Festival di Berlino 2013: Amanda Seyfried presenta Lovelace, il biopic sulla regina del porno
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Festival di Berlino 2013: Amanda Seyfried presenta Lovelace, il biopic sulla regina del porno

L'attrice è la protagosta assoluta del film del duo registico Rob Epstein e Jeffrey Friedman

Festival di Berlino 2013: Amanda Seyfried presenta Lovelace, il biopic sulla regina del porno

L'attrice è la protagosta assoluta del film del duo registico Rob Epstein e Jeffrey Friedman

Tutte le news dal Festival di Berlino 2013. Best Movie seguirà i film più importanti e vi racconterà le conferenze stampa più interessanti.

Arriva biondissima, in rosso e con un sorriso a 32 denti (per cui un giornalista le fa pure i complimenti) Amanda Seyfried, protagosta assoluta del film del duo registico Rob Epstein e Jeffrey Friedman, che tre anni fa a Berlino avevano portato un altro biopic,  The Howl, dedicato al poeta Allen Ginsberg. Alla conferenza stampa partecipa anche James Franco, allora protagonista e qui in un piccolo ruolo nei panni del patron di Playboy Hugh Hefner, ma involontariamente grazie al suo fascino e alla sua simpatia, quasi ruba la scena a film e protagonista.

Il film

Quasi… perché il soggetto di Lovelace è di quelli che non possono lasciare indifferenti: il film, infatti, ripercorre la vicenda della pornostar che divenne famosa con il suo primo e unico film Gola profonda (nonché per la sua particolare “abilità”) diventando a sopresa il simbolo della rivoluzione sessuale per poi rinnegare del tutto quel mondo e diventare un’attivista femminista. La stessa Linda, ormai moglie e madre felice, decise di narrare la sua esperienza, assai meno rosea di quanto si potrebbe credere, in un libro dal titolo significativo: Ordeal, ordalia. Fedele a questa doppia anima del personaggio narrato il film percorre la storia due volte: la prima, con uno sguardo non privo di un inquietante romanticismo e goliardia, si sofferma sul rapporto tra Linda e il marito manager Chuck Traynor (Peter Sasgaard) e l’irresistibile ascesa di Linda e della sua “gola profonda” nell’industria del porno che negli anni Settanta si avviava a passare dal mondo del semiproibito al mainstream. Linda Boreman (la Seyfried qui mora, liscia e acqua e sapone) è una ventunenne vittima di una madre (Sharon Stone) bigotta e iperprotettiva (ma la ragazza è rimasta incinta l’anno prima e il bambino è stato dato in adozione, le precauzioni, quindi, non sono mai troppe) e non ci pensa due volte a trasferirsi armi e bagagli a casa dell’affascinante e ambiguo Chuck, che la guida a scoprire un mondo nuovo di sesso e sensazioni. È così che il marito scopre la straordinaria abilità della candida Linda in una particolare “prestazione”, che immortala con un certo orgoglio nei filmini domestici. I soldi però scarseggiano e Chuck convince Linda a fare un provino per un film porno. Regista e produttore sono scettici di fronte a quella ragazza della porta accanto priva delle adeguate doti “anatomiche”, ma si ricredono quando la vedono “all’opera” in video; ed è così che decolla la straordinaria carriera di Linda Lovelace (pseudonimo creato allora), durata in realtà solo 17 giorni, come dirà poi lei. Lo straordinario successo del film la proietta sotto i riflettori tra proiezioni e party (a quello organizzato da Hugh Hefner Linda incontra anche Sammy Davis Jr). Tutto bene? Non proprio, perché è qui che gli autori riavvolgono il nastro e ci mostrano il retroscena della storia, così come fu rivelato nel libro di Linda che, su richiesta dell’editore e per confermare la verità di quello che aveva raccontato, si sottopose perfino alla macchina della verità. E allora vengono fuori le botte e i soprusi a cui Chuck, spesso sotto l’influsso di cocaina e altre droghe, la sottoponeva abitualmente, la fuga dalla madre che, fedele ai suoi principi, la rimanda a casa e le dice di obbedire al marito, senza sapere che lui la costringerà a prostituirsi e continuerà a usarle violenza anche durante il set leggendario. Linda sopporterà a lungo fino a trovare la forza di fuggire e raccontare la sua verità.

La conferenza stampa

Il film è pieno di camei di attori famosi nei ruoli più improbabili: Chris Mister Big Noth è un produttore, Adam Brody di O.C. veste i (pochi) panni di un simpatico attore porno, Hank Azaria in quelli del regista Jerry Damiano, e, udite udite, Sharon Stone è la madre cattiva e bigotta. Naturalmente i giornalisti non hanno saputo resistere alla curiosità di sapere perché i due registi hanno voluto in questo ruolo proprio un sex symbol come la Stone. «Forse è stata una scelta inconscia – dicono loro – volevamo lavorare con lei perché è una grande attrice e sapevamo che poteva portare qualcosa di inaspettato al ruolo». E sul fatto che la pellicola lasci fuori tutto il periodo “femminista” di Linda si difendono così: «In un certo senso è un film femminista, ma il film finisce quando Linda trova la sua voce, diventa davvero la star del capitolo successivo della sua vita. È un messaggio molto femminista, ma il cuore del film è  il rapporto tra Linda e Chuck, è lì dove sta il dramma».

Amanda Seyfried (che a Berlino è venuta anche per presentare il più “innocuo” Les Miserables) considera il suo ruolo in Lovelace un turning point della sua carriera: «Mi hanno dato foto e informazioni quando ci siamo incontrati per la prima volta, c’è anche molto materiale su Internet; e poi ho incontrato i figli di Linda (che è morta una decina di anni fa in un incidente d’auto)». Peter Sarsgaard, per la parte del violento Chuck, dice invece di non aver fatto ricerche particolari: «È una persona nota. Avevo molte resistenze a fare questo ruolo, vedete Amanda, io non volevo farle quelle cose orribili, volevo portarle dei fiori! Tutti noi abbiamo dentro luci e ombre, lui aveva molte ombre».

E all’inevitabile richiesta di un parere sul porno in generale, i registi se la cavano con eleganza: «Fa parte del cambiamento in atto negli anni Settanta, della rivoluzione sessuale, che per alcuni andò meglio che per altri. Il porno è come un genio nella bottiglia, non si può rimetterlo dentro quando è uscito. Noi abbiamo fatto ricerche nel mondo del porno attuale e sul set che abbiamo frequentato la regista era una donna e anche buona parte della troupe». E anche questa, forse, è una parte della rivoluzione sessuale.

 

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