Festival di Roma 2010: Kill Me please, riso amaro sull'eutanasia
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Festival di Roma 2010: Kill Me please, riso amaro sull’eutanasia

La dissacrante commedia sull’eutanasia diretta da Olias Barco sembra convincere critica e pubblico

Festival di Roma 2010: Kill Me please, riso amaro sull’eutanasia

La dissacrante commedia sull’eutanasia diretta da Olias Barco sembra convincere critica e pubblico

La commedia nera scritta e diretta da Olias Barco, che tratta il tema dell’eutanasia in modo piuttosto singolare, sembra mettere d’accordo pubblico e critica.

Kill Me Please è un film che non passerà inosservato a questo quinto Festival del cinema di Roma e tratta in modo decisamente originale un tema così delicato come l’eutanasia. I personaggi sono estremamente delineati e ben interpretati, a poco a poco si disvelano al pubblico che comincia a conoscerli e ad entrare nelle loro vite. Barco utilizza una narrazione che sfiora i limiti dell’assurdo, i personaggi sono così surreali da essere veri. Kill me please è una commedia, ma la risata, il più delle volte, rimane “strozzata” in gola perchè il regista non dimentica di farci notare quanto in verità sia tragica la realtà che vi si cela dietro. L’uso del bianco e nero (anche nelle scenografie e nei costumi), dei primi piani e le differenti profondità di campo enfatizzano l’aspetto grottesco del film costruendo prospettive a tratti surreali che contribuiscono alla costruzione di un mondo che sembra essere altro rispetto alla realtà quotidiana.

A parlarci di questa dissacrante e grottesca commedia è Zazie de Paris che afferma: «È un film sicuramente divertente che vuole parlare del diritto alla morte spiazzando lo spettatore. In una scena si ride ma subito dopo lo spettatore realizza che è molto più tragica che divertente».

Il film prende spunto dalle vicende reali di una clinica per l’eutanasia realmente esistente in Svizzera, la clinica si chiama Dignitas (nome che avrebbe dato il titolo provvisorio al film).

Kill Me Please è una commedia in bianco e nero, («perché non avevamo abbastanza soldi…»,  afferma Zazie), grottesca e scorretta. Racconta la storia del Dr Kruger (Aurelien Recoing) che, nella sua clinica, vuole dare un senso al suicidio. Il suo sogno è quello di creare una clinica dove “suicidarsi” sia un atto consapevole svolto con assistenza medica. La sua “originale” clinica, sperduta fra le montagne e rintracciabile solo su internet, richiama personaggi alquanto stravaganti: un famoso comico con un cancro incurabile, un commesso viaggiatore che cela sordidi segreti, un ricco erede lussemburghese, una bella ragazza con manie autolesioniste, un vecchio cabarettista berlinese dalla voce rovinata e un uomo che ha perso tutto nel gioco d’azzardo, moglie compresa, tutti accomunati dal desiderio di morire.

Secondo quanto affermato da Zazie de Paris, il film avrebbe un fondo autobiografico del regista – sceneggiatore: «Barco ha tentato il suicidio un paio di volte, inoltre fu colpito da una forte depressione dopo che la critica francese ha letteralmente stroncato il suo precedente film Snowboarder, tanto che decise di abbandonare la Francia e trasferirsi in Belgio».

Il film è stato girato con uno stile documentaristico, usando molti primi piani, perché così, secondo l’intenzione di Barco, la realtà della morte assistita appare per ciò che è: una macabra farsa.

Nel cast: Virgile Bramly, Aurelien Recoing, Benoit Poelvoorde, Bouli Lanners, Saul Rubinek, Zazie de Paris.

Ecco alcune foto del Red Carpet

(foto Guido Villa)

Il cast e il regista

Virginie Efira

Virgile Bramly

Zazie de Paris

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