Era già accaduto per il Festival di Cannes un paio di anni fa, e adesso la storia si ripete anche per l’imminente Festival di Venezia: attraverso ANEC e ANEM, gli esercenti italiani hanno fatto sapere di essere assolutamente contrari alla presenza nel cartellone veneziano di film che non usciranno nelle sale bensì direttamente in streaming, ovvero i titoli targati Netflix quali ad esempio Roma di Alfonso Cuaron, La Ballata di Buster Scruggs dei fratelli Coen e 22 July di Paul Greengrass.
Leggiamo su AnecWeb: «Si tratta di un tema molto delicato che andrebbe affrontato d’intesa con tutti gli operatori della filiera cinematografica, specie in un periodo in cui l’esercizio – che rimane il principale canale di sfruttamento e di valorizzazione di un’opera cinematografica – è in una fase di grave crisi, per via di problemi strutturali del mercato (stagionalità e fiscalità in primis) che meritano un approfondimento e un’analisi che si stanno sviluppando presso i competenti contesti istituzionali. La Legge Cinema ha fornito i primi strumenti: l’Esercizio è a disposizione per lavorare a soluzioni utili al mercato, ma senza penalizzare questa fondamentale catena del valore».
Ha immediatamente replicato il direttore della Mostra, Alberto Barbera: «Francamente non ho capito perché il comunicato degli esercenti mi chiami in causa: non ho voce in capitolo su marketing e distribuzione di un film. Non posso entrare nel merito della distribuzione e dell’esercizio, mi sono limitato a segnalare l’esistenza di un problema che non è competenza di un festival, che non può suggerire rimedi o favorire soluzioni positive al problema stesso».
Qui invece le sue parole riguardo la possibilità di boicottare i film straight to streaming come ha fatto Cannes: «Non ci penso nemmeno, il compito di un festival è difendere, promuovere, segnalare l’esistenza di film meritevoli. Il problema della distribuzione non mi riguarda, non ho competenze e e sarebbe da parte mia un’attività indebita».
Insomma, voi da che parte state?
Fonte: Anec; Repubblica
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