Si era molto parlato nei mesi scorsi di Coupez!, il film di zombie di Michel Hazanavicius che aveva aperto fuori concorso lo scorso Festival di Cannes e passa ora alla Festa del Cinema di Roma, per motivi extra-cinematografici: il film era infatti stato al centro delle polemiche a causa del suo titolo originario, che era semplicemente Z, una lettera la cui reputazione è in caduta verticale da quando è diventata il simbolo dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il nuovo titolo, Coupez!, è invece l’equivalente dell’inglese “Cut!” e dell’italiano “Stop!”, si tratta cioè dell’ordine che si dà sul set per interrompere le riprese, anche se nella nostra lingua si perde l’accezione “tagliente” del termine. Il film è il remake del cult giapponese Zombie contro zombie di Shin’ichirō Ueda, di cui replica in modo esatto la struttura in tre atti e l’idea meta-cinematografica (gli allude, citandolo alla lettera, anche il titolo italiano di più recente diffusione, Cut! Zombi contro zombi).
La prima mezz’ora è uno zombie movie di infima qualità, tutto realizzato in piano sequenza, pieno di errori di continuità e dialoghi senza senso. È tutto talmente idiota e mal composto che lo spettatore ignaro dell’operazione ha la forte tentazione di alzarsi e andarsene (alla proiezione stampa a Cannes l’avevano fatto in tanti). Chi non ha visto l’originale si fermi qua e non legga oltre, ma se vede il film provi a continuare.
Il secondo atto ci porta infatti indietro di un mese: scopriamo così che quello a cui abbiamo appena assistito è un’esperimento di creazione in live streaming di una troupe francese reclutata da una produzione giapponese, per un canale tematico horror. Nel terzo atto, dopo aver esplorato la vita privata di regista, cast e tecnici, torniamo al film di zombie, ne vediamo il dietro le quinte, e capiamo come si è arrivati a quel risultato, con effetti esilaranti.
Ecco, Hazanavicius tutto sommato non rende un cattivo servizio al materiale originale e quel che finisce “lost in translation” viene riguadagnato con gag costruite ad hoc (Pearl Harbour, l’uso dei nomi giapponesi per personaggi francesi…). Gli attori sono molto bravi (c’è anche l’italiana Matilda Lutz), e i film sul cinema sono sempre graditi ai Festival.
Foto: SK Global Entertainment, Bluelight, Getaway Films, La Classe américaine, France 2 Cinéma, GAGA Corporation
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