Festa del Cinema di Roma: la crisi secondo Daniele Vicari. La recensione di Sole Cuore Amore
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Festa del Cinema di Roma: la crisi secondo Daniele Vicari. La recensione di Sole Cuore Amore

Il regista di La nave dolce e Diaz, presenta al Festival un film-ritratto delle difficoltà di una famiglia italiana

Festa del Cinema di Roma: la crisi secondo Daniele Vicari. La recensione di Sole Cuore Amore

Il regista di La nave dolce e Diaz, presenta al Festival un film-ritratto delle difficoltà di una famiglia italiana

Eli (Isabella Ragonese) vive a Nettuno con un marito disoccupato (Francesco Montanari) e quattro figli, in una modesta casa che a malapena riesce a contenerli. L’unica stanza da letto è dei bambini, mentre i genitori sono costretti al divano apribile nel salottino. La sua è una vita che non ammette privilegi e neanche riposo. Per sostentare la famiglia è costretta a svegliarsi sette giorni su sette alle 4.30 del mattino per andare a lavorare come barista a Roma, con orari improponibili e rientrando in tarda serata. In quelle poche ore che la separano dal crollare addormentata, riesce a dedicare tempo al compagno e ai piccoli, che quando non sono a scuola vengono affidati alla migliore amica della protagonista, Vale (Eva Grieco), performer combattuta da una sessualità ancora da capire e da una madre borghese che non capisce la sua arte. Tanto, troppo lavoro e poco tempo per se stessa: la prigione di Eli sembra essere una quotidianità che non ammette variabili positive. L’unico istinto, la sola cosa che conta è tirare avanti, è sopravvivere.

Dopo La nave dolce e a 4 anni di distanza dal politico e riuscito Diaz, Daniele Vicari ha presentato in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma il suo nuovo film, Sole Cuore Amore, un film di forte critica sociale che racconta con un filo di angoscia la difficile situazione economica dei ceti meno abbienti del nostro Paese, sfruttando pochi personaggi e una scrittura molto classica, più una semplice variazione sul tema della disoccupazione e della crisi piuttosto che essere una nuova visione originale e vigorosa. Giorno dopo giorno, un problema dopo l’altro, assistiamo impotenti al declino psico-fisico di Eli, una donna che nonostante tutto è pronta a mettere i bisogni degli altri dinnanzi ai propri. Non incolpa il marito di non riuscire a trovare un lavoro e non si piange addosso per la difficile situazione in cui versa; semplicemente stringe i denti e si costringe a sorridere, scherza con i clienti e a casa non fa pesare ai figli lo stress di una vita frenetica che dipinge per lei un inesorabile e triste destino.

In questo quadro, che sfiora con delicatezza le nostre coscienze e ci costringe a una profonda riflessione sulla società e sui suoi drammi, i personaggi vengono accompagnati nelle loro lunghe e ripetitive giornate da una colonna sonora jazz e blues, a volte vera e propria protagonista con le sue musiche da atmosfera soffusa, sbiadita, che ricorda le esistenze di Eli e Vale. Una conclusione decisa chiude infine la storia in modo spiazzante ma chiaro, mostrandoci la pesante sconfitta di un’eterna ultima in un mondo che va troppo veloce, ingiusto e senza pietà.

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