Visita la nostra sezione dedicata al Festival di Berlino 2017
In una valle della Polonia meridionale misteriose morti tra i cacciatori locali sconvolgono una comunità ai confini del mondo. Dopo l’ungherese On body and soul, un altro film in cui il mondo animale diventa immagine potente, e in questo caso vero e proprio protagonista, di una storia che ha una grande forza di denuncia.
«Non mi interessava fare un film di propaganda, ma provocare sì. È una storia con un valore politico perché parte da un’attività, la caccia, che in Polonia è il simbolo di un certo modo di concepirsi. Nel nostro paese la legge sulla caccia è molto sbilanciata a favore dei cacciatori, esiste una versa e propria lobby dei cacciatori che coinvolge molti politici, il che è ovviamente inquietante» dichiara senza mezzi termini la regista Agnieszka Holland.
La storia è quella di una piccola comunità in cui trovano posto figure “aliene” come le definisce sempre la regista, un microcosmo in cui la caccia agli animali, praticata con crudeltà e come hobby, senza alcuna vera necessità, è la metafora per una mancanza di rispetto dei diritti dei più deboli (qui gli animali, altrove le donne o le minoranze). Ma a un certo punto i cacciatori cominciano a morire, apparentemente per mano (o sarebbe giusto dire zampa) di quegli stessi animali che hanno sempre sterminato… In mezzo a questa strana fiaba nera spicca la figura di una donna, interpretata da Agnieszka Mandat, che non smette di denunciare gli abusi dei potenti, siano commessi contro gli animali che ama o contro chi è troppo debole per difendersi.
«È un film difficile da definire, non è come i miei film passati appartenente a un solo genere e forse anche per questo è stato così difficile riuscire a farlo. Dopo 17 stesure di sceneggiatura è poi anche stato complesso decidere come girarlo… è in parte thriller, ma anche un dramma femminista e una commedia nera e per questo per me si è trattato anche di una sfida stilistica »
La co-sceneggiatrice Olga Tokarczuk (già autrice del romanzo Drive Your Plough Over the Bones of the Dead da cui il film è tratto) ha voluto sottolineare che, dietro la battaglia ecologista, il film è per lei « una reazione alla crisi intellettuale che si vive in Europa e non solo, con l’affermarsi di poteri autoritari contro i quali l’unica alternativa è affermare che non ci può essere democrazia senza difesa dei diritti delle donne così come quelli della natura»
Un conflitto politico che si consuma in un luogo carico di storia: la zona che ora appartiene alla Polonia è stata prima parte della Cecoslovacchia e prima ancora della Germania, terra di occupazione nell’ultimo conflitto mondiale, che ha lasciato dietro di sé ferite profonde, come ben racconta il segreto nascosto da uno dei personaggi.
«Sono contenta che questa valle possa essere finalmente vista al cinema. È una regione speciale, al centro dell’Europa e in un certo senso metafora del senso stesso dell’Europa in cui abbiamo volute mettere al centro una questione che riguarda tutti» ha ribadito la Tokarczuk, convinta quanto la regista che una sensibilità a questi temi si stia facendo largo. E non solo sugli schermi del festival.
© RIPRODUZIONE RISERVATA