Festival di Venezia 2019, Tutto il mio folle amore: l'avventuroso road movie sull'autismo di Gabriele Salvatores
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Festival di Venezia 2019, Tutto il mio folle amore: l’avventuroso road movie sull’autismo di Gabriele Salvatores

Il regista presenta Fuori Concorso alla Mostra il suo ultimo film, basato sul viaggio di un padre e un figlio autistico e tratto dal romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas. Nel cast Valeria Golino, Claudio Santamaria e Diego Abatantuono

Festival di Venezia 2019, Tutto il mio folle amore: l’avventuroso road movie sull’autismo di Gabriele Salvatores

Il regista presenta Fuori Concorso alla Mostra il suo ultimo film, basato sul viaggio di un padre e un figlio autistico e tratto dal romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas. Nel cast Valeria Golino, Claudio Santamaria e Diego Abatantuono

Tutto il mio folle amore

Per il suo nuovo film, Tutto il mio folle amore, Fuori Concorso a Venezia 76 e nelle sale dal prossimo 24 ottobre, Gabriele Salvatores ha optato per il verso di una canzone di Domenico Modugno, Cosa sono le nuvole, scritta da Pier Paolo Pasolini. Willi, il cantante interpretato da Claudio Santamaria, si attribuisce dopotutto, non certo a caso, la definizione di “Modugno della Dalmazia”.

Al centro della storia c’è il suo viaggio col proprio figlio, sedicenne e autistico, di nome Vincent e interpretato dall’esordiente assoluto Giulio Pranno. Le loro perizie si muovono lungo i Balcani e l’ispirazione è fornita dal romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, basato a sua volta su una storia vera.

«Mi ha riportato sulla strada il bisogno di stare lì dove la vita scorre, ma anche il bisogno di sentirmi più giovane! – esordisce in conferenza stampa il regista, premio Oscar nel 1992 per Mediterraneo -, Un proverbio cinese dice: “Vai a cercarti l’acqua nei luoghi bassi, perché lì c’è la vera vita”. Io sono nato a Napoli e quando sono arrivato a Trieste ho pensato che quella città, in cui ho girato tre film, somigliasse molto a Napoli ed è anche il posto in cui andrei a vivere subito, a parte Milano in cui vivo attualmente e dove sto benisismo. I Balcani erano necessari per questo film, avevano bisogno di un confine reale e metaforico. In comune con la città in cui sono nato hanno una visione fatalista della vita. Ma non è importante la metà, bensì il viaggio, in cui si è aperti e vulnerabili. Si possono fare anche dei viaggi interiori, che sono meno faticosi ma non meno impegnativi».

Gabriele Salvatores e Valeria Golino a Venezia 76

«Non è un film sull’autismo, anche se è una delle caratteristiche del ragazzo – aggiunge Valeria Golino, che veste i panni di Elena, madre del protagonista -, ma abbiamo un padre e un figlio che s’incontrano, si scontrano, si riconoscono, si rieducano a vicenda, si migliorano. Non è detto che due persone riescano a migliorarsi, anche con tutto il bene del mondo, ma nel film di Gabriele accade. Rain Man, che ho interpretato trent’anni fa, un momento in cui non si parlava affatto dell’autismo a differenza di oggi, e Tutto il mio folle amore, più contemporaneo del film di Barry Levinson, sono comunque due prodotti gioiosi, in entrambi si respira il piacere della narrativa».

«In Rain Man c’era il fascino dell’autismo, mentre qui abbiamo un folle amore che non riesce ad esprimersi appieno – aggiunge Claudio Santamaria, affiancato nel cast anche da Diego Abatantuono, purtroppo assente a Venezia -, Il lavoro è stato interessante ed è stato bello anche sorprendersi, grazie a una grande libertà espressiva. Abbiamo capito che dovevamo essere spiazzati in ogni momento, non solo dal viaggio ma anche da ciò che ci risuonava dentro. Ho seguito Giulio nelle sue improvvisazioni, in ciò che il suo personaggio aveva bisogno di esplorare. Il mio personaggio nel film impara a essere padre, risanando quella ferita che l’ha fatto fuggire molti anni prima. Magari, ho immaginato io, perché a sua volta abbandonato in passato: un trauma che l’ha portato a chiudere lo scrigno del suo cuore che riapre solo adesso dopo 16 anni».

«Andrea Antonello, il vero protagonista della storia, è venuto più volte a trovarci sul set, ma non volevo imitarlo o farne una macchietta, bensì riprodurre la sua essenza magnetica – conclude il giovane Pranno -, Se entra in una stanza te ne accorgi subito, al di là delle stranezze, perché è una persona frizzante e briosa, con molto coraggio. Tutto ciò era già presente nella sceneggiatura e il rapporto che si è instaurato con Andrea nella vita vera mi ha aiutato molto a poterlo interpretare».

Claudio Santamaria a Venezia 76

Foto: Getty Images

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