Festival di Venezia 2020 Alessandro Gassmann in Non odiare: «Non restiamo indifferenti al razzismo»
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Festival di Venezia 2020, Alessandro Gassmann in Non odiare: «Non restiamo indifferenti al razzismo»

L'attore alla Mostra di Venezia è il protagonista di Non odiare, il film di Mauro Mancini in concorso alla Settimana della Critica

Festival di Venezia 2020, Alessandro Gassmann in Non odiare: «Non restiamo indifferenti al razzismo»

L'attore alla Mostra di Venezia è il protagonista di Non odiare, il film di Mauro Mancini in concorso alla Settimana della Critica

«La madre di mio padre Vittorio era ebrea, due sue cugine furono deportate e uccise campi di concentramento. Mio padre aveva ricordi traumatici di quel periodo, non ne ha mai parlato. Mi interessava affrontare al cinema il tema dell’intolleranza, in un momento in cui stanno riaffiorando gli odi razziali: basta guardare cosa succede negli Stati Uniti, nel momento più buio della loro storia recente». Così al Festival di Venezia 2020 Alessandro Gassmann parla di Non odiare, il film di Mauro Mancini, in concorso alla Settimana della Critica, nel quale interpreta Simone Segre, un chirurgo ebreo che sceglie di non soccorrere un uomo ferito perché si accorge che ha una svastica nazista tatuata sul petto. L’uomo muore lasciando tre figli, Marica (Sara Serraiocco), l’adolescente Marcello (Luka Zunic), neonazista come il padre, e il piccolo Paolo. Preda del senso di colpa, Simone entrerà nella loro vita senza rivelare il suo legame col padre, scoprendo le conseguenze del razzismo e confrontandosi anche col passato doloroso della sua famiglia.

Non odiare, ispirato a una vicenda di cronaca avvenuta in Germania, esce al cinema il 10 settembre«È un film sulle contraddizioni umane», spiega il regista. «In questa storia tutti sono sia vittima che carnefice, tutti odiano e vengano odiati. Spero che, vendendolo, gli spettatori si pongano delle domande sull’intolleranza e non siano più indifferenti quando incrociano un episodio di razzismo».

E una domanda spinosa riguardo il suo personaggio se l’è posta anche Alessandro Gassmann: «Mi sono chiesto cosa avrei fatto io nei suoi panni: salvare o meno un uomo che crede giusto abbattere, o addirittura uccidere, le minoranze? Io l’avrei salvato. Da giovane sono stato un irrequieto, anche una persona aggressiva rispetto a chi mi faceva una prepotenza. Ora non lo sono più. Ci sono arrivato con la lettura, con il cinema. Chi la pensa in modo diverso da noi non deve essere considerato un nemico da abbattere ma un avversario con cui dialogare per capire dove nascono le sue idee. Solo così potremmo cercare una soluzione». Anche l’Italia purtroppo, dice l’attore, è piena di odio: «Gli haters sono presenti nella nostra società come in tutte. Non vanno sottovalutati perché chi insulta e minaccia dietro un computer o un telefonino scatena reazioni molto pericolose».

Da sinistra Sabrina Knaflitz, Alessandro Gassmann, il regista Mauro Mancini, Sara Serraiocco e Luka Zunic (@ Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Sara Serraiocco, nel ruolo di Marica, rappresenta il punto di congiunzione tra due mondi inconciliabili: «È un personaggio apparentemente fragile, ma che dimostra una grande forza interiore», spiega l’attrice. «Entra in conflitto con la famiglia e a diciotto anni decide di trasferirsi in un’altra città, ma poi torna per prendersi cura dei suoi fratelli. Per loro, è una sorta di sorella-madre». Il giovane esordiente Luka Zunic aveva forse il ruolo più difficile: interpretare un giovane neonazista, lontanissimo dalla sua realtà. «Per prepararmi, mi sono rasato i capelli già due mesi prima delle riprese», racconta. «Prima del set non sapevo nemmeno cosa fosse il neonazismo, io e i miei amici non ci siamo mai interessati alla politica. Ma dopo aver girato il film ho cominciato ad accorgermi che il fenomeno esiste».

Per tutto il cast, essere a Venezia in presenza, seppur celati dalle mascherine, è un punto di ripartenza importante: «È un festival della sopravvivenza che andava fatto», afferma Gassmann. «L’indotto cinema conta ben 200.000 persone che hanno bisogno di lavorare e si sono trovate in grande difficoltà. Spero solo che il cinema non soffra ancora troppo nei prossimi mesi».

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