Festival di Berlino 2013: Inno alla libertà personale per La religieuse, adattamento del romanzo di Diderot
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Festival di Berlino 2013: Inno alla libertà personale per La religieuse, adattamento del romanzo di Diderot

Diretto da Guillaume Nicloux, vede nel cast anche Isabelle Huppert, nei panni della superiora apparentemente amabile ma disturbata

Festival di Berlino 2013: Inno alla libertà personale per La religieuse, adattamento del romanzo di Diderot

Diretto da Guillaume Nicloux, vede nel cast anche Isabelle Huppert, nei panni della superiora apparentemente amabile ma disturbata

Tutte le news dal Festival di Berlino 2013. Best Movie seguirà i film più importanti e vi racconterà le conferenze stampa più interessanti.

Il film

Non tira bella aria nei conventi francesi del XVIII secolo e secondo il regista Guillaume Nicloux (all’attivo molta televisione ma anche L’eletto, thrillerone sovrannaturale con Monica Bellucci) nemmeno nella Francia di oggi minacciata da un’ondata di oscurantismo. Nicloux, che firma regia e sceneggiatura, adatta (non è la prima volta, negli anni Sessanta Jacques Rivette si era attirato la censura per la sua versione) un romanzo di Diderot su una monacatura forzata, una storia che vuole essere un inno alla libertà personale al di là di ogni costrizione e che fa sembrare la vicenda della monaca di Monaca di Monza di manzoniana memoria una favoletta. Suzanne Simonin (Pauline Etienne) è la terza figlia di una coppia borghese che, dopo aver speso una fortuna per sposare le due sorelle maggiori, decide di chiudere la piccola in monastero per risparmiare sulla dote, nonostante la ragazzina abbia fatto chiaramente capire di non avere alcuna vocazione. Nonostante le pressioni dei familiari e l’aiuto della madre superiora Madame de Moni (Françoise Lebrun), che la aiuta ad ambientarsi e a capire le regole della vita monacale, al momento di prendere i voti Suzanne dice no e viene mandata a casa. Qui però la madre (Martina Gedeck) le racconta il segreto della sua nascita: Suzanne non è figlia del marito, ma di un’unica grande trasgressione della signora Simonin, esule tedesca che tra le braccia di un connazionale aveva trovato un breve momento d’amore. Nessuno, nemmeno il vero padre di Suzanne, è a conoscenza della cosa, ma il desiderio della madre di mandarla in monastero nasce tanto dalla volontà di espiare quanto da quella di proteggere la figlia del peccato da un mondo che non le vorrà mai bene. Vinta dalla rivelazione, Suzanne accetta tristemente il suo destino, ma la morte improvvisa dell’anziana Madame de Moni, proprio il giorno del suo ingresso nell’ordine, la lascia preda della malevolenza e dei soprusi della nuova crudele superiora, suor Cristine. Suzanne, che cerca in tutti i modi di fare annullare i suoi voti, viene progressivamente isolata, lasciata a pane e acqua, messa a fare i lavori più pesanti e poi privata anche del conforto dei sacramenti e della preghiera, cui pure, nonostante tutto, continua a dedicarsi. Decisa a non cedere, raccoglie le sue memorie in un diario, che riesce a far arrivare fuori dal convento tramite un’altra suora, attirando l’attenzione delle autorità ecclesiastiche, che non accettano la sua richiesta di annullare i voti, ma intraprendono un’inchiesta e finiscono per rimuovere la superiora e “ricollocare” Suzanne in un’altro monastero. Nel nuovo monastero, un paradiso a confronto dell’inferno precedente, la attendono nuove insidie, per opera della superiora Saint Eutrope, che per Suzanne concepisce subito un’attenzione molto “particolare”, e comincia a molestarla infilandosi durante la notte nel suo letto e pretendendo attenzioni con la scusa di volerla consolare delle sofferenze subite. A salvare finalmente la poveretta arriverà il padre perduto, rintracciato da un caritatevole avvocato che si è preso a cuore la sua storia.

La conferenza stampa

Nella parte della sfortunata Suzanne troviamo la luminosa Pauline Etienne che dice di essersi calata nel personaggio soprattutto sul set. «Non mi sono preparata prima, se non sulla parte di studio della musica. Sono diventata Suzanne vivendo quello che viveva lei». Anche quando ha dovuto girare scene dure come quella in cui la gettano in un sotterraneo? «Sì, mi hanno buttato lì e basta, proprio come lei». E quanto al vestire i panni di un personaggio di questo tipo, aggiunge: «È stata un’esperienza intensa, Suzanne ha una grande forza interiore, è stato bello essere lei. Però i vestiti erano davvero pesanti, con tutti quegli strati, anche il velo era pesante».

Nicloux dice di essere stato colpito in particolare dalla grazia che emanava la giovane attrice: «Si può essere toccati da un uomo o da una donna, dal modo in cui ti guarda. È così che mi sono sentito verso Pauline». Nei panni della superiora apparentemente amabile ma disturbata Saint Eutrope, giganteggia Isabelle Huppert, che pareva visibilmente divertita nella parte. A chi le chiedeva se aveva visto il personaggio (in realtà piuttosto inquietante, visto che Suzanne sembra essere solo l’ultima delle giovani monache cui impone le sue attenzioni)  in chiave comica ha risposto: «Ho letto il romanzo di Diderot e ho trovato che in tutti i personaggi c’è un tratto comune: il profondo stupore di fronte a quello che capita loro. Non è un libro comico, ma c’è dell’umorismo, i personaggi sono sempre presi di sorpresa e non capiscono cosa gli capita. Questo è qualcosa di universale, capita in tutte le epoche». È rimasto invece un po’ a bocca asciutta chi chiedeva al regista un parere sull’attualità di una storia che tratta di soprusi vecchi ormai di duecento anni mentre in paesi come l’Iran le donne ancora soffrono di gravi costrizioni alla loro libertà. Nicloux, che si dichiara orgogliosamente ateo, controbatte: «In Francia ancora oggi c’è un oscurantismo magari più sottile, ci fanno credere che la parità è stata ottenuta, ma c’è ancora un’ideologia reazionaria, un maschilismo mascherato. Ci sono tanti giovani oggi che si rivolgono alla religione, bisogna metterli in guardia». Siete avvisati, lo spirito della Rivoluzione francese è tornato.

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