È sabato pomeriggio, qui a Cannes, e il concorso ufficiale si è chiuso stamattina con la proiezione di Macbeth di Justin Kurzel (qui la recensione).
Dopo dieci giorni di proiezioni, sulla base dell’accoglienza ricevuta dai film da stampa e pubblico, è possibile fare delle ipotesi su come saranno distribuiti i premi di questa edizione numero 68 del Festival.
PALMA D’ORO
I candidati più credibili sono tre: The Assassin di Hou Hsiao-Hsien (Taiwan), Mountains May Depart di Jia Zhang-ke (Cina) e Carol di Todd Haynes (Usa). Potremmo aggiungere alla terna l’ungherese Saul Fia, ma sembra più probabile, come vedremo, un premio alla regia. Il premio al film cinese o a quello americano sarebbe più scontato, andrebbe a premiare un cinema di qualità ma poco coraggioso; questo vale soprattutto per il film di Jia Zhang-ke, in cui a una bella riflessione sulle ricadute private dell’occidentalizzazione della Cina, corrisponde una messa in scena di poco interesse, a tratti addirittura approssimativa, e si vede che il film è stato completato di corsa. Mentre The Assassin, il nostro preferito, mette assieme i luoghi comuni del wuxiapian con un montaggio che fa sempre la scelta meno ovvia e più suggestiva, specie nei tagli delle scene d’azione.
GRAN PRIX
È la medaglia d’argento del Festival, lo scorso anno se la aggiudicò il film di Alice Rohrwacher Le meraviglie. In questo caso è probabile vada a uno dei film citati sopra. Se vince Hou Hsiao-Hsien il premio più importante, propenderemmo per Mountains May Depart di Jia Zhang-ke (Cina), ma potrebbe avere qualche speranza anche Mia madre di Nanni Moretti.
PREMIO ALLA MIGLIOR REGIA
Qui, come dicevamo, puntiamo su Saul Fia di László Nemes, in cui l’Olocausto viene affrontato con intelligenza e umanità attraverso una soluzione inedita di regia. Nemes segue il protagonista (un ebreo del Sonderkommando che vuole dare sepoltura al cadavere del figlio), e solo lui, lungo tutto il film, tenendo l’inquadratura stretta e lasciando che le violenze del campo di concentramento facciano capolino solo sfocate, tagliate, o in secondo piano, testimoniando allo stesso tempo l’orrore e la sua non-rappresentabilità. Piccolissime speranze per Garrone e Sorrentino, ma anche se alla fine Saul Fia vincesse il Festival facendo saltare il banco, è più facile che qui prenda il premio Todd Haynes.
PREMIO ALLA MIGLIOR SCENEGGIATURA
Qua è dura. Posto che Jia Zhang-ke vinca il Gran Prix, l’originalità e l’umorismo nero del greco The Lobster di Yorgos Lanthimos potrebbero essere nelle corde dei Coen presidenti di giuria. In seconda battuta il cinema d’impegno sociale del francese The Measure of a Man di Stéphane Brizé ha buone possibilità, e piccole chance ci sono anche per il giapponese Our Little Sister di Kore-Eda Hirokazu.
MIGLIOR ATTORE
Michael Caine ha già annunciato di essere a un passo dal ritiro, e il suo ruolo nel film di Sorrentino La giovinezza è di quelli che si ricordano: se non lo premiassero sarebbe bizzarro.
Noi invece lo daremmo al pirotecnico Vincent Cassell del bel Mon Roi. Subito dietro il Vincent Lindon di The Measure of a Man e Gerard Depardieu per Valley of Love, che però è un film davvero brutto.
MIGLIOR ATTRICE
Forse il premio più incerto del Festival. Ci sono Emmanuelle Bercot, ancora per Mon Roi, la Cate Blanchette di Carol, la nostra Margherita Buy nel film di Moretti. Siccome non crediamo che il film di Maiwenne resterà a bocca asciutta, ci sbilanciamo sul primo nome. Ci sarebbero anche le protagoniste del film cinese e taiwanese, ma come detto pensiamo che prenderanno premi più importanti.
PREMIO DELLA GIURIA
È una specie di premio di consolazione, va sempre a film belli ma rimasti per qualche motivo fuori dal giro dei premi maggiori. Diciamo che è la medaglia di bronzo. Quindi i titoli sono i soliti, potrebbero giocarsela Mia madre e Carol.
La premiazione sarà domani, domenica 24 maggio, a partire dalle 18.50. Staremo a vedere quanto ne abbiamo azzeccate.
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