A caldo, dopo il verdetto della giuria del Festival di Roma, arrivano i primi commenti di chi ha partecipato, come Pupi Avati (in gara con Il cuore grande delle ragazze) e del direttore artistico Piera De Tassis. Il regista ha rilasciato un commento amaro al Corriere della Sera di sabato: «Io ne ho tratto beneficio ma se fossi un regista italiano ci penserei quarantadue volte prima di andare a un festival, mi chiederei: cosa ci vado a fare?». Avati difende comunque la sua scelta di partecipare: «Non conoscevo questo festival, è un’esperienza che ho vissuto benissimo. Il mio film, Il cuore grande delle ragazze è stato accolto bene dal pubblico». Il regista, però, attacca le giurie: «Il metro di giudizio ormai è un classico, è così prevedibile. Ci sono delle giurie fatte apposta per vivere in una sorta di piccolo snobismo provinciale. E’ la rovina dei festival che rischiano di diventare totalmente irrilevanti, al contrario di chi li ritiene uno strumento di comunicazione. Andrebbe premiato il cinema di qualità che guarda anche il pubblico». Un verdetto che mette in crisi l’anima popolare di questo festival: «Non puoi essere popolare e avere un orientamento finale da teatro off degli anni ’70». Infine una battuta sulla Fondazione Cinema perché si fa il suo nome come successore del presidente Gian Luigi Rondi: «Non farei mai nulla contro di lui. Comunque è vero, me l’hanno chiesto. In futuro vedremo».
E sempre a conclusione della sesta edizione della manifestazione, interviene anche Piera Detassis il direttore artistico del Festival di Roma: «A dicembre scadrà il mio mandato ma scadrà allegramente e sono felice del gesto di affetto del presidente Rondi che ha detto di voler proporre di nuovo la mia nomina a direttore artistico del Festival di Roma a gennaio». Sulle polemiche che hanno anticipato la kermesse cinematografica capitolina Piera Detassis chiarisce: «Riguardo alle recenti dichiarazioni del ministro Galan che vorrebbe incrementare il mercato del festival con i contributi statali, credo sia impossibile immaginare questo mercato senza questo festival. Le due cose devono marciare insieme. Comunque siamo contenti d avere il suo appoggio anche se solo legato al mercato e spero che in futuro si possa trovare un accordo migliore tra il ministro e i soci fondatori». Aggiunge infine il direttore: «Per quanto riguarda questa sesta edizione mi sembra che tutto sia andato bene. Certo è che gli attacchi non fanno bene al festival; si lavora sempre in emergenza ed è difficile fare un serio lavoro di programmazione».
La sesta edizione del Festival di Roma si è chiusa con una crescita del 4,4% del numero di spettatori, passati dai 118mila del 2011 ai 123mila del 2011. L’incasso totale è stato di 472mila euro contro i 460mila dell’anno scorso. In calo, invece, gli accreditati, scesi da 8.598 a 8.510. Sul red carpet hanno sfilato 270 artisti italiani (261 nel 210) e 314 stranieri contro 308. Calati anche i partner promozionali, scesi da 164 a 140. Tra le sezioni, grande crescita di Alice nella città passata da 10.816 ingressi a 15.717. I giornalisti accreditati sono stati 2.704. (Foto di Getty Images)
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