Festival di Berlino, la Germania multietnica di Almanya
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Festival di Berlino, la Germania multietnica di Almanya

La saga tragicomica di una famiglia turca che cerca il suo posto (e la sua identità) in Germania dal boom economico ai giorni nostri

Festival di Berlino, la Germania multietnica di Almanya

La saga tragicomica di una famiglia turca che cerca il suo posto (e la sua identità) in Germania dal boom economico ai giorni nostri

Se l’accesso nel club europeo si giocasse a colpi di simpatia la famiglia Yilmaz avrebbe già guadagnato alla Turchia quel posto che i rischi dell’autoritarismo e di una nuova deriva fondamentalista le hanno fino ad ora precluso.

La scoppiettante pellicola delle sorelle Samdereli (una lunga e felice esperienza televisiva alle spalle per rodare la penna e la macchina da presa), Almanya, ha strappato molte risate e una sincera emozione al pubblico del Festival di Berlino dove è stata presentato Fuori Concorso.

Sulla scia di commedie etniche come East is East, ma anche Sognando Beckham o Soul Kitchen, Alymania viaggia avanti e indietro tra l’oggi di una Germania, in cui il multiculturalismo sembra morto, e gli anni ’60 “quando tutto è cominciato”.

«Abbiamo voluto fare un film che mostri in modo del tutto soggettivo il perché della presenza turca in Germania, ma anche cosa significa essere stranieri in un paese. Per farlo abbiamo lavorato con una troupe mista turco-tedesca tra la Germania e la Turchia, usando all’occorrenza l’inglese come lingua franca». Un’esperienza non solo professionale, ma di vita, basata in buona parte su materiale autobiografico…

Raccontata nella chiave di una favola colorita e umoristica, ma non priva di verità, dalla nipote Canan (che ha il suo piccolo segreto da nascondere, aspetta un figlio dal fidanzato inglese di cui la famiglia non sa nulla), la saga del testardo Hüseyin, della sua coraggiosa consorte Fatma e dei loro figli parte dall’Anatolia rurale per arrivare in una Germania all’alba del boom economico.

Lo sguardo curioso e stupito dei turchi nei confronti dei tedeschi e delle loro bizzarre abitudini (tra cui portare a spasso dei grossi topi al guinzaglio – trattasi di bassotti…) è reso ancora più gustoso dall’invenzione di una lingua immaginaria che rende la comunicazione tra stranieri e autoctoni ancora più complicata.

E arrivando all’oggi non pare che l’integrazione sia diventata poi tanto più semplice. Il vecchio Hüseyin, che ha gli incubi al pensiero di ricevere il passaporto tedesco (ed essere di conseguenza costretto a mangiare maiale, bere birra e ascoltare terribili lieder), non ha nessuna intenzione di lasciare che la sua famiglia perda i contatti con la sua storia e così obbliga figli e nipoti a seguirlo in vacanza nella terra natia.

L’unico a dargli veramente retta è il nipotino Cenk (padre turco e biondissima mamma tedesca), che a scuola è stufo di rimanere fuori sia dalla squadra dei locali che da quella degli stranieri e sogna di accompagnare il nonno a pronunciare il suo discorso di fronte alla cancelliera Angela Merkel. Del resto Hüseyin, messa da parte l’iniziale ritrosia, è ben pronto a far sentire la sua voce senza nemmeno un briciolo di paura; e tutto sommato ha pure le sue ragioni: in fondo sia lui che la cancelliera vengono dall’Est…






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