Festival di Cannes 2017: un'edizione "sottotono"?
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Festival di Cannes 2017: un’edizione “sottotono”?

Ovvero: dove sono finiti i grossi film hollywoodiani?

Festival di Cannes 2017: un’edizione “sottotono”?

Ovvero: dove sono finiti i grossi film hollywoodiani?

Festival di Cannes 2017

Si rischia sempre di passare per degli avidi ingrati, a definire il programma del Festival di Cannes “sottotono”, quindi chiariamo subito una cosa: qualsiasi lineup che comprenda autori del calibro di Michael Haneke, Todd Haynes, Takashi Miike, David Lynch Claude Lanzmann ha già vinto in partenza, essendo dei nomi così cult per i cinefili di qualsiasi latitudine.

Eppure, ciò nonostante, era forse lecito attendersi un’aria un po’ più festosa per i 70 anni della kermesse, e malgrado la consueta ricchezza della selezione, a mancare, se vogliamo metterla così, sono i titoli ultrapop dei grandi autori hollywoodiani. L’anno scorso la manifestazione ha aperto con la presenza di Kristen Stewart, Blake Lively e Jesse Eisenberg in Cafe Society di Woody Allen, proseguendo poi con la coppia Julia Roberts / George Clooney in Money Monster e la genuina fantasia de Il Grande Gigante Gentile di Steven Spielberg; l’anno prima, c’erano addirittura Mad Max: Fury Road di George Miller e Inside Out d Pete Docter e Ronnie Del Carmen. Ecco, sono delle bombe così a mancare nella mischia di quest’edizione, i film da prima pagina capaci di catalizzare giornalisti e fotografi di tutto il mondo. E se pensiamo che persino la Berlinale aveva Trainspotting 2 e, soprattutto, Logan, allora è chiaro che qualcosa stia cambiando nel Festival «più glamour del pianeta»: molti aspettavano al varco King Arthur di Guy Ritchie e Dunkirk di Christopher Nolan (ma pensiamo anche a Valerian e la Città dei mille pianeti di Luc Besson, per quanto non sia americano), e invece usciranno tutti nelle sale nel corso delle prossime settimane/mesi senza passaggio a Cannes, e l’unica opera targata U.S.A. Fuori Concorso presente in cartellone è How to Talk to Girl At Parties dell’autore indie John Cameron Mitchell.

La domanda sorge spontanea: dove sono finite le major hollywoodiane? Complice il grande successo di La La Land (sì, ha perso l’Oscar più importante, ma rimane l’autentico vincitore della scorsa stagione dei premi), e prima ancora de Il caso Spotlight e Birdman, si spera che abbiano scelto di risparmiare sulla croisette francese per puntare invece alla Mostra di Venezia, che già l’anno scorso ci ha portato, tra gli altri, I magnifici sette di Antoine Fuqua e Hacksaw Ridge di Mel Gibson. E proseguendo con le previsioni, in realtà il discorso vale anche sul versante autori: a Cannes sono presenti gli immancabili François Ozon, Yorgos Lanthimos, Naomi Kawase, Hong Sangsoo, Michel Hazanavicius e Fatih Akin, ma potrebbero invece aver scelto Venezia Alexander Payne, Wim Wenders, Bruno Dumont, Andrew Haigh, Abdellatif Kechiche, Stephen Frears, Roman Polanski e Lucrecia Martel.

L’impressione nel leggere il programma di questa 70esima edizione, insomma, è che la distanza tra Palma e Leone si stia assottigliando sempre di più. Abbiamo avuto delle edizioni in cui la kermesse si era presa il meglio del mondo lasciando alla Mostra solamente le briciole: ecco, questa non sembra una di quelle annate lì.

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