Festival di Venezia 2019: Meryl Streep e Gary Oldman su Panama Papers: "Magari ci arrivassero sempre dei copioni così"
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Festival di Venezia 2019: Meryl Streep e Gary Oldman su Panama Papers: “Magari ci arrivassero sempre dei copioni così”

I due iconici attori hanno parlato del loro forte coinvolgimento nel film di Steven Soderbergh, presentato oggi in concorso al Festival di Venezia

Festival di Venezia 2019: Meryl Streep e Gary Oldman su Panama Papers: “Magari ci arrivassero sempre dei copioni così”

I due iconici attori hanno parlato del loro forte coinvolgimento nel film di Steven Soderbergh, presentato oggi in concorso al Festival di Venezia

Il titolo originale del film di Steven Soderbergh presentato oggi in concorso al Festival di Venezia è The Laundromat, ovvero lavanderia a gettoni, in italiano invece verrà lanciato da Netflix col titolo Panama Papers, ovvero il nome dello scandalo scoppiato nel 2015, quando venne diffuso un fascicolo riservato con milioni di documenti confidenziali creato dalla Mossack Fonseca, uno studio legale panamense che aiutava i suoi ricchi clienti a eludere il fisco.
Meryl Streep e Gary Oldman, sono due dei protagonisti del film insieme ad Antonio Banderas. Arrivano alla conferenza stampa riservata per la stampa italiana vestiti in modo elegante, ma sobrio. Sin dalle prime battute si crea un’atmosfera piacevole e rilassata, frutto della professionalità, dell’umanità e della passione per il mestiere di questi due grandissimi attori.
Per Oldman parte subito la domanda legata alla saga che insieme a Batman l’ha reso famoso anche al grande pubblico, Harry Potter.
Tornerebbe a lavorare in Harry Potter?
Gary Oldman:
«Mi chiedono spesso se mi piacerebbe tornare a lavorare per la saga e chissà, magari si scoprirebbe che dietro la maschera c’è Batman… (ride), ma direi che la storia con Harry Potter, che è stata una grande esperienza, è conclusa».
Come vi siete approcciati a questo film, affatto semplice?
G.O.: «Io ho letto davvero bene lo script, dove erano specificate non solo le battute, ma anche le posizioni nello spazio, gli abiti di scena e gli oggetti da maneggiare e, dopo aver memorizzato bene tutto, mi sono sentito subito a mio agio».
Meryl Streep: «Il grosso del mio lavoro è stato trasformare un testo messo in forma di lettera in un discorso parlato nel mio monologo finale. Abbiamo ripetuto quella scena molte volte, perché io non volevo si perdesse neppure una parola di quel discorso. L’ho sentito coem un dovere nei confronti di tutti quelli che hanno erpso la vita, investigando sui Panama Papers».
Non è la prima volta che gli Stati Uniti sono coinvolti in una bolla speculativa. Cosa fa sì che accadano così spesso episodi di questo genere?
M.S:
: «Questo è uno scandalo che ha coinvolto i leader di cinque paesi — Islanda, Arabia Saudita, Ucraina, Emirati Arabi e Argentina. Si tratta di una collusione globale. Tutti noi abbiamo soldi investiti in questa frode a nostra insaputa».  
Signora Streep, come ha costruito il personaggio della vedova che indaga sull’incidente occorso al marito in crociera e scopre poi un vaso di Pandora connesso ai Panama Papers?
M.S.
: «Il personaggio della vedova che interpreto è innanzitutto la somma di tanti personaggi che sono stati realmente vittime dei Panama Papers e mi ricorda molto mia madre. Una donna religiosa che è convinta di poter ottenere giustizia e quando scopre che non è così, fa di tutto per riattivare la giustizia. Non è comunque una mia creatura, Steven (Soderbergh, ndr) l’ha scritto in modo accurato È un film che empatizza con le persone umili».
Quanto conta il tema sociale nella scelta del ruolo?
G.O.
: «Ammesso di avere realmente un potere di scelta, perché – nonostante sia a un ottimo punto della mia carriera – le scelte dell’industria hanno sempre la priorità. Io nella mia carriera ho fatto la spia, il mago, il commissario, ma ruoli come questi ti aprono il cuore. Magari mi arrivassero sempre copioni così. Amo le sfide, perché mi aprono la mente e mi permettono di scoprire cose nuove. Per esempio, quando ho fatto Churchill – e vi faccio notare che non vi era mai successo prima di incontrare due primi ministri insieme (Oldman si riferisce a L’ultima ora e a The Iron Lady, ndr, ovviamente.Alla battuta,ridendo, si battono complici il cinque, ndr) -, sapevo che avrei dovuto lavorare sul corpo, sulla voce, sulla personalità… e che stavo camminando su una fune molto alta, perché se avessi fallito, mi sarei fatto molto male, ma non si può sempre muoversi nel terreno più sicuro, altrimenti finisce che ti addormenti».
M.S.: «Quando mi arriva un copione, mi chiedo sempre: è qualcosa che può essere utile o è dannoso? Ho solo una vita da vivere e ho avuto così tante opportunità di cui sono enormemente grata. Ma sin da quando ho avuto dei figli ho capito che tutto conta e sono grata quando ho la chance di poter dare il mio contributo. Noi solitamente facciamo affidamento sulle persone più passionali, che sono quelli che trascinano il gruppo, ma ciò non significa che ciascuno di noi non possa offrire il suo pezzettino».

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