione e celano delle dinamiche più comprensibili. La famiglia è sempre il nucleo disfunzionale fondamentale, anche se girando mi sono resa conto di razionalizzare in realtà ben poco: diciamo che ci sto riflettendo adesso parlandone con te, mentre sul set è sempre l’aspetto tecnico a prendere il sopravvento e a dominare tutto. 

Giulia, la protagonista del corto, è interpretata da Benedetta Cimatti, che è un’attrice che sembra molto distante, come volto, presenza scenica e sensazioni che è in grado di suggerire, dall’italianità più ruspante e a tratti anche cinica del resto del cast, più vicina alla tradizione di tanta nostra commedia. Se non l’avessi saputo avrei anche potuto pensare che fosse straniera. Cercavi questo tipo di contrasto? 

Benedetta l’ho conosciuta per la serie Circeo, che andrà in onda sulla Rai a novembre e in cui lei interpretava la mia migliore amica, Gioia. Mi ha colpito subito perché è un’attrice molto profonda, ma ha anche un’incredibile leggerezza, definirei la sua una sfuggente profondità. Sa essere rassicurante ma anche un po’ aliena, per cui capisco la tua sensazione. Può sembrare fredda e algida, ma in realtà accarezza tutto con una grande levità e leggerezza. Un’interprete davvero particolare, che arriva a essere passionale e appassionata nel corto in maniera inaspettata. Sicuramente è un’attrice molto diversa da me. 

Sandra Milo Feliz Navidad Greta Scarano

Nel cast c’è anche Sandra Milo, un’attrice che ha continuato a lavorare tantissimo negli anni e in opere cinematografiche di qualunque tipo e ogni ordine e grado, ma dalla quale tu hai tirato fuori una vena leggermente più horror del solito, senza snaturarne la consueta presenza scenica soave e svampita. 

Sandra è un’attrice di grandissima spontaneità. Ha capito subito il ruolo della donna anziana che le ho dato, che dorme ed è solo un po’ rincoglionita in apparenza, ma cela al suo interno anche tanto altro. Ha inteso benissimo la poesia del personaggio, la sua essenza e la sua natura, sposando un certo elemento onirico del mio corto che la rende una voce bambina dell’inconscio, una bimba saggia che lei ha appresentato con auto-ironia e grazia. 

Il suo personaggio alla fine recita un testo di Dino Buzzati, la poesia Buon Natale, in cui l’ipocrisia dei riti del Natale viene scoperchiata e disvelata con grande sapienza letteraria. 

Sono una grande appassionata della letteratura di Buzzati, della quale mi sono molto compenetrata tanto. Amo alcuni suoi libri in particolare, come Il deserto dei tartari, che ho conosciuto crescendo. Mi sono imbattuta in quel suo scritto in modo casuale lavorando al corto, era perfetto per rappresentare il sentimento del finale e il fatto che fosse suo mi ha fatto pensare che era un segno del destino e che dovevo assolutamente inserirlo. 

Il tuo corto potrebbe sembrare un frammento del film a episodi sulle festività di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno I migliori giorni al quale anche tu hai partecipato, nell’episodio di San Valentino, e che avrà anche un altro capitolo, I peggiori giorni. I registi con cui hai lavorato finora ti hanno influenzata? 

Diciamo che ho un bagaglio di esperienze che proviene dai quasi vent’anni del mio lavoro come attrice. Mi porto dietro tante cose che ho acquisito in questi anni. Adesso che ho esordito alla regia posso dirmi una loro collega, ma devo dire comunque che i registi sono sempre gelosissimi del loro lavoro! In questo corto ho coinvolto tanti amici e sceneggiatori, ho fatto leggere loro la sceneggiatura e gli ho mostrato il pre-montato: molti di loro sono ringraziati alla fine del corto e per certi versi mi hanno dato una spinta decisiva verso certe scelte. In ogni caso devo dire che ho avuto l’enorme libertà di fare quello che volevo e di realizzare qualcosa di per me molto identitario. Volevo fosse una cosa mia, non una cosa qualunque.

Greta Scarano Feliz Navidad poster

Foto Greta Scarano: Erica Fava

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