Johnny Depp è l’ultima star a sbarcare in Concorso alla Mostra del cinema di Venezia, con tanto di fan al seguito pronte ad affrontare il crollo delle temperature e la pioggia battente al Lido e a barricarsi, già da ieri sera, ad aspettarlo davanti al red carpet. Il divo americano torna in Laguna per il film di Ciro Guerra Waiting for the Barbarians, adattamento dell’omonimo romanzo del premio Nobel sudafricano J.M. Coetzee, pubblicato nel 1980 e che il regista colombiano ha portato sul grande schermo affidandosi alle interpretazioni del premio Oscar Mark Rylance (il Magistrato che arriverà ad osteggiare il suo regime), dello stesso Depp (il colonnello Joll) e di Robert Pattinson, assente alla Mostra (il suo sodale Mandel). La storia è ambientata nell’avamposto di frontiera collocato ai margini di un impero privo di collocazioni spazio-temporali ben precise (siamo dalle parti delle colonie inglesi mediorientali).
Vestito interamente di blu, l’aria rilassata e gli orecchini di diamante in bella vista, Depp ha modo di parlare, non senza un po’ di emozione e orgoglio paterni, della figlia Lily-Rose, passata nei giorni scorsi a Venezia fuori concorso con The King: «Quand’era più piccola veniva spesso a Venezia con me e adesso è una vera gioia vedere questa giovane donna che si mostra con dignità, grazie alle scelte che ha compiuto. Avrebbe potuto fare film dove si guadagna molto, ma non è da lei. Ha iniziato con un film con Natalie Portman e poi ha fatto due o tre film francesi. Sono molto orgoglioso di lei, è la mia bambina. Lei e mio figlio sono i miei dei».
«Ritengo che nessuna delle persone che definiamo “cattive” si svegli la mattina, si lavi, si rada proponendosi di essere il più meschino e crudele possibile – ha invece aggiunto Depp a proposito del suo personaggio -, E anche in questo caso ho avuto la sensazione che ci fosse molto di più all’interno Colonnello Joll, quindi ho cercato di pensare al percorso che lo aveva portato al punto in cui lo troviamo, a prescindere da quella che era stata la sua strada. Mi sono chiesto: è un uomo senza emozioni o cela un bambino spezzato? L’idea degli occhiali deriva proprio dalla natura del Colonnello: vuole nascondersi e non mostrare mai ciò che prova. La loro forma vuole essere minacciosa e terrificante, innervosire le persone».
Queste le impressioni del regista Ciro Guerra sul progetto: «Il libro è una affascinante allegoria di ciò che il potere arriva a fare per mantenere il controllo e di quanto sia difficile ribellarsi a determinati meccanismi. Inizialmente ci sembrava una metafora per un momento storico lontano dal presente ma, durante le riprese, questa sensazione è cambiata e adesso non ci ho dubbi sul fatto che sia un racconto che calza perfettamente con il periodo in cui stiamo vivendo. Abbiamo scelto di modificare il finale. Chiaramente il 2019 è molto diverso dal 1980, ma non è possibile determinare per i barbari una funzione precisa. Il testo di partenza andava senz’altro tradito».
Mark Rylance, dal canto suo, ha avuto modo di esprimersi sul presunto immobilismo del suo personaggio, schiacciato da qualcosa di molto più grande di lui: «Credo che compia diverse azioni, gesti che farei anche io, quando si accorge di essere parte di una nazione imperialista e crudele. Tenta di sfidare un’autorità che ritiene ingiusta e, di conseguenza, si trova vittima delle sue torture. Io e Johnny Depp interpretiamo due personaggi che sono le facce opposte della stessa medaglia del colonialismo: io rappresento il “salvatore” mentre lui il “torturatore”. Ma stiamo entrambi, a nostro modo, perseguitando le nostre vittime».
A proposito del suo legame con l’Italia (i film è prodotto da Andrea Iervolino e Monika Bacardi della Iervolino Entertainment) Depp dichiara in chiusura: «Lavorare con l’Italia è sempre un’esperienza incredibile, tutti parlano così bene l’italiano, si mangia bene, io bevo un goccio ogni tanto. Perché ridete? Seriamente, è un sogno arrivare a Venezia e farlo con un film così. Trovarmi a questo tavolo è una grande onore, sono stato fortunato, ma chissà se mi hanno tagliato! Il film io lo vedrò stasera».
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