Festival di Venezia 2019, Monica Bellucci ricorda il film-scandalo Irréversible: «Oggi con due figlie non so se lo rifarei»
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Festival di Venezia 2019, Monica Bellucci ricorda il film-scandalo Irréversible: «Oggi con due figlie non so se lo rifarei»

La diva italiana è tornata a Venezia per accompagnare la presentazione del nuovo montaggio del film-shock di Gaspar Noé che fece scalpore a Cannes nel 2002, tra entusiasmo e sgomento

Festival di Venezia 2019, Monica Bellucci ricorda il film-scandalo Irréversible: «Oggi con due figlie non so se lo rifarei»

La diva italiana è tornata a Venezia per accompagnare la presentazione del nuovo montaggio del film-shock di Gaspar Noé che fece scalpore a Cannes nel 2002, tra entusiasmo e sgomento

Tra le proiezioni speciali di Venezia 76 ha trovato posto anche Irréversible – Invérsion integrale, il nuovo montaggio del film scandalo che il regista argentino Gaspar Noé, trapiantato in Francia, realizzò nel 2002 guadagnandosi la fama dura a morire di autore scandaloso. I protagonisti, che all’epoca facevano coppia anche nella vita, erano Monica BellucciVincent Cassel, che si prestarono senza alcuna remora all’occhio feroce e controverso dell’autore vestendo i panni dei fidanzati Alex e Marcus. 

Il marchio di fabbrica dell’opera originale, divenuta celebre per la sequenza dello stupro ai danni della Bellucci nel tunnel della metropolitana (macchina fisa al suolo e ben dodici minuti di durata: furono in tanti a chiedere la testa del regista), era la narrazione che procedeva al contrario, muovendosi a ritroso a partire dalla fine. Il rinnovato straight cut di Noé, a Venezia in prima mondiale e presto in Francia in edizione home video, provvede invece a rimontare Irréversible in ordine cronologico, come testimonia il gioco di parole del titolo francese. Il risultato amplifica così la progressione del racconto e l’evoluzione delle controversie della storia, conducendo lo spettatore verso l’epilogo attraverso un imbuto di violenza verticale e senza ritorno.

Ad accompagnare la nuova versione di Irréversible alla Mostra ci ha pensato, oltre a Noé e a Cassel, Monica Bellucci, che ha ripensato al film che fece diciassette anni fa: «Questo nuovo montaggio, ancora più forte del precedente, mette ancora più in evidenza il contrasto tra la bellezza e violenza – esordisce l’attrice dialogando con la stampa italiana raccolta in una sala dell’Hotel Excelsior -, E’ chiaro che ripensando al film ci troviamo a parlare di temi molto polemici, ma siamo anche in un momento in cui questi argomenti vanno affrontati, perché la brutalità di questi tempi può toccare chiunque. Vedo le nuove generazioni, e trovo che siano più preparati di quanto fossimo noi nell’affrontare certi aspetti. Non è questione di fare la guerra, ma di discutere argomenti che possano migliorare il rapporto uomo-donna. Il film è molto violento, ma racconta anche i sentimenti. Parla di intimità, armonia, complicità, cui si affiancano la mostruosità dell’essere umano e un crimine terribile come l’abuso sessuale». 

«Ho fatto questo film molto tempo fa e la grande differenza è che adesso ho due figlie, quindi non so se oggi lo rifarei – continua la Bellucci riferendosi a Deva e Leonie, entrambe avute proprio da Cassel – Oggigiorno, quando mi chiedono di fare un film, penso molto a come le mie figlie possano reagire quando vanno a scuola, perché non voglio metterle in difficoltà. Non sei più da sola, quando diventi genitore, non ti esponi solo per te stessa ma anche per loro. Come tutte le madri auguro anche alle mie figlie un mondo migliore, dove si possa discutere e ci sia meno paura a esprimersi. I temi che il film tratta vanno presi con le pinze, ma per fortuna si sta formando un terreno di comunicazione che, malgrado le difficoltà, è sempre maggiore. E se Irréversible ci torna utile per parlare di tutto ciò ben venga».

Ripensando alla sua filmografia, la diva italiana sottolinea invece un particolare filo conduttore. «Guardando al passato mi accorgo di aver fatto spesso film come Irréversible, Maléna e La passione di Cristo in un cui c’è una donna in un gruppo di uomini e deve fare da guerra. Da giovane scegli i film di pancia, poi crescendo riguardi il puzzle delle tue scelte e ti fai un’idea. In Irréversible, che abbiamo girato in pochissimo tempo, ero totalmente protetta da un regista che conosceva bene il suo lavoro. La scena sotto al tunnel l’ho provata col mio partner più volte e il mio corpo era uno strumento a mia disposizione».

Le riprese, invece, a detta dell’attrice si svolsero come in una sorta di loop. «Quando le scene si rifanno così tante volte l’improvvisazione viene razionalizzata: non sono i registi a capire gli attori, ma viceversa. Girare per venti minuti di fila è una libertà che hai solo a teatro e che in questo film abbiamo avuto nell’arco di ben due mesi. Non credo che sia più successo in seguito a entrambi, né a me né a Vincent. Dovevo anche conoscere alla perfezione i miei movimenti per schivare i colpi, perché se li avessi presi in pieno sarei morta! Ci sono film come Arancia Meccanica e Festen che per la loro forza aprono dibattiti sociali, e Irréversible è stato uno di quelli».

«Come ha detto meravigliosamente Isabelle Huppert – conclude la Bellucci -, dentro ogni attrice ci sono tante fate che dormono e quando accetti un ruolo una di essa si risveglia. Non ho rimpianti, comunque. Non si può tornare indietro e le cadute sono necessarie perché celano sempre delle rinascite. Dopo ogni caduta c’è una rinascita, fino alla caduta finale. Credo che la vita sia essenzialmente questo».

Monica Bellucci a Venezia 76

Foto: Getty

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