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Si comincia! I film piu attesi, le star e le prime polemiche di Cannes 2023

Il responsabile editoriale di Best Movie e Best Streaming Giorgio Viaro ci introduce all'imminente 76ª edizione della kermesse francese

Si comincia! I film piu attesi, le star e le prime polemiche di Cannes 2023

Il responsabile editoriale di Best Movie e Best Streaming Giorgio Viaro ci introduce all'imminente 76ª edizione della kermesse francese

Festival-di-Cannes-2023

Il sole illumina il tappeto rosso della Croisette, che viene steso proprio in queste ore. File di curiosi cominciano a sbirciare i luoghi sacri del Festival, le scalinate, l’accesso al Palais ad esclusiva degli accreditati, i grandi alberghi dalle cui porte girevoli sbucano le prime star nascoste dietro gli occhiali da sole e i grandi cappelli. Sulle affiches della 76a edizione, sparse su tutto il lungomare e riprese nelle gigantografie del Grand Théâtre Louis Lumière, una Catherine Deneuve poco più che ventenne si lega i capelli biondi con un elastico, baciata dalla luce della Costa Azzurra.

Il Festival comincia e si svela, mostrando i primi film. Nel pomeriggio la versione restaurata di L’amour fou di Jacques Rivette, una sbornia di nouvelle vague (oltre quattro ore, in bianco e nero) firmata da uno dei suoi maestri più grandi, giusto per entrare nel ritmo “frenetico ma dilatato” della rassegna. I film lunghissimi d’altra parte si sprecheranno, come di consueto, dal nuovo documentario del maestro cinese Wang Bing (Youth (Spring), tre ore e mezza, all’attesissimo nuovo lavoro di Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon, che nel fine settimana porterà sul red carpet tra gli altri Leonardo Di Caprio e Robert De Niro: durata tre ore e venti, come About Dry Grasses, del turco Nuri Bilge Ceylan.

Orientarsi nel programma, quando ancora tutto deve cominciare, non è un esercizio semplicissimo, tra grandi autori ben noti e più o meno sempre simili a se stessi (Ken Loach, Aki Kaurismäki, Wes Anderson, Kore-Eda Hirokazu), nomi meno blasonati ma molto amati dai cinefili e potenzialmente più sorprendenti (Jonathan Glazer, Jessica Hausner) e la folta pattuglia francese (Breillat, Corsini, Triet…). E poi ci sono le sezioni collaterali: la Quinzaine, che quest’anno ha un nuovo direttore artistico e un nuovo nome (“gender free”: Quinzaine des cinéastes), e la Semaine de la Critique, che spesso riserva belle sorprese, lo scorso anno per esempio Aftersun di Charlotte Wells. Di queste due corsie meno prestigiose, e in particolare della Quinzaine, va segnalata per lo meno la presenza di Michel Gondry, con il suo Le Livre des Solutions, ritorno al lungometraggio a otto anni da Microbe et Gasoil.

Per chi ama fare questo genere di conti, infine, il calcolo dice che le registe in concorso stavolta sono sei – tra cui la nostra Alice Rohrwacher, fresca di nomination all’Oscar con Le pupille –, e gli italiani tre, tutti buoni candidati per un premio: ci sono anche Bellocchio e Moretti, il cui ottimo film è uscito in Italia da quasi un mese. Il delegato generale del Festival, Thierry Frémaux, alla sua ventiduesima edizione, ormai una specie di monarca a vita, ieri in conferenza stampa ha specificato che avrebbe voluto che anche la presidente di giuria fosse una donna, ma sostanzialmente non ha trovato nessuna che fosse libera nel periodo giusto e all’altezza del compito. Finendo per ripiegare su Ruben Östlund (“Era la mia prima scelta… tra gli uomini”), due volte Palma d’Oro e “campione uscente” con Triangle of Sadness.

Ne parleremo i prossimi giorni assieme a tutti gli altri giornalisti del Festival, per la maggior parte italiani o francesi, che da venerdì scorso imprecano contro il sistema di prenotazioni: i film si acquisiscono online alle sette di mattina e con quattro giorni di anticipo, ma pochi istanti (non secondi: istanti) dopo il via molte proiezioni risultano già esaurite, specie le più attese, come Indiana Jones e Scorsese.
Ma le polemiche qui sono all’ordine del giorno, almeno fino a che non iniziano i film, e spesso anche dopo.

Foto: Stephanie Cardinale – Corbis / GettyImages

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