È stato uno dei film più apprezzati dalla stampa l’esordio cinematografico di Yann Demange (regista nato a Parigi ma cresciuto a Londra, con una solida carriera televisiva alle spalle). Duro e teso, racconta l’odissea notturna di un giovane soldato inglese, Gary Hook (Jack O’Connel, giovane attore in ascesa sulla scena britannica, lo vedremo presto in 300: L’alba di un impero e nel prossimo film da regista di Angelina Jolie, Unbroken) che cerca di salvarsi la vita per le strade e i vicoli di una Belfast cattolica ostile e pericolosa.
Con ’71, nonostante la scrupolosa documentazione, non siamo di fronte ad un episodio di cronaca, ma a una storia di invenzione e la prospettiva è volutamente molto diversa, quasi da thriller.
Lo spettatore si trova spesso costretto nel punto di vista di Gary, che è disperso in pochi chilometri quadrati di vicoli e caseggiati, ma si deve muovere come se si trovasse in una giungla vietnamita.
Gary (che viene da un orfanotrofio e lì ha lasciato un fratellino piccolo), viene spedito a sorpresa insieme al suo plotone in Irlanda del Nord, anziché nella più sicura Germania, per fare fronte all’emergenza di continue sommosse e scontri tra fazione cattolica e protestante.
Il gruppo di soldati viene inviato a dare manforte durante l’ispezione in cerca di armi all’interno di un gruppo di case cattoliche. Per colpa di un ufficiale troppo benintenzionato i soldati sono privi della protezione antisommossa e così, quando la situazione degenera e il cordone protettivo non regge, Gary e un amico si ritrovano circondati dalla folla inferocita. Mentre il commilitone viene freddato immediatamente da un giovane attivista cattolico, Gary si dà alla fuga, nascondendosi fino al calare della notte.
Di qui in poi il suo difficile ritorno verso le baracche (pochi chilometri che sembrano infiniti), tra alleati inaspettati (un giovanissimo orangista protestante, che lo conduce nella zona teoricamente “sicura” della città), imboscate e falsi amici.
Le cose, però, diventano presto ancora più complicate: Gary vede qualcosa che non dovrebbe e così a cercarlo con pessime intenzioni non ci sono più solo gli estremisti cattolici, ma anche alcuni ufficiali britannici “sotto copertura” che temono che il loro sporco lavoro (una bomba scoppiata per errore in un pub protestante) venga alla luce.
«Non volevo fare una storia sull’Irlanda – dice il regista – del resto per il tuo primo film vuoi scegliere un argomento con cui entri in connessione. Mi è stata spedita questa sceneggiatura e ho trovato che fosse una storia universale. Ci si connette con la vicenda di Hook».
Lo sceneggiatore Gregory Burke dice di aver tratto ispirazione anche da Apocalypto di Mel Gibson, dove c’è un uomo che fugge per salvarsi la vita. «Volevamo che fosse un inglese, non un irlandese, perché altrimenti avrebbe potuto capire la situazione. Invece lui non capisce e non sa come salvarsi. Si trova in un posto che è parte del suo Paese ma gli è completamente estraneo».
Un altro aspetto importante per il regista era parlare dei bambini che crescono in mezzo ai conflitti (qui ce ne sono due e fanno entrambi una brutta fine).
Nessuno degli attori, a parte Charlie Murphy (che ha la parte di Brigit, la figlia di un dottore cattolico che si trova controvoglia a soccorrere Gary), ha visto il film completo, solo alcune parti del girato. «Lo vedi – ha raccontato la Murphy – e ti rendi conto che avresti potuto fare una scena in modo diverso. Mi ha preso di sorpresa anche se avevo letto tutta la sceneggiatura».
Jack O’ Connel, il giovane protagonista (che in passato aveva anche pensato di fare il calciatore o entrare nell’esercito) parla di una esperienza educativa sul set. «A parte il fatto che non abbiamo avuto la quantità di sonno sufficiente per un essere umano normale».
Che il set sia stato impegnativo lo conferma anche il regista: «Abbiamo girato a primavera e il sole sorgeva presto, quindi diventava difficile girare in notturna. Sentivi gli uccelli che cominciavano a cantare e sapevi che era finita. Ma alla fine devi fare i conti con le risorse che hai e con il fatto che le notti sono corte…».
Dieci anni fa proprio a Berlino Paul Greengrass aveva presentato Bloody Sunday, che raccontava un episodio di cronaca di un anno più recente, il massacro di manifestanti avvenuto nel 1972 proprio a Belfast. Chissà che anche questo solidissimo esordio non porti fortuna a regista e interprete…
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