A Venezia 76 è arrivato il ciclone Chiara Ferragni: la nota influencer, 32 anni e 17 milioni di follower al suo attivo, è sbarcata al Lido per la presentazione del documentario della regista Elisa Amoruso a lei dedicato, Chiara Ferragni – Unposted, presentato nella sezione Sconfini. Un ritratto intimo e privato, ma anche professionale, di colei che secondo Forbes è la prima influencer al mondo nel campo della moda e che ha rivoluzionato la comunicazione social col suo stile inconfondibile (la sua azienda, The Blonde Salad, è stato un case Study alla Business School di Harvard). Il film arriverà in sala con Rai Cinema come evento di tre giorni il 17, 18 e 19 settembre, in un numero di sale che si preannuncia massiccio a dir poco massiccio, mentre in America sarà disponibile su Amazon Prime Video.
«All’inizio ero molto spaventata nel lasciare che la mia storia venisse raccontata da un’altra persona – ha esordito la Ferragni raccontandosi alla stampa riunita in una piccola sala dell’Hotel Excelsior -, Era strano per me affidare questo potere a qualcun altro, perché fin da quando ho 16 anni sono stata abituata a raccontarmi da sola attraverso i miei canali social e ancora oggi sono un libro aperto. Pensavo che il mio modo di mostrarmi fosse nato nell’adolescenza, invece grazie a questo film ho scoperto che risale all’infanzia, grazie a mia mamma che mi registrava nei filmini di famiglia facendomi sentire speciale e dandomi molta fiducia in me stessa. Le sono eternamente grata per questo. Scoprire di essere al Festival di Venezia, invece, è stato una grossa sorpresa, non ci credevo. Ero coi miei amici, abbiamo brindato, è stato meraviglioso».
A chi le dice che lei e il suo film sono senza ombra di dubbio l’evento della Mostra di quest’anno, la Ferragni, reduce dalla nascita del figlio Leone nel 2018, risponde: «Non posso essere paragonata ai divi di Hollywood, è proprio un’altra storia, io da ragazzina ritagliavo le foto di Leonardo DiCaprio dai giornali. Ma mi fa piacere che ci sia curiosità intorno a quello che ho fatto e al mio lavoro, che non è solo postare selfie e di cui questo doc è una specie di tutorial a 360°. Per il mio lavoro è importante avere partnership con i brand e la selezione dei marchi con cui lavorare è per me e il mio staff un aspetto fondamentale, ma indubbiamente anche la mia vita privata è comunque parte delle mie giornate, di quella che sono, e spero che questo documentario ispiri tante persone che hanno sogni completamente diversi dai miei a credere nei propri. Riguardo le cause sociali m’interessa sostenere della campagne cui tengo molto da vicino, come quella del cyberbullismo, che ho vissuto anch’io sulla mia pelle e può far male a tante persone».
Del documentario si parla anche della possibilità, caldeggiata dal marito dell’influencer, il rapper Fedez, che i due possano prendersi un anno sabbatico (non sono ammesse, invece, le domande sull’ex fidanzato Riccardo Pozzoli e sue società della Ferragni). «Credo sia qualcosa che appartiene più a lui, io di mio sono una persona che si ricarica abbastanza in fretta, mentre lui è più tenebroso e in certi momenti si lascia andare a reazioni più esagerate. Ma in ogni caso ognuno di noi è il più grande fan del lavoro dell’altro. Personalmente leggo ogni giorno i commenti delle mie stories, i sondaggi che faccio, e mi cibo molto di questa energia, che mi ha sempre fatto andare avanti anche quando nessuno credeva in me e sentivo dire che di lì a pochi mesi nessuno avrebbe più sentito parlare di Chiara Ferragni. Quando ho bisogno di stare da sola lo faccio, mi basta anche una giornata con niente social o con meno social. Ma magari in futuro ne sentirò il bisogno, mai dire mai».
«Dalla presenza costante di Chiara alle Fashion Week ai voli che deve prendere, il film nasce dalla volontà di raccontare la sua vita al lavoro – afferma invece la regista -, Anche nei miei film precedenti, come Fuoristrada o Strane straniere, raccontavo delle donne che nonostante un pregiudizio, o perché omosessuali o perché straniere, ce l’hanno comunque fatta. Volevo svelare la persona al di là del personaggio e Chiara non si è mai risparmiata, rispondendo a tutte le domande. Nel montaggio abbiamo poi scelto insieme le parti più emotive e interessanti. Un aspetto che mi ha colpito è che tutte le persone che lavorano intorno a Chiara hanno un ruolo preciso, mi impressionato molto la loro efficienza, senza la quale dopotutto non avrebbero raggiunto i risultati straordinari che hanno ottenuto».
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