Miserie ed eroismo in tempo di guerra. Una guerra che questa volta si combatte ad armi assolutamente impari, per le strade di Nanchino, tra il dicembre del 1937 e il febbraio del 1938. Da un lato l’esercito occupante giapponese, apparentemente invincibile, dall’altro i resti dell’esercito cinese in rotta, ma soprattutto una massa di civili inermi. Sulle strade rimarranno oltre 200.000 morti. Una vicenda terribile, già raccontata in un film di qualche anno fa (John Rabe) anche se dalla prospettiva di un diplomatico tedesco coinvolto negli eventi. È questo lo sfondo dell’ultimo grande colossal di Zhang Yimou, impreziosito dalla presenza di una star americana, Christian Bale, nel ruolo di un occidentale coinvolto suo malgrado nel salvataggio di un gruppo di studentesse della locale scuola cattolica.
Eh già, perché la cosa davvero bizzarra è che la maggior parte del film (che pure non risparmia scene di grande impatto, sia per la messa in scena degli scontri che per la rappresentazione della violenza esercitata dagli invasori) si svolge all’interno della cattedrale cattolica della città. E cattolici sono i valori a cui si ispira la gran parte dei personaggi. Bale interpreta un eroe per caso e piuttosto riluttante, al contrario dell’eroico soldato cinese che, dopo aver eliminato un’intera pattuglia giapponese, perde la vita per salvare le ragazzine che rappresentano il futuro del suo Paese. A completare il quadro, qua e la un po’ troppo retorico, non manca nemmeno un manipolo di prostitute d’alto bordo (i “fiori” del titolo originale del film) che con i loro abiti sgargianti e i modi maliziosi, con quella stessa chiesa sembrano proprio fare a pugni.
Flowers of War è un film di guerra che ha il sapore del western nella scelta di figure archetipiche, come la prostituta di buon cuore, le fanciulle in pericolo, l’avversario che accerchia l’accampamento. Ed è così che si procede, tra confronti tesissimi con i giapponesi occupanti e scontri interni fra “diavolo e acqua santa”, verso l’evento finale, che non possiamo svelare per non togliere allo spettatore il gusto di appassionarsi ai destini di questi disperati in lotta per la sopravvivenza. Un’operazione di recupero della storia patria che sembrava fatta apposta per lanciare un ponte tra Cina e Occidente grazie ai riferimenti religiosi e alla presenza di un attore noto come Bale. Non fosse Bale stesso, notoriamente dotato di un carattere per così dire “vivace”, ha deciso di mettere alla prova le autorità cinesi andando in visita ad un dissidente…Del resto se lo dovevano aspettare: una volta indossati i panni dell’eroe, Bale non ha potuto tirarsi indietro!
© RIPRODUZIONE RISERVATA