La storia di Pinuccio Lovero, “becchino per vocazione”, salì alla ribalta nel 2008 grazie al documentario del regista Pippo Mezzapesa, Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate, che raccontava la storia di questo impiegato cimiteriale di un paesino della Puglia in cui, dal suo arrivo, non era morto più nessuno. La singolare storia di un uomo, la cui unica aspirazione era avere un “posto fisso” al cimitero, rimbalzò tra giornali e tv. Oggi, a 5 anni di distanza, Lovero, che lavora a tempo indeterminato al cimitero di Bitonto, ha deciso di continuare a stupire, candidandosi alle elezioni comunali della città con un programma tutto da scoprire. Con Yes, I can, Mezzapesa racconta la scelta di Lovero e segue da vicino la campagna elettorale in cui Pinuccio affigge da solo i manifesti. Un divertente documentario che mostra come un piccolo paese possa essere lo specchio di quanto in realtà avviene in Italia, dove ormai si è perso il senso del bene comune.
Abbiamo incontrato al Festival il regista Pippo Mezzapesa e il protagonista Pinuccio Lovero, che, durante una divertente conferenza stampa, ci hanno parlato di questo progetto, finanziato dal MIBAC per la sezione documentari, che però non ha ancora una distribuzione.
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Pippo Mezzapesa: «Pinuccio è “piombato” nella mia vita forse da sempre, siamo nati lo stesso stesso giorno, siamo dello stesso paese, era inevitabile che ci scontrassimo. L’ho conosciuto meglio sul set di un cortometraggio del 2003 ambientato nel mondo delle bande musicali di paese. Ho utilizzato la banda in cui Pinuccio suona le percussioni. Sono venuto a conoscenza del suo sogno di diventare custode del cimitero, mi è sembrato molto interessante, tanto che ho pensato subito di scrivere una sceneggiatura. Sono poi venuto a sapere della sua frustrazione sul fatto che sì, lui era riuscito ad entrare come custode, diventando sindaco di una necropolis, ma da un anno in quel paese non era morto nessuno. Quindi non aveva ancora svolto il suo vero lavoro. Per caso, 5 anni dopo, ho incontrato Pinuccio durante la processione della settimana santa, l’unica per cui prende le ferie dal cimitero, e lì mi ha dato un “santino elettorale” con la locandina del vecchio film e il partito politico di riferimento e mi ha detto di essersi candidato. A quel punto ho convocato la stessa troupe di Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate, gli stessi partner produttivi e abbiamo messo su questo lavoro che ha avuto come intento quello di scoprire quali fossero le motivazioni della candidatura di Pinuccio e il suo programma. Con questo film abbiamo anche voluto analizzare il microcosmo bitontino, che poi ripropone in piccolo le dinamiche del macrocosmo nazionale.
Il suo programma elettorale tutto cimiteriale è stata la molla che ci ha convinto a seguire la sua vicenda: lui alle rottamazioni preferisce le tumulazioni. Pinuccio è un politico che va “oltre”!».
Pino Lovero: «Pensavo che fare una campagna elettorale fosse semplice, ma è stato molto difficile. Come trovare lo slogan da mettere sul manifesto “pensate al vostro domani”. È stata un’impresa tragica perché la gente a cui davo il “santino” e con cui parlavo mi mandava a quel paese dicendomi: “Pinuccio al tuo domani pensaci tu che al nostro ci pensiamo noi”.
Pensavo di poter prendere qualche voto in più in base al primo film presentato a Venezia. Ma in fondo, io lavoro ancora al cimitero. Nelle festività la gente viene a trovare i suoi cari, alcuni si fermano appositamente per venire a trovarmi e farsi una foto.
Nel mio programma ho citato tutte le difficoltà che ci sono dove lavoro, tutto quello che serviva: loculi, collegamenti dell’acqua, bagni per disabili. Ho pensato che fossero buone carte per poter vincere. Ma poi, così come a livello nazionale, ci sono traditori anche a livello locale.»
P.M.: «C’è una naturale difficoltà e refrattarietà della gente nell’avere un rapporto con il mondo dell’aldilà, che tu rappresenti. Votare te significava fare i conti con qualcosa a cui nessuno di noi vuole pensare».
P.L.: «Sì, ma prima o poi bisogna pensarci, non siamo noi a decidere. Di ultranovantenni ne vengono pochi oggi. Giusto qualcuno che vive in campagna e respira aria pulita».
Come avete preparato la scena in cui Pinuccio incontra Nichi Vendola? Finzione o realtà?
P.M.: «In quella scena ci sono un vero politico (Vendola) e un aspirante tale (Pinuccio). Sono in una situazione reale, ma inquadrati da una macchina da presa. Insomma, una messa in scena con approccio documentaristico. I due non si conoscevano prima. Vendola era in consiglio, Pinuccio è arrivato e ha aspettato quattro ore e mezza, l’abbiamo fatto innervosire come si fa con i tori (ride). A Vendola abbiamo solo detto di sedersi accanto a Pinuccio ed attendere che lui cominciasse a fare le domande. Effettivamente è una scena a metà tra finzione e realtà, senza tagli e in un unico piano sequenza.»
Pinuccio cosa vuole fare da grande?
P.L.: «Il lavoro è prima di tutto. Se poi ci saranno registi che mi vorranno dare qualche piccola parte, l’accetterò. Pippo non ha dovuto fare nulla, ha solo dovuto riprendere il personaggio».
Un’ultima domanda, perché questo titolo?
P.M.: «Perchè Pinuccio è l’Obama di Bitonto!»
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