Festa del Cinema di Roma 2019: Roberto Recchioni racconta Bret Easton Ellis e i suoi cult anni '70
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Festa del Cinema di Roma 2019: Roberto Recchioni racconta Bret Easton Ellis e i suoi cult anni ’70

Il grande romanziere di Le regole dell'attrazione e American Psycho è stato tra i grandi protagonisti dell'evento

Festa del Cinema di Roma 2019: Roberto Recchioni racconta Bret Easton Ellis e i suoi cult anni ’70

Il grande romanziere di Le regole dell'attrazione e American Psycho è stato tra i grandi protagonisti dell'evento

Bret Easton Ellis

UN UOMO BIANCO SPAVENTATO

Bret Easton Ellis, lo scrittore che ha posto la pietra tombale sugli anni ‘80 e che ha intuito tutti i mali degli anni ‘90 prima ancora che questi si manifestassero, ha scritto un nuovo libro, Bianco, che un tempo, si sarebbe definito come un pamphlet, un libello, uno scritto di natura polemica o satirica, secondo il dizionario. Non è un romanzo, insomma, ma una serie di riflessioni tra il serio, il faceto, l’incazzato e lo spaventato, sull’infantilizzazione della società, i mali del corporativismo sulla cultura, l’odio e, soprattutto, i social.

È scritto benissimo (nessuno si aspettava di meno) ma è un testo inevitabilmente condannato a venire superato dai tempi e dai cambiamenti della nostra società. Detto questo, è una lettura sorprendentemente piena di cinema. Ellis, che sullo schermo si è visto trasportare quattro romanzi (Meno di Zero, American Psycho, Le Regole dell’Attrazione e Acqua dal Sole), che ha scritto la sceneggiatura di uno strano film diretto da Paul Schrader (The Canyons) e che negli ultimi anni ha impiegato il tempo a scrivere piloti per serie televisive che sono diventate “niente” (per dirla con le parole del Jules di Pulp Fiction), parte proprio dalla sua passione nei confronti della settima arte per raccontare sé stesso e i cambiamenti della società dagli anni della sua infanzia a oggi. E qualcosa di simile ha fatto in occasione del suo incontro alla Festa del Cinema di Roma, dove ha portato sette film degli anni settanta, scelti sulla base dell’impatto che hanno avuto su di lui e su quello che hanno rappresentato nel periodo in cui sono usciti.

Il primo titolo scelto è stato Novecento di Bertolucci, seguito da Il lungo addio di Altman, poi Shampoo di Hal Ashby, Carrie di De Palma e L’Ultimo Spettacolo di Peter Bogdanovich. In ognuna di queste pellicole lo scrittore ha ravvisato gli stessi elementi: il sesso, la violenza, il tradimento personale e sociale, il sesso, la violenza, il disincanto, il finale amaro, il sesso, la violenza. E poi, naturalmente, il sesso e la violenza. Solo per il sesto titolo della sua lista, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo di Steven Spielberg, questi fattori non sono stati nominati, anche se Ellis ha dato una sua lettura piuttosto sinistra di un film che lui stesso ha definito come “un positivo momento mistico” per gli spettatori della sua generazione, individuando nell’ossessione che porta il protagonista a diffidare delle autorità e ad abbandonare la famiglia per inseguire una sorta di setta religiosa ufologica, una metafora della crisi esistenziale che ha afflitto la generazione dei baby boomer nei tardi anni ‘70. Infine, l’ultimo film selezionato è stato Manhattan, perché è un capolavoro per impedire la damnatio memoriae di Woody Allen (e fare un gesto provocatorio nel suo stile, aggiungerei).

L’incontro è stato interessante e ha messo in luce la profonda conoscenza cinematografica di Ellis, che sia in conferenza stampa, sia nell’incontro con il pubblico che nella nostra intervista, non si è mai risparmiato. Ha parlato del suo tentativo di fare un remake di American Gigolò (uno dei suoi film feticcio) assieme a Jared Leto (che avrebbe preso il posto di Richard Gere), della differenza che intercorre tra i buoni libri (che spesso sono difficili da trasportare al cinema) e i libri meno buoni ma adatti per essere trasportati sullo schermo (e qui si è dilungato sulla sua auto-candidatura come sceneggiatore per l’adattamento cinematografico di Cinquanta Sfumature di Grigio).

Ovviamente, vivendo nei tempi in cui viviamo, c’è stato anche spazio per una domanda sui cinecomics e lui ha risposto, con estrema lucidità, che il cinema è anche un grande catalizzatore di sogni e che le pellicole dei Marvel Studios rispondono a questa istanza, dicendosi però preoccupato che queste opere non siano il frutto di personalità autoriali ma di una visione figlia delle corporation che sono sempre più schiave del mercato globale e che tendono a realizzare pellicole sempre più omologate, sempre più neutre e innocue, per non offendere la sensibilità di nessuno e intercettare i gusti di tutti.

Infine, c’è stato lo spazio per parlare di come la combinazione tra una società che ci dice che siamo tutti vittime di qualcosa (e, per questo, inclini alla lamentela, alla frustrazione, alla rabbia e all’odio) e che non ci permette di diventare adulti, preferendoci tutti bambini e consumatori, abbia creato un clima culturale in cui il pensiero critico e indipendente è oramai osteggiato e represso con una nuova forma di squadrismo 2.0.
In conclusione, i vari interventi di Ellis alla Festa di Roma ci hanno raccontato di un grande osservatore del nostro secolo, provocatore, attento, divertito e un poco spaventato.
E, a sentirlo parlare, un poco ci siamo spaventati anche noi.

Foto: Getty Images

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