Mick Jagger infiamma la chiusura di Venezia 76 presentando, fuori concorso, The Burnt Orange Heresy, il thriller dell’italiano Giuseppe Capotondi in cui interpreta un misterioso mercante d’arte di nome Cassidy (accanto a lui Claes Bang ed Elizabeth Debicki nei panni di una coppia d’innamorati dai risvolti torbidi). Il leggendario rocker britannico, frontman dei Rolling Stones, affiancato dal collega Donald Sutherland, anche lui nel cast del film, ha speso parole a sostegno delle centinaia di ragazzi che dall’alba hanno occupato il red carpet per spostare l’attenzione mediatica, nel giorno della premiazione della Mostra, sulle problematiche del riscaldamento globale e per far sentire la loro voce contro la presenza delle Grandi Navi a Venezia.
«Sono felice che i giovani protestino, sono loro che erediteranno il pianeta. Ci troviamo in una situazione molto difficile – ha detto Jagger -, negli Stati Uniti i controlli ambientali che avrebbero potuto migliorare la situazione nei prossimi 10 anni sono stati ritirati o cancellati dall’attuale presidenza. Gli Usa dovrebbero essere i primi a fare un passo significativo in quel senso. Di questi tempi c’è molta polarizzazione, meno civiltà in politica in molti paesi, tra cui il mio. Tutta questa brutalità, queste menzogne e l’inciviltà diffusa dove ci condurranno?».
Gli ha fatto eco Sutherland: «Mick ha ragione. Le riforme durante l’amministrazione Obama erano appena sufficienti e sono state fatte fuori, come accadrà anche in Brasile e in Inghilterra. I giovani che protestano devono avere tutto il sostegno possibile e quando, come me, si arriva a 85 anni di età con figli e nipoti ci si accorge che non daremo loro alcuna eredità se non allontaniamo certe persone dai loro posti».
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