A vent’anni esatti da Fight Club e dal suo debutto alla regia, Tentazioni d’amore, Edward Norton è tornato dietro la macchina da presa per Motherless Brooklyn – I segreti di una città, sulla cui sceneggiatura ha lavorato per quasi dieci anni. Scelto come film d’apertura della 14esima edizione della Festa del Cinema di Roma, che ha inaugurato questa mattina, sarà distribuito dalla Warner Bros. e arriverà nelle nostre sale il prossimo 7 novembre.
Protagonista della vicenda è Lionel Essrog (interpretato dallo stesso Norton), un solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico, Frank Minna (Bruce Willis). Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità ossessiva, Lionel, come recita la sinossi ufficiale del film, svela lentamente dei segreti gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera New York. All’interno di un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei potenti mediatori della Grande Mela, Lionel si scontra con i teppisti, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città, per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa salvezza.
«Sono un attore avido e in questo film ho visto una bella parte per me stesso, dopotutto non ce ne sono tantissime in giro! – esordisce in conferenza stampa Norton, che ha diretto, scritto, prodotto e interpretato il film partendo dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem del 1999, spostandolo però nell’ambito di una manierata ambientazione anni ’50 -, Il personaggio nel romanzo è memorabile e ho deciso di ricollegarlo alla storia sociale di New York, in cui vivo da trent’anni e che amo, anche se al suo interno ci sono tante cose meravigliose e tanto altro di disfunzionale. Un puzzle complicato, proprio come quello del mio film. Ma la nostra non è certo un’epoca in cui possiamo permetterci il cinismo e l’apatia».
«Quando si recita qualcuno con una sindrome devi prenderti il tempo per studiarla e magari incontrare delle persone che ce l’hanno – precisa Norton a proposito del disturbo che affligge il suo personaggio -, La sindrome di Tourette si esprime però in maniera molto diversa da persona e persona e questo mi dava la libertà di lavorare al personaggio in maniera piuttosto libera, tant’è che ho messo al suo interno diverse caratteristiche di varie persone che ho incontrato nel mio percorso di lavorazione».
Nel cast e presente alla Festa accanto a Norton c’è anche l’attrice Gugu Mbatha-Raw, molto attiva negli ultimi anni e celebre per l’episodio San Junipero della terza stagione di Black Mirror: «Non avevo mai letto prima né un noir né la storia di un investigatore, ma qui ho trovato molti strati e tantissimi punti di vista. Il mio personaggio sfida i cliché delle donne di colore negli anni ’50: non è una femme fatale in senso classico, ma è laureata in legge, è istruita, è un’attivista contro la discriminazione razziale. Lavorare con Edward è stata una danza delicata ma anche tenera. Quando il tuo partner attoriale sul set è anche il tuo regista, come in questo caso, la relazione diventa più intima, condividendo la scena come una trincea».
Sulla polemica con Spielberg dei giorni scorsi, Norton preferisce glissare: «Il giornalismo online crea polemiche dove non ci sono, Steven è uno dei miei mentori. La mia non era una polemica e trovo che Netflix con Roma abbia fatto un grandissimo lavoro. Era una conversazione privata con un mio amico, molto scherzosa, e il mio era un commento en passant, molto più sorridente rispetto a come l’hanno raccontato (l’attore aveva detto che non è Netflix a uccidere il cinema ma certe sale, ndr). A tutti in fondo è capitato di entrare in una sala dove le luci non sono state sistemate a dovere e quando vai a goderti uno spettacolo cinematografico è giusto aspettarsi che tutto sia della massima qualità».
La musica gioca invece un ruolo importante nell’impostazione del tono e dell’ambientazione temporale di Motherless Brooklyn – I segreti di una città. La colonna sonora è composta da Daniel Pemberton (Steve Jobs, Tutti i soldi del mondo, Oceans 8, Spider Man: Un nuovo universo), definito da Edward Norton uno dei più grandi nuovi talenti della musica per film oggi in circolazione (il film presenta anche una canzone originale scritta e cantata da Thom Yorke). «Volevamo raccontare il jazz degli anni ’50 e i musicisti di quegli anni, da Charlie Parker a Miles Davis, facevano delle grandi improvvisazioni che per i loro cambiamenti quasi ossessivi rimandano, in qualche modo, alla sindrome di Tourette. La musica, come si evidenzia nel libro, è un conforto per la testa e in un film era giusto tentare di rendere questo concetto meno verbale e più cinematografico».
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